L’altra sera ero seduta in un locale molto carino in una delle spiagge di Tel Aviv; sorseggiavo te alla menta e ad un tratto ho sentito in sottofondo una musica familiare… “ma è la canzone di Branduardi!” esclamo.
Alla Fiera dell’Est!
Un tuffo nel passato e ricordo, quando da piccola, al culmine del successo, questo brano veniva cantato da tutti, grandi e piccini, perché la ripetizione delle strofe era un gioco, perché la filastrocca conteneva una morale che al momento mi sfugge.
Come è possibile che proprio qui, in medio oriente, nel 2015, qualcuno trasmetta una sua canzone? Ascolto più attentamente e mi accorgo che la voce non è quella di Branduardi, le parole non sono italiane…
Nei mesi scorsi mi è capitato più volte di ascoltare cover di canzoni italiane cantate in ebraico o in inglese e tutte le volte dimostravo trionfante la paternità italiana di queste canzoni. E mi fa sempre effetto dover spiegare a qualcuno per esempio chi è Mina…..chi non conosce Mina? Un sacco di persone, ma lo capisco solo ora che sono qui. Anche l’Italia non è il centro del mondo. E in nazioni dove praticamente non esiste il motociclismo è difficile raccontare cosa rappresenta per noi Valentino Rossi, ma io ci provo ogni volta.
Comunque, continuo ad ascoltare e incuriosita prendo il telefono per cercare qualche notizia su wikipedia al riguardo…e cosa leggo? Che i brani dell’album in questione sono di Branduardi e i testi della moglie Luisa Zappa, ma…scorrendo più a fondo leggo che la canzone non è italiana! E’ un adattamento di un canto pasquale ebraico dal titolo Chad Gadyà!
Chad Gadyà, una piccola capra, è la canzone che viene cantata alla fine del Passover Seder, la festività ebraica che segna l’inizio delle vacanze per il Passover e che nel nostro calendario risulta cadere intorno a marzo-aprile. Insomma questo brano è antichissimo ed ha una morale ben precisa, ci ricorda che Lui (il Dio che non si dovrebbe nominare) è al di sopra di ogni cosa e può tutto.
Mi incuriosisco sempre di più e scopro nuove cose. Il brano italiano parla di un padre che va alla fiera dell’Est (Est, appunto….) e per due soldi compra un topolino. Un topolino????? Perché uno dovrebbe andare al mercato e comprare un topolino???? Cerco il testo originale ebraico e leggo che questo padre va a comprare una capra, non un topolino, il che mi sembra già più sensato.
Nella versione italiana il topolino viene mangiato dal gatto, il gatto viene morso dal cane, il cane viene picchiato dal bastone, il bastone viene bruciato dal fuoco, il fuoco viene spento dall’acqua, l’acqua viene bevuta dal toro, il toro viene ucciso dal macellaio, il macellaio viene preso dall’angelo della morte…e tu pensi che sia finita lì….ma no! Alla fine viene il Signore, ma non ci è dato di sapere cosa succede. Sappiamo solo che LUI mette fine a tutto e che lui è l’unico ad essere più forte dell’angelo della morte.
La canzone si presenta come una cantilena a cui viene aggiunta una nuova parte ad ogni strofa e ricordo la soddisfazione, da piccola, quando riuscii a ricordare tutto il brano e a cantarlo di fila senza esitazione. Ricordare tutte le parole di una canzone ti fa sentire che è proprio tua, che in quelle note c’è anche un po’ della tua storia. Ed ecco che accade di nuovo ora, che sono qui, cittadina nel middle est e questa canzone fuori moda è tornata a far parte della mia storia.
Forse mi toccherà impararla anche in ebraico così potrò cantarla con i miei nuovi amici e raccontare loro che in Italia un grande cantante con la testa a cespuglio ha reso famoso un pezzettino della loro cultura.
Stefania Scarduelli
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