Una riflessione a partire dalla ricerca effettuata dal Bando, volto alla produzione di cultura contemporanea, al Toolbox Coworking di Torino.
Nell’ambito del proprio impegno a favore dell’innovazione culturale, la Compagnia di San Paolo, a ottobre 2015, ha promosso il Bando “ORA! Linguaggi contemporanei, produzioni innovative”, prefissandosi i seguenti obiettivi: in primo luogo, promuovere, a livello nazionale, la produzione culturale attraverso il sostegno a progetti nelle arti visive, performative e negli altri linguaggi espressivi della cultura contemporanea; poi, arricchire l’offerta della cultura contemporanea di Piemonte e Liguria, attraendo nuovi soggetti a produrre sul territorio, connettendoli e sistematizzandoli con le istituzioni; e, infine, favorire lo sviluppo di realtà e progetti dotati di una prospettiva strategica della propria proposta culturale e della propria sostenibilità economica.
Il modello di intervento si è articolato in 7 fasi che, partendo dall’analisi del contesto e dei suoi bisogni, ha portato all’individuazione del bando come strumento di azione, alla sua realizzazione e alla selezione dei progetti finanziati, quindi allo sviluppo di un percorso dedicato di empowerment per gli enti vincitori.
Il bando, chiusosi il 7 febbraio 2016, ha ricevuto oltre 250 candidature, pervenute da 36 diverse province italiane. A conclusione delle procedure di selezione, il Comitato di Gestione della Compagnia San Paolo ha deliberato contributi per la realizzazione di 33 progetti, per un impegno complessivo di 1.200.000€.
A fronte della forte risposta ricevuta, la Compagnia ha, poi, deciso di capitalizzare le informazioni raccolte sul bacino delle candidature per poter sviluppare future strategie di intervento, realizzando, così, una ricerca sui soggetti e sui progetti, che ha consentito di tracciare una panoramica sui partecipanti al bando e di rilevare anche una serie di caratteristiche comuni.
L’indagine ha evidenziato che hanno aderito a quest’ultimo soprattutto le associazioni nate dopo il 2010: in pochi casi, al loro interno, è presente un vero e proprio progettista culturale, e solo il 45% della forza lavoro delle organizzazioni è contrattualizzato. Molte di queste realtà, inoltre, hanno un fatturato non superiore a 20.000€. L’età media dei team attivi sui progetti è, poi, al di sopra dei 35 anni e l’età media degli artisti coinvolti è di 41 anni: si assiste, quindi, a una mancanza di artisti giovani e giovanissimi.
Ancora, performing arts e arte contemporanea appaiono essere gli ambiti di lavoro prevalenti, mentre sono solo sette le realtà che lavorano in maniera diretta sul digitale. A proposito di quest’ultimo, sono pochi i progetti che ne prevedono un utilizzo come elemento di produzione: per la maggior parte, esso rimane un mezzo confinato alla distribuzione e al consumo.
In generale, la crossdisciplinarietà non è la modalità di lavoro più diffusa tra le organizzazioni culturali: prevale, infatti, una concezione della stessa come somma di diversi settori, anziché come compenetrazione e attivazione di reti di livello nazionale e internazionale.
L’analisi ha permesso di individuare le cinque caratteristiche ricorrenti nei soggetti e nei progetti più convincenti, che hanno permesso di delineare il profilo del “candidato ideale”, ossia: la capacità di lavorare in team – la progettazione, infatti, risulta particolarmente efficace se il lavoro è concepito come corale e se la figura creativa è affiancata da un progettista, fin dalla fase di ideazione; le competenze monodisciplinari, che consentono al candidato di sviluppare progetti complessi e crossdisciplinari; la capacità di attivare reti internazionali; la propensione verso un aggiornamento costante; e, infine, la capacità di interpretare la crossdisciplinarietà come, appunto, compenetrazione di generi e non come giustapposizione o sommatoria.
“Noi tutti stiamo cercando di lavorare per costruire qualcosa di meno provvisorio e accidentale, nell’ambito della cultura”, ha concluso l’assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Antonella Parigi.
– Quindi per l’assessore Parigi il fatto che Torino e la Regione Piemonte siano divenute a tutti gli effetti una riconosciuta meta di notevole interesse culturale è “provvisorio e accidentale“. Può capitare che anche alcuni assessori siano accidentali ma fortunatamente sempre sono provvisori -.
“Da questo punto di vista, è fondamentale portare a termine la scrittura di un testo nuovo della cultura, che avrebbe tre punti di svolta: riconoscere il profit – abbiamo, infatti, imprenditori privati molto bravi a perseguire obiettivi pubblici di carattere culturale; riconoscere gli artisti – che ora non possono partecipare a nessun nostro bando, se non tramite una propria associazione e l’attenzione all’internazionalizzazione”.
Roberta Scalise