All’Italian Digital Day la bellezza dell’arte ha incontrato il fascino della tecnologia.
Cosa hanno in Comune e cosa differenzia la macchina ‘Programma 101’, il primo vero personal computer al mondo ideato negli anni ’60 del secolo scorso da tre tecnici della Olivetti, con quindici anni di anticipo sul ben più famoso sognatore tecnologico americano Steve Jobs e la macchina del caffè ‘spaziale’, che ha permesso alla nostra astronauta Samantha Cristoforetti di sorseggiare il suo espresso anche in assenza di gravità? Entrambe sono invenzioni tutte italiane che facevano bella mostra di sé sabato 21 novembre sul palco del primo Italian Digital Day, workshop dedicato ai Digital Champions nazionali, volontari a sostegno della digitalizzazione del Paese, capitanati da Riccardo Luna, mattatore della giornata svoltasi all’interno della Galleria Grande della Reggia di Venaria Reale.
Ma la prima, l’invenzione più anziana delle due, rappresenta un’occasione perduta per l’Italia, come già era accaduto per il telefono di Meucci, in base a quella specie di maledizione che vede il genio italico tra i più produttivi di idee innovative sul pianeta, ma tra i meno capaci infine a raccoglierne i frutti in termini economici e di sviluppo, per via di un brodo di coltura del talento spesso non all’altezza della genialità nostrana.
La macchina del caffè ‘spaziale’ targata col tricolore, rappresenta al contrario una recente scommessa vinta in tal senso, uno dei tanti stimoli che i Digital Champions hanno inteso trasmettere affinché, nel medio termine, gli italiani possano costruire «il futuro come ci piace», è stato il leit motif di una giornata che ha esaltato tutti gli aspetti di una grande occasione da non perdere «perché l’Italia sia nient’altro che sé stessa, trasformando l’italica genialità tradizionale in genialità digitale». Così ha chiosato il Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, giunto da Roma per l’occasione a sottolineare l’importanza della sfida digitale, che il Governo ha trasformato in vera e propria strategia per i prossimi anni, nell’ottica di far compiere al Paese un grande salto di qualità nell’ordine della semplificazione ed efficientamento della macchina amministrativa e della competitività in tutti i settori.
Nelle intenzioni di chi crede in questo mastodontico progetto, ci si appresterebbe, in tutti gli ambiti del vivere civile, ad una autentica rivoluzione senza precedenti da cavalcare, tuttavia non senza sacrifici e prezzi da pagare. «Stiamo traducendo il mondo in una nuova lingua» ha affermato lo scrittore Alessandro Baricco, voce originale da umanista in mezzo ad una marea di interventi, nella kermesse, incentrati piuttosto sul punto di vista tecnologico. «Una nuova lingua è in grado di scalare i blocchi precostituiti e cambiare il mondo -ha aggiunto-. Possiamo scegliere se essere protagonisti o subire questa rivoluzione, ma è un’operazione da compiere con saggezza, senza dimenticare che si tratta di un terremoto politico in grado di mutare gli equilibri sociali e che può tradursi in un movimento violento. Basta pensare –ha concluso– che l’innovazione tecnologica semplifica la vita di molti ma implica la perdita del posto di lavoro per altri».
Per evitare rischi è perciò importante la creazione di un ecosistema digitale equilibrato e condiviso. In questa direzione vorrebbero andare, almeno nelle intenzioni, le grandi novità digitali presentate all’interno del monumento sabaudo, che per un giorno è diventato l’anello di congiunzione tra il passato e il futuro, tra la bellezza dell’arte e il fascino della tecnologia.
Il programma ‘Italia Login’, ad esempio, promette di portare a compimento la cosiddetta “cittadinanza digitale”, creando un punto di tangenza tra la vita reale e l’avatar digitale di ognuno. Presto in arrivo la carta di identità 2.0, che sotto l’acronimo “SPID” gestirà una serie indeterminata di servizi sostenuta da altissimi livelli di sicurezza. Entro il 2020 è prevista la rete internet ultraveloce per tutti attraverso la banda ultralarga, definita dai champions «l’invenzione che abilita le invenzioni, in grado di costruire le autostrade digitali del futuro». Si parlerà sempre più di semplificazione digitale per una maggiore trasparenza e di cultura digitale per superare il problematico “digital divide”, in una corsa non all’egualitarismo, bensì all’uguaglianza, che consenta cioè a tutti di avere pari opportunità di partenza dal punto di vista tecnologico, attraverso l’implementazione dei diritti della rete e delle competenze digitali.
«In Italia infatti, ancora quattro cittadini su dieci non usano Internet» ha dichiarato il direttore generale della Rai Antonio Campo Dall’Orto, che ha annunciato un’operazione di alfabetizzazione digitale sulla falsariga del “Non è mai troppo tardi” televisivo degli albori della tv pubblica di servizio in bianco e nero. La cybertecnologia ci aiuterà a difenderci dal terrorismo, senza rinunciare alla nostra libertà ed umanità e nella lotta all’evasione fiscale. E favorirà la competitività delle imprese nazionali.“Opencantiere” vigilerà digitalmente sulla trasparenza e la realizzazione a regola d’arte delle opere pubbliche, attraverso la possibilità di fare segnalazioni. Ma volete mettere il fascino del pensionato, citato dallo stesso presidente Renzi, che andava a controllare come è stata riparata la buca sulla strada, battendo il piedino per terra e scrollando l’indice in segno di disapprovazione? Riuscirà davvero la tecnologia a ricordarci che siamo «un grande Paese» come vorrebbe il premier? L’appuntamento per scoprire se la maxioperazione funzionerà è previsto fra due anni, sempre alla Reggia. Per allora il monumento sprizzerà ancora la bellezza dei secoli, la speranza è che il livello digitale italiano non sia invece rimasto lo stesso del passato e che su quel palco ci siano tanti grandi esempi di genialità italica come la Programma 101, belli da vedere, funzionali e semplici da usare, ma questa volta anche in grado di creare sviluppo ed occupazione come la più recente “caffettiera spaziale”.
Barbara Virga