La mostra Segni di Londra include dodici artisti accomunati non da uno stile o tecnica particolari, ma da affinità elettive. Dialogando tra loro da tempo, questi artisti riconoscono le reciproche affinità e rispettano le differenze, o meglio, rispondono allo stimolo delle differenze. Si tratta di un gruppo la cui intesa è basata sull’amicizia piuttosto che su uno stile comune. Tuttavia, come ha scritto lo storico dell’arte Brendan Prendeville in una precedente recensione del gruppo, “le amicizie non si basano solo sull’affinità, ma creano anche nuovi terreni comuni”.
I membri di questo gruppo ufficioso, non solo condividono gallerie e mostre, ma trascorrono tempo insieme, scambiandosi visite nei loro studi artistici e passando molte serate in accese discussioni su pittura e pittori, del passato e del presente. Ciò li ha portati ad approfondire la conoscenza dei reciproci lavori e ha anche permesso loro di capire a fondo le preoccupazioni di ognuno, soprattutto riguardo all’impegno essenziale e alle possibilità e problematiche che l’atto del dipingere implica. Questa loro ultima produzione è composta da opere su carta.
Come spiega Luke Elwes: “questa mostra riguarda l’attività di produrre segni e la miriade di pensieri e immagini che emergono sulla carta grazie a questa azione elementare. A volte è un semplice inizio, un modo di inoltrarsi in un territorio ancora sconosciuto – un ‘voyage’ come lo descrive Andrzej Jackowski. Altre volte è un modo per avviare le cose e giocare con possibilità ancora inesplorate; la carta diventa così un contenitore di pensieri privilegiati, un campo di prova, un luogo onirico, una mappa mentale.
Spesso è uno spazio volatile e incerto, in cui idee intangibili sono messe in discussione e testate manualmente; è in questo regno interiore – quello che Tony Bevan chiama ‘paesaggio interno’ – che l’atto creativo inizia ad assumere una qualche imperfetta forma esterna. Tutto ciò e altro è contenuto in un’opera su carta, la quale oltre a permettere allo spettatore un più immediato accesso alle problematiche dell’artista, “usando le immagini, per ottenere un’esperienza cosciente e vedere come se guardasse attraverso gli occhi dell’artista” (John Berger), ci ricorda anche come il pezzo di carta che attende le nostre impressioni (anche in un’era mediata dagli schermi) sarà sempre disponibile, invitandoci, come ai tempi dell’infanzia, a tracciare quel segno vitale”.
Orari mostra da 20 settembre al 20 dicembre 2015
lunedì-venerdì ore 14:30-17 . sabato e domenica ore 14:30-18