Può sembrare nostalgia. Ma è rabbia.
A cavallo del secolo, tra il 1880 e i primi anni del 1900, Torino si riprese dalla brutale stangata di aver perduto, un po’ a tradimento, il ruolo di Capitale, e la sua borghesia orgogliosa si prese una rivalsa inventando e sviluppando industrialmente tutto.

Quando si dice tutto vuol dire proprio qualsiasi cosa: telefono, radio, cinema, elettricità fino alle lampadine più efficienti di quelle di Edison. E tanto altro ancora, davvero tutto, inclusa l’automobile. Questo manifesto del divino Marcelo Dudovich è allo stesso tempo un saggio di atmosfera di torinesità elegante e un esempio di quell’avanguardia tecnologica della quale Torino fu generatrice.

Automobili” in origine era maschile, fu poi D’Annunzio a femminilizzarle. Ma soprattutto “elettriche”, signori miei. Molti torinesi odierni snobbano il ricordo di quella grandezza. Certamente bisogna guardare avanti e non farsi mummificare dal passato, ma intanto bisognerebbe conoscerlo e ammirarlo. Ciò che mi pare manchi, insieme all’orgoglio e al carattere, ai pessimisti senza visione né prospettiva storica.

Silvio Saffirio