Nella città sede del Salone del Libro – giunto quest’anno alla sua 28esima edizione – le biblioteche nazionali, civiche e universitarie convivono con biblioteche afferenti ad accademie, fondazioni, centri culturali, musei e istituti, a partecipazione pubblica e privata.
Una proposta costituita da un numero elevato di realtà sorprendentemente articolate e in parte misconosciute, patrimonio prezioso e variegato ma, soprattutto, servizio pubblico a disposizione dei contribuenti tutto l’anno e a costo zero.
Un ruolo chiave è svolto dalle biblioteche specialistiche, ben 57, coordinate dal Cobis, Coordinamento delle Biblioteche Speciali e Specialistiche di Torino, organo istituito a Torino nel 2008 atto a promuovere, una rete tra le differenti realtà documentarie presenti nella città di Torino. Il Cobis, la cui segreteria è curata a turno dal personale di una delle biblioteche iscritte, promuove giornate di studio e organizza un convegno annuale in occasione della Giornata mondiale UNESCO del Libro e del Diritto d’Autore.
Al Coordinamento, il cui logo è un piccolo segnalibro a forma di Mole inserito in un libro blu, aderiscono, tra gli altri, la Biblioteca dell’Istituto Universitario di Studi Europei, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica, la Fondazione Luigi Einaudi, l’Istituto dei Sordi di Torino, il Centro Studi del Gruppo Abele, il Centro di Studi Vietnamiti e persino il centro documentazione del Gruppo Torinese Trasporti.
Strumento prezioso per vagliare la vastità di tale offerta è costituito da Librinlinea.it, indirizzo internet di facile consultazione che consente l’accesso e l’interrogazione alle risorse documentarie delle biblioteche civiche, specialistiche, ecclesiastiche, universitarie e degli istituti culturali disponibili nelle biblioteche di tutto il Piemonte.
In queste realtà, il cui ingresso è normalmente vietato, o quantomeno strettamente regolato, ai comuni cittadini, i quali spesso ne ignorano persino l’esistenza, ci sono servizi all’avanguardia, con personale attento e qualificato, collocate spesso in luoghi aulici.
Come si dice, c’è tutto un mondo intorno e, aggiungiamo, con regole e caratteristiche personalissime, ma, per una volta, sempre caratterizzato dall’accesso gratuito: partendo dalla ricerca di un testo su argomento che afferisce all’arte ma tocca anche alcuni punti della storia del Piemonte, ci si è inoltrati nelle sale appena rinnovate – arredi in legno pregiato e acustica meravigliosa – della biblioteca Museo Nazionale del Risorgimento italiano: un lussuoso terzo piano di Palazzo Carignano.
La direttrice, accoglieva e consigliava con attenzione il neo visitatore, quella mattina anche l’unico, condizione che dava all’esperienza un che di surreale. La mancanza di una lettera di presentazione di un socio, invece, al pari di un circolo inglese, negava l’accesso alle raccolte dell’Accademia delle Scienze: ciononostante il testo desiderato veniva fornito in fotocopia direttamente dalla bibliotecarie, dimostrando comunque una buona dose di disponibilità. I curiosi banchi singoli in legno scuro della piccola biblioteca di Storia e Cultura del Piemonte Giuseppe Grosso della Provincia di Torino, a cui si accede da una invisibile porticina in Palazzo Pozzo della Cisterna in via Maria Vittoria, rimandano ad una scena da libro Cuore: anche qui efficienza e cortesia in una cornice d’altri tempi.
Decisamente all’avanguardia la biblioteca musicale civica Andrea della Corte nella sontuosa cornice della Tesoriera, dotata di una discoteca finalmente intesa come raccolta di dischi, come la sua etimologia inutilmente rivendica. Sorprendente la ricchezza degli spartiti d’opera, notevole la possibilità del prestito di CD musicali e videocassette, e – episodio unico in Italia – è presente addirittura uno studio virtuale con pianoforte digitale e chitarra elettrica: per quest’ultimo la biblioteca propone coerentemente dei corsi di avvicinamento all’uso.
Altrettanto innovativa la Bibliomediateca del Museo Nazionale del Cinema, intitolata al critico cinematografico Mario Gromo, le cui collezioni – 38.000 monografie e oltre 100.000 fascicoli di riviste – ne fanno un punto di riferimento internazionale per lo studio della storia del cinema, del precinema, e della fotografia. I fondi della medioteca includono anche una ricchissima videoteca e fonoteca e una collezione unica in Italia di cineromanzi, con possibilità di ascoltare le tracce audio e vedere in sito i DVD, previa prenotazione: siamo stati accolti con rara gentilezza, e, pur senza prenotazione, abbiamo potuto vedere seduta stante un film noir del ‘45.
Nel frattempo si è constatata una buona affluenza, non solo studenti, ma anche appassionati e habitué. La direttrice ci ha illustrato il programma di attività ospitato nella sala polifunzionale, attrezzata per conferenze e proiezioni video, che prevede un fitto calendario di presentazioni di libri, seminari e laboratori didattici. La bibliomediateca, pur afferente al Museo Nazionale del Cinema di via Montebello, è curiosamente situata in tutt’altro quartiere (zona parco Ruffini) e verosimilmente patisce tale dislocazione: una logistica differente raccoglierebbe gli studenti dell’Università degli Studi di via san Ottavio (Dams e Storia del Cinema) e potrebbe costituire un’attrattiva per i sempre maggiori spettatori dei diversi Festival del Cinema che frequentano le sale del cinema Massimo e i visitatori del Museo del Cinema, situato nella già meravigliosa location della Mole.
Come giustamente ha sottolineato la direttrice della Bibliomediateca, la civiltà di un luogo e di una comunità si misura anche dal libero accesso alla conoscenza: la città di Torino ha dimostrato (e l’esperimento potrebbe continuare) un ottimo livello di risorse e una buona accoglienza delle strutture, ma curiosamente la comunicazione, nonostante la presenza in rete, è ancora da circolo per adepti, ed è un peccato, a meno che non si voglia mantenere lo status di luoghi “per molti ma non per tutti”, atteggiamento che oltre che fuori luogo è anche fuori tempo massimo.
Per investire nella cultura basterebbe, talvolta, sottolineare e proporre con forza ciò che già si possiede (e su cui si sono investiti molto fondi pubblici), ma forse le sirene delle Feste Mediatiche a grande impatto di pubblico usa e getta suonano sempre più forte. Troppo, per il meraviglioso silenzio delle biblioteche.
Paola Stroppiana
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