Il 30 marzo 2015 il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Paolo Gentiloni ha nominato i Direttori di tre tra i maggiori Istituti Italiani di Cultura all’estero, assegnando Olga Strada a Mosca, Giorgio Van Straten a New York e Marco Delogu all’Istituto Italiano di Cultura a Londra. Delogu, classe 1961, è il primo fotografo di professione (ma anche autore, editore della Punctum edizioni da lui fondata, ideatore e organizzatore del Festival di Fotografia di Roma giunto quest’anno alla XIV edizione) ad essere scelto secondo la procedura della “chiara fama”.
Abbiamo intervistato Marco Delogu nel suo ufficio al 39 di Belgrave Square, storica sede dell’istituto, una stanza piena di luce dove le tante fotografie di autori celebri parlano per prime della principale passione del nuovo direttore e indirettamente testimoniamo la rete di relazioni personali costruita in tanti anni di professione, preziose collaborazioni non solo con artisti, ma anche musicisti, scrittori, filosofi italiani e internazionali.
Delogu è un oratore appassionato e appassionante: l’intervista si è presto trasformata in una fluente dichiarazione d’amore al nostro Paese visto da chi ha vissuto sia in Italia che in Inghilterra e ne sa interpretare le istanze, le necessità, i desideri da entrambe le prospettive, condividendo ogni giorno idee, pensieri, riflessioni con esponenti della cultura di entrambi i paesi in modo fattivo ed empatico. “Calore”, inteso come passione e comune sentire, è una parola che ritorna spesso nel suo raccontare e raccontarsi: nelle sue intenzioni l’Istituto deve diventare un luogo caldo e accogliente dove la cultura italiana incontra la comunità internazionale in uno scambio autentico.
Ricco il calendario con cui si è aperta la stagione culturale dell’Istituto: in ottobre si sono ricordate le figure di Giovanni Falcone raccontato dalla sorella Maria e di Franco Basaglia con il volume scritto da John Foot in dialogo con Peppe dell’Acqua. A metà ottobre ben 11 film italiani partecipano (dopo anni di assenza dell’Italia) al London Film festival e quattro registi esordienti, Piero Messina, Carlo Lavagna, Laura Bispuri e Jonas Scarpignano saranno presenti con un talk per presentare il loro lavoro.
Interessante la collaborazione con la Tate Modern iniziata per la mostra The World goes Pop con le carte di Sergio Lombardo esposte in Istituto sino alla fine di ottobre e il progetto sul cinema dell’Arte Povera, che si concluderà con un talk tra Andrea Lissoni, Flavia Frigeri, Sergio Toffetti e Robert Lumley il 26 ottobre.
Preziosa la collaborazione con il Warburg Institut per i reading della Divina Commedia in occasione del 750 anniversario della nascita di Dante (che Delogu ci racconta essere l’autore più amato a Londra insieme ad un inatteso Antonio Gramsci) e altrettanto importante il momento di inizio novembre con una tre giorni dedicata al quarantesimo anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini con Fabrizio Gifuni e Emanuele Trevi per la “serata Pasolini” del primo novembre.
Poco prima della conversazione con Delogu abbiamo avuto modo di sperimentare di persona la risposta del pubblico alle iniziative dell’Istituto: affollatissimo l’incontro condotto da Hans Ulrich Obrist, curatore di fama internazionale e direttore della Serpentine di Londra, Martin Clark e Andrea Bellini, direttore del Centro d’arte Contemporanea di Ginevra, per la presentazione libro “Giorgio griffa – works 1965-2015” dedicato alla ricerca del maestro torinese. Obrist, da par suo, ha entusiasmato con una brillante orazione in italiano fluente (e Delogu ha fatto giustamente notare come questo fatto contribuisca a radicare nell’uditorio il messaggio dell’importanza della lingua italiana in tempi attuali) illustrando il panorama dell’arte italiana con speciale attenzione a quello che lui stesso ha definito “il miracolo Torino” per indicare la forza propulsiva e avanguardistica della scena artistica del capoluogo piemontese.
Il direttore, che sarà in carica per i prossimi quattro anni, si è infine congedato lasciandoci la sua personale linea guida che accompagnerà il suo importante compito di tutela della cultura e della lingua italiana all’estero: curiosità, calore, difesa della storia del nostro Paese e, parallelamente, il desiderio di non smettere mai di scrivere, ogni giorno, la pagina bianca del contemporaneo, a partire da prossime incursioni del Festival di fotografia di Roma a Londra.
Per Delogu l’impegno in ambito culturale è anche un’eredità familiare: Il padre, Severino, sassarese, scomparso nel 1990, è stato docente universitario a Roma e a Sassari ed è uno dei padri della riforma sanitaria: esponente di punta del Pci, nel 1959 pubblicò con Giovanni Berlinguer un pamphlet dal titolo «La medicina è malata». Dal 1969 al 1972 ideò e condusse su Raidue il programma «Medicina oggi»; nel 2008 gli è stata dedicata una via a Roma. La madre, Luisa Selis, recentemente scomparsa, è stata una grande studiosa di antropologia e di cultura sarda: il suo prezioso fondo librario andrà ad arricchire la biblioteca dell’Istituto intitolata a Eugenio Montale, punto di riferimento per la comunità italiana e, non solo, di Londra.
Un gesto che parla da solo dello spirito che animerà il suo mandato.