Intervista al collezionista Andrea Accornero.
Il prossimo 11 ottobre, alla GAM – Galleria d’Arte Moderna di Torino, inaugura The Passion According to Carol Rama (La passione secondo Carol Rama), ultima tappa di una grande retrospettiva internazionale dedicata all’artista, già ospitata al MACBA di Barcellona, al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, all’EMMA di Espoo in Finlandia e all’IMMA di Dublino.
La mostra, visitabile fino al 5 febbraio 2017, a cura di Teresa Grandas e Paul B. Preciado per il MACBA di Barcellona, e realizzata in collaborazione con le altre quattro sedi espositive, raccoglie circa 200 opere che raccontano l’eccezionale ricerca artistica di Olga Carolina Rama, nota come Carol Rama (Torino, 1918-2015), che, in una dimensione eclettica e trasgressiva, attraversa tutto il Novecento.
La retrospettiva giunge ora alla GAM di Torino: nel museo in cui sono custodite in collezione alcune sue opere (come Nonna Carolina, 1936, Appassionata, 1940, Movimento e immobilità di Birnam, 1978, Seduzioni, 1985) e nella città dove l’artista ha sempre vissuto e lavorato, fino alla sua scomparsa avvenuta il 24 settembre 2015.
A Torino, nella casa-studio di via Napione (purtroppo oggi non accessibile a causa di motivi di eredità), Carol Rama ha vissuto, mangiato, dormito, lavorato, accolto gli amici, i collezionisti rendendola un prolungamento del suo fare arte. Qui ha accumulato nel tempo oggetti ed emozioni alla stregua di come faceva per le sue tele. La casa dell’artista è senza dubbio la sua grande opera d’arte. Carol Rama inizia a dipingere adolescente, come autodidatta, e la pittura diventa per lei una pratica continua, un filtro attraverso cui interpretare la quotidianità e allo stesso tempo un modo per metabolizzare la sofferenza (vive infatti episodi familiari dolorosi, come le cure psichiatriche della madre e il presunto suicidio del padre). “Dipingo per guarirmi” diceva l’artista.
Incontriamo oggi Andrea Accornero, collezionista e amico di Carol Rama, che ha frequentato l’artista ed è stato uno dei soci fondatori dell’Associazione Archivio Carol Rama.
Quando ha incontrato per la prima volta Carol Rama?
Ho conosciuto Carolina (n.d.r. Carol Rama) quando avevo 11 anni. Mi faceva anche un po’ paura. Me la ricordo come una donna molto dura…una nonna in fondo neanche così anziana, che tuttavia incuteva timore. La cosa che a noi bimbi in fondo piaceva però era la sua abitudine di dire molte parolacce…
Quando ha sentito l’impulso di iniziare a collezionare?
Sono figlio di un collezionista. Mio padre Guido mi ha sempre portato con sé nelle sue visite per musei, gallerie e studi d’artista. Sono nato e cresciuto con questa “passione familiare”.
Si dice che ogni collezione rispecchi il carattere del suo autore. È così anche per lei?
Direi di si. Inoltre penso che la collezione si modifichi e si evolva insieme agli artisti.
Anche l’opera di Carolina, che fa parte della mia collezione, è cambiata molto nel corso della sua (e mia) vita. Il suo percorso artistico è iniziato con gli oli della fine degli Anni Trenta e inizio degli Anni Quaranta, dalla simbologia fortemente erotica, per poi passare ad una realizzazione più astratta negli Anni Cinquanta, aderendo al MAC – Movimento d’Arte Concreta.
Successivamente ha vissuto il periodo dei Bricolage (come li aveva definiti il suo amico Edoardo Sanguineti, importante letterato ed intellettuale) ovvero composizioni di segni e macchie di colore alle quali aggiungeva occhi di vetro, denti, unghie, peli finti, pezzi di metallo, incollandoli sulla tela. Tornerà alla figurazione, passando dalle camere d’aria di bicicletta degli anni Settanta, a cui mi sento meno vicino, pur apprezzando tutta la sua produzione. Normalmente le “gomme”, dagli espliciti riferimenti erotici, sono le opere che i collezionisti preferiscono maggiormente. Io amo molto i suoi quadri, acquerelli e tecniche miste dell’inizio degli Anni Ottanta realizzati su carte geografiche, dai paesaggi onirici, quasi di matrice surrealista, ma dai tratti più raffinati. Questi rappresentano tutto l’universo di Carolina e risultano così più difficili alla comprensione, perché ricchi di spunti, significati differenti, come i quadri del Rinascimento.
Quali sono i primi artisti della sua collezione che le vengono in mente?
Sicuramente Carolina e poi direi Carlo Mollino. Sono 10 anni che impazzisco letteralmente per le sue opere fotografiche, in cui ritraeva le donne in “eleganti” posizioni erotiche. I due tra l’altro vivevano l’uno di fronte all’altra, erano molto amici, ma lei non sapeva che lui avesse una garçonnière proprio lì davanti.
Lei è uno dei soci fondatori dell’Associazione Archivio Carol Rama. Perché ha sentito il desiderio di attivare questo progetto?
