Alla scoperta della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo – II parte
Il nostro viaggio all’interno della sede della Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo prosegue con il racconto sui progetti scientifici e borse di studio, attraverso le parole della dottoressa Ballaira e della direttrice Cantaluppi
La Fondazione promuove ricerche sull’età e la cultura del Barocco con diverse pubblicazioni: il recente convegno sulle mostre del novecento su questo tema in Italia (di cui Gazzetta ha parlato) ha riunito studiosi da tutto il mondo. Ce ne può parlare?
(Dottoressa Ballaira) Il convegno ha avuto grande successo, specialmente tra i giovani studiosi che hanno potuto vedere filmati originali e immagini delle mostre del Novecento, in particolare quelle piemontesi del 1937 e 1963, e sentire le impressioni di prima mano di diversi curatori. I documenti video saranno pubblicati sul sito della Fondazione. Numerosi i volumi di prossima pubblicazione esito del progetto, curato dai professori Michela di Macco e Giuseppe Dardanello, che si inserisce in un programma operativo più ampio, risultato del lavoro di cinque gruppi seminariali in Università in Italia e all’estero sul tema sul rapporto Antico e Moderno nella cultura del Barocco. E’ di prossima pubblicazione un volume sui libri fondativi di questa materia nella critica del ‘900, testo che sarà uno strumento prezioso per gli studiosi. Dedicare un programma di studi in questo campo rappresenta non solo un contributo per valorizzare uno dei periodi più originali nella storia di Torino e del Piemonte ma anche una opportunità di ricerca qualificata per giovani studiosi nel campo delle discipline umanistiche
Questo è uno degli obbiettivi principali della Fondazione, Dottoressa Cantaluppi?
La Fondazione ha due compiti principali: il primo di valorizzare e gestire l’Archivio Storico della Compagnia di San Paolo e l’altro di promuovere la cultura e l’alta formazione umanistica con particolare riferimento alla cultura del Barocco, con cinque borse annuali per gli studi di alta specializzazione. I risultati sono pubblicati con ebook on line in modo integrale, e in una edizione collettanea dei Quaderni cartacei: il primo in uscita (borse 2013) è sull’Età di Juvarra. Ad oggi sono state elargite 18 borse di studio in 4 edizioni e ad aprile 2017 bandiremo la quinta edizione per cinque nuove borse: fino ad oggi sono stati erogati oltre € 700.000 euro per il sostegno alla ricerca nel campo delle humanities per ricercatori specializzandi sotto i 35 anni: puntiamo proprio ad una categoria specifica di sostegno là dove sono venuti meno i fondi universitari.
A breve uscirà il nuovo bando?
Si, tra qualche settimana pubblicheremo sul sito il nuovo bando – siamo giunti alla quinta edizione – per 5 nuove borse di studio per studiosi italiani e stranieri sotto i 35 anni: il tema riguarderà sempre un argomento del Barocco, l’anno scorso ad esempio era sugli aspetti decorativi. La borsa consiste il 23.000 euro più 1500 euro per viaggi di studio; avranno a disposizione un tutor che noi incarichiamo che affianca per tutto l’anno il borsista: si sono create delle belle squadre di studio, intergenerazionali, che hanno dato ottimi risultati. A conclusione i borsisti e i tutor si incontrano in una riunione plenaria per relazionare sul loro percorso e scambiarsi valutazioni e buone pratiche. Pubblicheremo on line sul nostro sito i risultati in versione integrale.
Di cosa si occupa invece l’Ufficio Pio?
Nel 1595 il capitale rischiava di esaurirsi per la continua richiesta di dote da parte della ragazze povere: per questo motivo nasce un nuovo ente, l’Ufficio Pio (che oggi ha sede in questo edificio e che si occupa di tematiche di reinserimento sociale) che gestisce l’erogazione delle doti e l’assistenza domiciliare economica morale e spirituale a questa categoria. L’ufficio Pio riceveva i lasciti testamentari sia dei confratelli che dagli esterni e persino da molte donne: dalle nostre ricerche emerge che su 400 donatori, 100 sono donne.
Questo ha cambiato la percezione secondo la quale le donne non avevano un’autonomia legale e finanziaria: in realtà l’avevano e l’esercitavano. Una delle categorie privilegiate dall’assistenza erano proprio le donne considerate in difficoltà; viene aperta una Casa di Soccorso alle Vergini, una sorta di pronto soccorso sociale per ragazze “in pericolo” di perdere l’onore perché rimaste orfane o in difficoltà. Alla fine del ‘600 nasce anche la Casa del deposito delle donne pericolanti per donne dedite alla prostituzione o malmaritate.
Il concetto di deposito era inteso in senso positivo, indicava solo un periodo perché l’intento era il reinserimento di queste donne nella società. Una sorta di sportello antiviolenza di oggi. Queste case nel tempo sono diventate scuole complete per ordine e grado (dall’asilo alle magistrali) – ospitate nell’Educatorio duchessa Isabella nell’attuale palazzo di piazza Bernini – e convitti che ospitavano soprattutto ragazze delle provincia, circa 400. L’obbiettivo era di formare maestre per le bambine che avevano l’obbligo scolastico, ma poi mancavano di maestre donne!
Arriviamo così al tesoro della Fondazione: l’archivio storico, curato dalla dottoressa Bibollet, che occupa grande parte dei sotterranei. Dottoressa Bibollet, di che cosa si tratta esattamente?
