L’austero Palazzo di origine seicentesca, da sempre al centro sia della delle vicende storiche sia della città, ora porta il nome di Felice Cordero di Pamparato detto “Campana”, in ricordo del partigiano che liberò l’edificio nell’aprile del 1945. Qui da allora ha sede l’Università Popolare di Torino. Poco distante, in via Po 18, la sera del 12 novembre del 1900 ebbe inizio presso l’allora Regia Università la storia della prima università popolare italiana.
A voler essere precisi bisogna tornare indietro di un anno, al 1899 quando alcuni docenti universitari costituirono la Società di Cultura, con l’intento di “promuovere la cultura scientifica e letteraria nel popolo”, come riporta l’art 1 dello Statuto, molti di questi erano legati agli ambienti della massoneria cittadina.
Chi volesse ripercorrere la lunga storia di questa istituzione si troverebbe di fronte a notevoli sorprese. Scoprirebbe l’apporto di Cesare Lombroso, scienziato di fama più discusso che conosciuto, troverebbe un giovane Vittorio Valletta insegnante allora totalmente ignaro della Fiat. Le personalità che da qui sono transitate meriterebbe un discorso a parte, indagare gli archivi regalerà a chi avrà voglia e curiosità soddisfazioni non da poco.
Per conoscere meglio l’Università Popolare e i suoi attuali 118 corsi abbiamo incontrato l’attuale Presidente il dott. Eugenio Boccardo.
Come è giunto ad occuparsi di questa istituzione ?
Son capitato per caso. All’inizio c’era bisogno di dare una mano, e così giorno su giorno mi ha coinvolto. E’ un impegno che mi ha dato moltissimo. Quando sono arrivato ad occuparmi dell’Università Popolare, circa trent’anni fa, vi erano 15 corsi e 425 iscritti, oggi mettiamo a disposizione 118 corsi per circa 4500 iscritti.
Contrastiamo l’analfabetismo, diamo libera cultura, per farci conoscere stiamo tentando anche la strada dei social ma con molta prudenza, per rispetto alle persone che si avvicinano.
Come funziona ?
E’ un luogo aperto a tutti, ci si iscrive e si può andare tutti i giorni a tutti i corsi che si desiderano, a titolo pieno, inoltre organizziamo tre concerti all’anno gratuiti, nella sala del Conservatorio o al San Giuseppe, dove abbiamo a disposizione alcune aule. Il nostro mondo è laico e questo è una garanzia per tutti, l’importante che sia sempre rispettata la dignità dell’uomo.
Quali sono stati gli anni di svolta ?
Siamo divenuti Fondazione 15 anni fa, poi Onlus, e recentemente ci siamo accreditati presso il Ministero come Ente Nazionale di Formazione per insegnanti, di primo e secondo livello, inizieremo dal prossimo anno, dal 2018 possiamo cominciare questa nuova attività. Gli insegnanti, secondo me non sono riconosciuti come si dovrebbe, sono essenziali per avere una nazione democratica; una nazione dove possono lavorare i migliori e i migliori escono da una buona formazione scolastica.
Come vi finanziate ?
Viviamo solo delle iscrizioni dei nostri allievi, paghiamo tutti, e come staff siamo a titolo gratuito. Diversamente non potremmo stare in piedi. Con pazienza e coraggio, non dobbiamo niente a nessuno. Se mogli o figli vogliono seguire i corsi devono pagare come tutti gli altri iscritti.
Inoltre paghiamo la guardiania per le lezioni, per sicurezza dei nostri allievi, per accedere ai corsi bisogna presentare una tessera munita di fotografia, è obbligatorio. Abbiamo fondato una casa editrice con il nostro nome, testi dei nostri docenti e no, e da 14 anni abbiamo una rivista scientifica che facciamo con l’Università di Genova, di sociologia politica, si chiama: Cahier. Alcuni insegnanti danno dispense soprattutto per le lingue, alcuni di questi testi sono stati adottati dall’università e sono regolarmente in vendita.
La maggior soddisfazione di questi anni..
Il fatto di vedere delle persone che ritornano,apprezzamenti, non aver dei detrattori, non abbiamo nemici. Noi siamo rivolti a fornire opportunità culturali piuttosto che occasioni di socializzazione.
Come scegliete i vostri docenti ?
Innanzitutto c’è una richiesta altissima di persone che vorrebbero insegnare da noi. Facciamo i colloqui, una due tre volte e poi scegliamo in base a due caratteristiche fondamentali; la prima è la preparazione, e poi la capacità di essere empatici, trattenere un uditorio, parlare con chiarezza, parlare bene senza fare addormentare nessuno. Abbiamo insegnanti che sono con noi da 20 anni.
Quale è stato il corso che negli anni è rimasto in auge, lingue a parte ?
Non uno in particolare ma, a differenza di quanto si pensi, la letteratura, la filosofia, la psicologia e la storia sono le materie che suscitano maggior interesse. Sono una necessità, l’animo umano non cambia, in generale ha bisogno non dico di certezze, che talvolta sono un po’ pericolose, ma almeno di speranza. La cultura è in grado di offrirla, sia all’individuo sia alla collettività.
La scuola secondo me, è un qualcosa di istituzionale, esistono il Parlamento, il Senato, la magistratura ma la scuola, non è considerata allo stessa stregua, mentre invece è alla sua base. Tutti coloro che hanno responsabilità in questi campi, nascono dalla scuola: se la scuola è stata buona e loro sono stati bravi allievi sono bravi ma se la scuola è stata pessima e loro non sono stati bravi allievi sono guai per tutti, nasciamo tutti da lì.
Un esempio, Singapore ha il 75% di laureati fra i 18 e 25 anni. Abbiamo in Italia 3 milioni di analfabeti, 20 milioni di persone non capiscono quello che leggono.
La progettazione dei vari corsi come avviene? Attraverso una proposta di qualcuno o da un’analisi di un bisogno collettivo?
Avviene attraverso la proposta di un insegnante, chiediamo un programma per tutto l’anno, 45 ore in tutto, 1 ora e mezza a settimana e a quel punto valutiamo.
I costi per iscriversi ?
I costi per iscriversi sono volutamente popolari, molto accessibili. Siamo Popolari ma anche un po’ Pop, nel senso artistico, riconoscibile, di facile accesso.
Tra gli iscritti vi sono anche dei giovani ?
Certamente, molti di coloro che seguono i corsi hanno dai 17 ai 18 anni. Va sottolineato che dall’Università arrivano studenti in tirocinio per imparare cosa vuol dire fare aula, costruire una lezione, parlare in pubblico, una bella esperienza.
Come Università Popolare riusciamo a dare occasioni rare, andare in un posto dove nessuno ti dice cosa devi dire, fare o pensare, facciamo la politica della Polis, quella che, per dettato Platonico, spinge dal basso verso l’alto.