Il progetto nasce nel 2010 quando Carolina era da poco sotto tutela e non aveva più mezzi di sostentamento, aveva due badanti fisse, doveva pagare l’affitto della casa. Si è deciso così, con altri amici, di aiutarla e anche di tutelare la sua opera. Grazie all’Archivio si sono curati i rapporti con nuovi interlocutori come la gallerista Isabella Bortolozzi di Berlino che (iniziando a rappresentare il lavoro di Carolina in Europa), grazie all’autorizzazione del giudice, è riuscita a vendere alcune sue opere, aiutandola così a sopravvivere. In quegli anni era piuttosto difficile vendere i suoi lavori, ma era necessario, dal momento che la famiglia non l’aiutava. Cristina Mundici, la Presidente del Comitato Scientifico dell’Archivio, e l’Avvocato Michele Carpano, il suo tutore, sono stati per Carolina dei veri amici: l’hanno aiutata a livello umano oltre che professionale e legale. Negli ultimi anni della sua vita Carolina sembrava stesse bene a livello fisico, ma non così tanto a livello mentale, necessitava di un supporto costante.
Cristina Mundici ha sempre avuto una serietà umana e professionale rare.
La verifica e l’archiviazione delle opere è condotta in maniera egregia: vengono autenticate solo in seguito ad un’attenta analisi di date e materiali. Si può dire che, essendo stata Carolina un’artista “di nicchia”, sono ancora pochi i falsi d’autore. Oggi che il mercato delle sue opere inizia a decollare, anche grazie alla diffusione internazionale del suo lavoro, è indispensabile avere un centro scientifico di riferimento, un’istituzione che possa dare risposte precise e fornire autentiche ai lavori, che, senza certificazione, non potrebbero neanche passare in asta.
Cristina Mundici, oltre a garantire il corretto svolgimento delle attività dell’archivio, che attesta l’autenticità dell’opera di Carolina, sta lavorando alacremente alla redazione del suo catalogo ragionato, grazie al sostegno della Fondazione Sardi per l’Arte, la stessa che ha finanziato l’edizione italiana (Silvana Editoriale) del catalogo della mostra The Passion According to Carol Rama, mostra che ha avuto la sua gestazione internazionale grazie ai contatti di Isabella Bortolozzi.
Oggi innumerevoli persone contattano l’Archivio per avere l’archiviazione di opere di Carol Rama, in questo modo vengono schedate e in parte già selezionate per la realizzazione del catalogo ragionato; si tratta di un impegno lungo e gravoso che durerà senza dubbio diversi anni. Consideriamo poi che in seguito al recente accordo con la gallerista Dominique Levy di New York, che rappresenterà l’artista negli Stati Uniti, si presenteranno sempre nuove occasioni di diffusione per il lavoro dell’artista.
Gli artisti contemporanei utilizzano spesso materiali naturali deteriorabili, come ha fatto Aldo Mondino, per esempio, o materie plastiche che, come nel caso di Piero Gilardi con i suoi Tappeti Natura, necessitano di continui interventi di restauro. Anche le opere di Carol Rama hanno richiesto nel tempo azioni di tipo conservativo?
Le opere più fragili di Carolina sono quelle realizzate con le gomme di bicicletta (il padre possedeva una fabbrica di biciclette). In effetti il materiale plastico con il tempo si inaridisce e si crepa. Sono opere che, realizzate negli anni Settanta hanno ora circa 40/45 anni e tendono a deteriorarsi. Per esempio il Museo del Novecento di Milano ha acquistato un cavalletto con una cascata di gomme ed è stato necessario un importante e meticoloso intervento di restauro.
Anche le carte di Carolina che ho in collezione sono state oggetto di lievi operazioni di restauro sia per quanto riguarda il supporto cartaceo sia per le cornici, dalla particolare fattura.
Non solo grazie ai prestiti dei collezionisti storici di Carol è stato possibile divulgare il lavoro dell’artista, ma anche grazie agli interventi di artisti che l’hanno improvvisamente scoperta.
Due sono gli artisti che ricordo, tra gli altri, in particolare sintonia con l’opera di Carol Rama, tanto da promuoverla: Roni Horn, (che ha conosciuto il lavoro di Carolina grazie a Marcella Beccaria, senior curator al Castello di Rivoli) e Dahn Vo che nel 2014 (allora artista della galleria Isabella Bortolozzi) ha voluto condividere con Carolina lo spazio che gli avevano proposto al Nottingham Contemporary, allestendo così una doppia personale di successo.
Il prossimo 11 ottobre, a distanza di circa un anno dalla scomparsa di Carol Rama, inaugura presso la Galleria d’Arte Moderna di Torino The Passion According to Carol Rama (La Passione secondo Carol Rama), ultima tappa di una grande retrospettiva internazionale dedicata all’artista. Immagino abbia già avuto modo di visitare la mostra in una delle sedi precedenti. Quali sono i suggerimenti che si sente di dare ad un eventuale visitatore affinchè possa fruire a pieno della mostra?
Al MACBA di Barcellona la mostra era allestita per aree tematiche e non secondo un percorso cronologico. Se anche alla GAM le opere si presentassero con un analogo allestimento sarà possibile per i visitatori, come è stato per me, apprezzare tutta la potenza che sprigionano i lavori di Carol Rama, giustapposti per temi una accanto all’altra. Quando si vedono tutte insieme cinque o sei opere con gli occhi che ti fissano, in quel momento ti senti addosso tutta la rabbia e la profondità che Carolina riversava nelle sue opere.
www.gamtorino.it
www.archiviocarolrama.org