Lode a Palazzo Madama che sorprende, osa e  conferma una giusta attenzione per le arti applicate del XX secolo presentando dal 6 maggio al 12 settembre in Sala Atelier una mostra sull’arte orafa e in particolare sulla personalità artistica e umana di Ada Minola (1912-1993): poliedrica scultrice, orafa, imprenditrice, gallerista, attiva a Torino nella seconda metà del ‘900. 
 

La mostra è frutto dell’acuta e paziente ricerca della curatrice, Paola Stroppiana. Articolata in cinque sezioni presenta per la prima volta al pubblico 120 gioielli che delineano i principali caratteri della produzione orafa di Ada Minola, focalizzandosi sulle diverse aree di influenza stilistica: dall’Art Nouveau al gioiello d’artista, dai confronti con le sculture di Giò Pomodoro e Lucio Fontana al periodo neo-barocco, dai dialoghi con le opere di Umberto Mastroianni alle influenze dell’universo estetico del geniale architetto Carlo Mollino. Ad arricchire l’esposizione anche un costante rimando a opere d’arte, disegni, libri, fotografie di repertorio che consentono una puntuale contestualizzazione storica e critica degli oggetti in mostra.

Vivace protagonista della borghesia torinese, che nel secondo dopoguerra si apre alle novità culturali di respiro internazionale, Ada Minola vive un periodo felice d’incontri che segneranno profondamente la sua ricerca artistica. Amica di Mollino, al quale commissiona gli arredi dell’abitazione di famiglia nel 1944, frequenta gli artisti Lucio Fontana, Giò Pomodoro, Umberto Mastroianni e, alla fine degli anni ’50, conosce l’affermato critico d’arte francese Michel Tapié, con il quale instaura una fruttuosa collaborazione e una solida amicizia. Tapié chiamerà Ada a dirigere l’International Center of Aesthetic Research da lui fondato a Torino nel 1960.

In particolare, in mostra sono proposti interessanti confronti con due bracciali disegnati dall’artista Afro e alcuni disegni – matita e china su carta – di Giò Pomodoro, del quale è presente anche la scultura in bronzo dorato intitolata Folla del 1962 già in collezione Minola. Le sculture in bronzo dorato di Umberto Mastroianni, amico di famiglia, costituiscono il riferimento stilistico per orecchini e pendagli riferibili alla sua produzione degli anni Settanta. Infine, eccezionale presenza in mostra, il tavolo disegnato espressamente per Ada da Carlo Mollino nel 1964. Realizzato dallo scultore Gianni Fenoglio, il tavolo sembra richiamare nelle pronunciate scanalature dell’intaglio ligneo alcuni tra i gioielli più elaborati in mostra.

Ada Minola

Alla curatrice abbiamo rivolto qualche domanda, appena prima che la mostra si riveli al pubblico.
Qual è stato l’aspetto più interessante di questo progetto di mostra? 
Il progetto su Ada Minola è un’occasione straordinaria di riscoperta di una figura d’artista di grande originalità, che riporta l’attenzione sulla creatività al femminile nella Torino sperimentale degli anni ’50, con l’avventura a Torino di Michel Tapié e l’International Center of Aesthetic Research fondato nella nostra città proprio dal critico francese. Ada fu direttrice del Center per quasi vent’anni (e fu amica di moltissimi artisti italiani e stranieri, Hoffman, Fontana, Mastroianni, Pomodoro), ma pochissimi ricordano la sua attività di artista come creatrice di raffinatissimi gioielli: in mostra ne saranno esposti ben 112 provenienti da diverse collezioni private. Piccoli capolavori dal forte carattere scultoreo realizzati con la tecnica della fusione in cera persa. Tra l’altro è assolutamente verosimile che molti torinesi, e non solo, scopriranno di avere ereditato un gioiello di Ada tra i beni di famiglia, poiché il successo della Minola come orafa fu grande presso i suoi contemporanei, come testimonia il grande numero di partecipazioni a mostre nazionali e internazionali e le recensioni entusiaste della critica del tempo.

Come è strutturato il percorso espositivo?
In assenza di datazioni certe (tutti i pezzi sono firmati ma solo due riportano incisa anche la data) si è cercato di enucleare delle sezioni tematiche che parlassero delle aree di influenza stilistica sull’opera di Ada, dall’Art Nouveau al gioiello d’artista, dai confronti con le sculture di Giò Pomodoro e Lucio Fontana al periodo neo-barocco, dai dialoghi con le opere di Mastroianni (in mostra due splendidi olii su piombo dalla collezione di Gian Enzo Sperone) alle influenze dell’universo estetico di Carlo Mollino. Al progetto hanno prontamente aderito, tra gli altri, prestatori prestigiosi come la Fondazione Afro (in prestito due splendidi bracciali degli anni ’60 realizzati su disegno del grande artista) e la Fondazione Archivio Pomodoro con tre disegni china su carta, che permettono al visitatore di scoprire inaspettati rimandi alla produzione artistica di questi grandi maestri, amici, nella vita, di Ada.  Il costante raffronto con opere d’arte, disegni, libri, fotografie di repertorio costituisce inoltre un prezioso elemento di contestualizzazione storica e critica della sua produzione.
Un pezzo imperdibile?
L’amicizia con Carlo Mollino, a cui i Minola affideranno il progetto d’interno e i mobili della casa di famiglia (ancora oggi oggetto di studio), è un entusiasmante capitolo della vita di Ada, che permette di portare in mostra elementi inediti di corrispondenza tra i due, disegni autografi (tra cui i bellissimi progetti per guanti per Ada), lettere, dediche… Certamente un pezzo straordinario è lo splendido tavolo scultura del 1964 disegnato da Mollino e intagliato dallo scultore Gianni Fenoglio, eccezionalmente prestato per la mostra.
Il tavolo presenta delle originalissime gambe che richiamano nella plissettatura del legno alcune soluzioni adottate da Ada nei suoi gioielli, in particolare in due splendidi anelli in oro esposti in stretto dialogo con esso, il che pensare ad un preciso rimando di Carlo alle opere dell’amica: questo è il motivo per cui si è scelto di esporlo sotto vetro, spogliandolo completamente della sua funzionalità, per rileggerne appieno le straordinarie proprietà scultoree.

Carlo Mollino Gianni Fenoglio tavolo 1964

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