Nella ribollente Torino pre-estiva di queste settimane mi scopro a riordinare spesso agenda e calendario sui quali si incrociano e moltiplicano appunti su mostre viste, incontri fatti e eventi programmati. Cerchiata in rosso e ben in evidenza è la data del 18 giugno p.v. che segna la chiusura di una mostra che solo mostra non è.
ART FOR EXECELLENCE è il titolo del progetto organizzato da Sabrina Sottile, comprensivo della mostra curata da Carlotta Canton, che vede protagoniste 21 realtà aziendali piemontesi che si distinguono per una produzione di eccellenza a cui – eureka – sono stati affiancati altrettanti artisti chiamati a realizzare attraverso i loro specifici linguaggi espressivi un’opera in grado di esprimere visione e contenuto dell’azienda abbinata.
Il progetto, aperto al pubblico dallo scorso 5 giugno, è ospitato presso le splendide sale dell’ottocentesco Palazzo Marenco realizzato dall’architetto Carlo Ceppi nel cuore di Torino. E come spesso accade in tema di mostre, è opportuno tornare, darsi il tempo di osservare e di riflettere sulle risposte (nonché sulle domande) di senso che impongono gli artisti per mezzo delle loro opere.
Mi ritrovo quindi a distanza di più di una settimana dall’inaugurazione a rileggere le immagini di una affollatissima apertura asciugandole dalle necessarie e inevitabili appendici, per ricollocarle nella giusta dialettica che il progetto prevede: azienda-opera d’arte. È l’archetipo primo del sistema di produzione artistica: La Committenza; è quella necessaria struttura di pensiero che sostanzia l’efficacia dell’opera sovvenzionata dal privato committente e finalizzata alla produzione di un’idea, ovvero del valore più nobile condivisibile dall’essere umano.
Dalla nascita dell’arte occidentale commissionata da privati e capitoli ecclesiastici, l’Arte si nutre di confronto con il messaggio ultimo da traslare, e il progetto ART FOR EXECELLENCE ha consentito a imprenditori e artisti di incontrarsi, conoscersi, capirsi, tradursi nei rispettivi codici per generare processi di significato in cui si compie il messaggio dell’Opera d’Arte.
Il Piemonte possiede un patrimonio di cultura produttiva di enorme valore e le aziende scelte da Sabrina Sottile in collaborazione con la Camera di Commercio di Torino testimoniano la portata di tali realtà. Io mi soffermo qui su uno dei binomi concepiti che personalmente ritengo meritorio di approfondimento e riflessione, ovvero Oscalito-Luisa Valentini.
Quando attraverso il racconto prodigo e fiero della responsabile marketing di Oscalito, Alessandra Suppini, sono venuta a conoscenza della quasi ottantennale storia dell’azienda leader nella maglieria intima, una delle pochissime imprese al mondo che producono i capi interamente nella propria sede, utilizzando filati di altissima qualità, mi sono ovviamente chiesta come fosse possibile che non avessi ancora mai indossato un loro capo, eppure a Torino vivo da ben quattro anni!
E allora la genetica vocazione alla ricerca della Storica dell’Arte (e in questo caso la declinazione al femminile del mio mestiere ben si addice al particolare tipo di studio qui condotto) volta a saggiare, approfo
ndire e capire quale sia stata la dialettica intercorsa fra l’azienda e l’artista, è inevitabilmente passata dall’esperienza: sottogiacca indossato = qualità testata. E l’esperienza si è tradotta in un’osservazione aperta che frattanto introietta la storia di un’azienda che nasce a Torino nel 1936 quando la città era solidamente vocata alla moda e all’industria tessile, iniziando la sua produzione di intimo e lingerie con il massimo della cura nelle lavorazioni – molte delle quali eseguite a mano, compresi pizzi e ricami.
Pregiate fibre naturali e mischie raffinate, di origine antichissima o frutto di accurate ricerche, sempre lavorate nel totale rispetto dell’ambiente coniugando la ricerca estetica, la scelta delle fibre, la cura dei dettagli, la lavorazione artigianale con un innovativo sistema RFID che garantisce la completa tracciabilità di ogni singolo prodotto e di ogni fase del processo creativo.
E l’Arte? L’Arte arriva a concretare questa storia, secondo quell’antico e pur futuribile auspicio di relazione che da sempre intercorre fra produzione di opere e idee, con l’abito-scultura Ali realizzato dall’artista torinese Luisa Valentini circumnavigabile con lo sguardo e con il tatto, o meglio, con la percezione del medesimo senso in potenza, che conferisce a quell’istintiva aspirazione al tocco protesa all’ossatura dell’opera – un cono femminino sorretto da una trama in ferro puntellata dai merletti delle manifatture Oscalito – la sostanza eterea dell’Arte, l’intoccabilità dell’oggetto che si sublima nell’idea, nel sentimento sotteso alla creazione.
Ali non si libra in volo, semmai si radica nella sapiente alchimia della trasformazione e si veste del tessuto tubolare in seta prodotto dalla conoscenza artigiana dell’azienda torinese esemplarmente condotta dalla famiglia Casalini con la quale Luisa Valentini ha tessuto un dialogo, un meditato confronto lungo la traiettoria della progettazione.
ART FOR EXECELLENCE chiuderà il prossimo 18 giugno; ancora venti aziende e venti artisti da scoprire, ancora nuove dinamiche espressive frutto di scambio fra impresa e cultura da esplorare.
Marzia Capannolo