Come dicevamo i documenti dell’archivio raccolgono i documenti dell’Antica Compagnia e dal Monte di Pietà, dalle Opere Pie di San Paolo e dall’Istituto Bancario San Paolo di Torino recentemente pubblicati on line. Sono stati digitalizzati già i primi 300 anni della Compagnia, circa 200.000 pagine in libera consultazione. Stiamo andando on line con i fondi successivi e tutto il materiale è indicizzato fino al 1991. Relativamente all’archivio San Paolo tra i fondi più consultati come prezioso documento storico c’è il Fondo EGELI, Ente Gestione e Liquidazione Immobiliare, costituito a Roma nel 1939 per acquisire, gestire e rivendere i beni sottratti agli ebrei. In seguito l’EGELI estese le proprie competenze ai sequestri dei beni esattoriali, e, con l’ingresso dell’Italia in guerra, ai sequestri dei beni degli stranieri di nazionalità nemica. Si tratta dei registri dei beni confiscati agli ebrei in Piemonte e Liguria: alloggi o ville con tutto il loro contenuto dati in gestione alla banche di territorio. Abbiamo ritrovato l’elenco dei beni inventariati e sequestrati alla famiglia Ginzburg e li abbiamo mostrati alla famiglia, che si è molto commossa. Tutti i dati dell’archivio sono consultabili da parte degli studiosi e di coloro che ne fanno richiesta, abbiamo una sala studio a cui si può accedere su prenotazione.
Avete acquisito anche fondi esterni?
Si, nel tempo ne sono stati acquisiti due: il Fondo Angelo e Jolanda Dragone per l’arte contemporanea in Piemonte è un fondo bellissimo che contiene tutta la documentazione professionale di Dragone in veste di storico dell’arte, critico, giornalista, con moltissime pubblicazioni, documentazione di lavoro, fotografie e grafica. Possediamo anche l’archivio professionale di due ingegneri – architetti, Giuseppe e Bartolomeo Gallo, che dalla metà dell’800 si dedicarono ai rilievi, restauri e progettazione di molte chiese del Piemonte, progetti completi dalla pianta alla decorazione, un repertorio importantissimo per molti progetti di restauro, tanto è vero che è molto consultato dagli architetti e dagli studiosi: proprio su questo fondo è incentrato un progetto nell’ambito del Programma del MIUR di Alternanza scuola-lavoro con una scuola superiore di Pinerolo.
Dottoressa Cantaluppi, ci può anticipare qualche programma per il futuro?
Nell’ambito delle nostre attività editoriali a marzo pubblicheremo il volume su Elisabetta d’Ungheria, dal titolo L’Umiltà e le rose; al contempo sono già in cantiere altri due volumi, il primo dei quali realizzato in collaborazione con l’ABI, sulle figure dei presidenti delle Banche che nel dopoguerra permisero la ricostruzione del Paese, e in particolare analizzeremo il diario di Anton Dante Coda. Sempre in ambito dello studio del credito stiamo lavorando ad un atlante delle strutture del credito dall’inizio dell’età moderna fino agli inizi del ‘900: antichi libri mastri, lettere di cambio…
Saranno presentati un centinaio di documenti accompagnati da schede che li analizzino e leicollocano storicamente: uno strumento utile sia da un punto di vista storico ma anche didattico perché permettono anche agli archivisti di capire come meglio catalogare questo tipo di documenti. Stiamo mettendo a punto una nuova versione del sito più facile e accattivante: verranno offerti anche strumenti di ricerca nuovi aperti agli studiosi e anche ai cittadini, come i repertori dei profili biografici sia di uomini che di donne che hanno fatto la storia della Compagnia, migliaia di nomi in cui i cittadini potranno anche ritrovare i propri antenati e ricostruirne la vita attraverso i documenti.
L’esempio che abbiamo sul sito, narrato in forma di cartoon, racconta il lascito di un sarto fiammingo del XVIII secolo, Riccardo Weghen, che lavorava a Torino per la corte e lascia i suoi beni come dote per le ragazze povere, dando prelazione a quelle fiammighe, o figlie di altri sarti, che abbaino fatto praticantato sotto di lui. Un lascito che nel tempo ha permesso di garantire la dote a circa 200 ragazze! Una storia che racconta come Torino sia sempre stato un luogo di forte immigrazione, e integrazione sociale.
Se doveste racchiuderlo in poche battute, qual è il ruolo della Fondazione oggi?
Dottoressa Ballaira: È di tenere viva la memoria storica anche attraverso nuove modalità e nuove tecnologie, fornendo gli strumenti per interpretare la storia. Questo per la comunità degli studiosi ma anche per la società civile.
Dottoressa Cantaluppi: Il nostro compito è quello di custodire un enorme patrimonio storico (custodire vuol dire mettere in partica una serie di buone condotte, spesso molte complesse e onerose) e metterlo a disposizione della comunità. Per fare ciò bisogna riordinare, studiare, aprire alla consultazione diretta e digitale. La consultazione online non ha più l’appoggio della figura dell’archivista e per questo motivo bisogna mettere a disposizione anche una serie di strumenti che permettano di accostarsi ai documenti e interpretarli in modo autonomo. L’altro obbiettivo è di promuovere la ricerca tra i giovani, offrendo un sostegno scientifico e un aiuto economico e per occuparsi attivamente e approfondire temi umanistici. Custodire per trasmettere e aiutare lo sviluppo morale e intellettuale sono valori da sempre perseguiti dalla Compagnia.