L’ “arte demiurgica” di Wael Shawky a Torino, in Fondazione Merz e al Castello di Rivoli.
E’ l’ultima settimana – fino al 5 febbraio – per poter fruire, a Torino, dell’intrigante e raffinata opera dell’artista egiziano, di fama internazionale, Wael Shawky –Alessandria d’Egitto, 1971 – presentata in contemporanea alla Fondazione Merz, con un intervento site-specific, a cura di Abdellah Karroum e presso la Manica Lunga del Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea, con una mostra retrospettiva, a cura di Carolyn Christov Bakargiev e Marcella Beccaria.
Negli spazi della Fondazione Merz, colorati di blu e diventati, per l’occasione, lo sfondo di un paesaggio onirico, è di eccezionale impatto sinestetico l’allestimento dei tre maxi schermi, in mezzo a torri e dune di sabbia, che presentano la trilogia Al Araba Al Madfuna (2012 -2016).
Il titolo prende ispirazione dal nome di un villaggio egiziano, che l’artista ha visitato e di cui ha appreso le storie orali tramandate dai suoi abitanti. Si tratta di un’esperienza immersiva, che attraverso la reinterpretazione storico-letteraria del passato, invita ad una riflessione sulla realtà socio-politica del presente. Nei film di Shawky bambini dalla voce di adulti indossano la tradizionale galabeyya, turbante e baffi posticci e raccontano le parabole mitologiche dello scrittore egiziano Mohamed Mustagab.
I racconti scritti in versi, in lingua araba antica, riprendono anche questioni della nostra contemporaneità, nella dualità positivo-negativo delle immagini e nell’effetto surreale, visivo e sonoro, che caratterizza la composizione filmica. E’ un’analisi attenta ed esteticamente affascinante del rapporto tra metafisica e realtà, tra passato e presente interpretato dalla gestualità neutrale dei bambini.
Questo accattivante esito visivo e semantico si ritrova, in maniera analoga, nelle marionette di ceramica e vetro impiegate nella serie di film Cabaret Crusades, proiettati al Castello di Rivoli.
Ispirata a fonti medievali islamiche quali Usama Ibn Munqidh e Ibn al-Qalànisi – oltre a Le Crociate viste dagli Arabi (1983), dello storico libanese Amin Maalouf – la trilogia Cabaret Crusades (2010-2015) si sofferma sulle incursioni militari volute dalla Chiesa in Terra Santa.
Se da un lato le marionette incarnano l’idea di manipolazione che caratterizza la società politica e religiosa odierna, dall’altro i temi di guerra e di violenza da loro interpretate risultano edulcorati e catturano maggiormente la razionalità del pubblico. In Cabaret Crusades i testi sono tutti tratti in maniera accurata da documenti storici. Anche se dal punto di vista visivo, i dialoghi sono resi surreali: alcuni personaggi, infatti, hanno addirittura le sembianze di animali. Un invito intrigante a riflettere sulla presunta autenticità dei testi interpretati, eccezionalmente, dal punto di vista arabo.
L‘artista trasforma lo spazio della Manica Lunga, le cui pareti sono state anch’esse dipinte di blu (il colore di fondo dei disegni di Shawky) in un ambiente spettacolare e suggestivo, dai motivi orientali. Nel percorso espositivo si alternano altorilievi lignei, costruzioni scenografiche, una torre ed un minareto, al cui interno sono proiettate le prime due produzioni filmiche che compongono la trilogia (Cabaret Crusades: The Horror Show Files, 2010 e Cabaret Crusades: The Path to Cairo, 2012), e l’architettura di un giardino, geometricamente concepito alla maniera araba, con fiori, bonsai e le ventisei sculture, in vetro di Murano, impiegate nel terzo film Cabaret Crusades: The Secrets of Karbala (2015), che conclude l’esposizione.
Shawky si è servito per il primo film di antiche marionette provenienti dalla collezione Lupi di Torino e di marionette dotate di occhi mobili, realizzate ad hoc da ceramisti francesi di Aubagne, per il secondo. Nell’ultimo capitolo della trilogia, invece, l’artista impiega elaborate marionette in vetro prodotte per l’occasione da artigiani veneziani.
L’opera di Wael Shawky, vincitore della prima edizione del Mario Merz Prize – Premio Biennale Internazionale per l’Arte e la Musica, indetto dalla Fondazione Merz nel 2015 – ben interpreta il pensiero del sociologo statunitense Richard Sennett, descritto nel libro L’uomo artigiano (2008): l’umanità informatizzata e tecnologicamente evoluta sente l’incessante necessità di ibridare i new media con la manualità “demiurgica” che nei secoli l’ha caratterizzata, verso nuove prospettive di crescita e progresso consapevole.
www.castellodirivoli.org
www.fondazionemerz.org
Le Crociate non finiscono. Medioevo Contemporaneo.
Sala Convegni del Castello di Rivoli, Giovedì 2 febbraio 2017, ore 10.30 – 17.00
Organizzata unagiornata di approfondimento sul tema delle Crociate in relazione all’attualità, a cura di Marcella Beccaria con l’intervento di Franco Cardini, massimo esperto in Italia di Storia delle Crociate e Giuseppe Sergi, autore di fondamentali studi sulla Via Francigena, insieme a Giovanni Leghissa, filosofo specializzato in Storia delle Religioni e delle Culture.
In occasione dell’incontro sarà presentato il nuovo catalogo, Wael Shawky, a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria, dedicato all’artista e pubblicato da Skira.
Sala Convegni del Castello di Rivoli, Giovedì 2 febbraio 2017, ore 10.30 – 17.00