ARTUNER, piattaforma online, si “materializza” con una temporary exhibition nelle sale di Palazzo Capris
E’ Palazzo Capris d’Agliè, settecentesco Palazzo realizzato dal Plantery in via Santa Maria 1, la sede scelta a Torino da ARTUNER per la tripersonale dedicata ai recenti lavori di Michael Armitage, Paul Kneale e Tabor Robak, visitabile dal 5, data dell’inaugurazione, al 12 Novembre, una temporary exhibition che va ad arricchire l’offerta della settimana dell’arte contemporanea a Torino. ARTUNER è una piattaforma online di arte contemporanea fondata nel 2013 da Eugenio Re Rebaudengo, che ha scelto una strada coerente alla passione familiare ma alternativa nella modalità, scegliendo le potenzialità di progetti esclusivamente digitali (mostre curatoriali, presentazioni di artisti emergenti e affermati, programmi didattici, affiancamento di art advisor), affiancandoli a momenti espositivi in luoghi reali e momenti strategici del calendario mondiale dell’arte contemporanea.
In parallelo ad Artissima il team di ARTUNER, formata da Eugenio, Nico Epstein e un ristretto e fidatissimo gruppo di collaboratori con la stessa passione per l’arte e la new economy, ha scelto di presentare tre artisti che espongono in Italia per la prima volta: nelle suggestive sale di Palazzo Capris la mostra, poco più di 20 opere, assume il formato dell’accrochage, ogni artista utilizza uno spazio distinto, articolando di fatto tre mostre personali che tuttavia dialogano tra loro, interrogando lo spettatore sulle tecnologie innovative e tradizionali (stampanti-scanner, computer da un lato, pennello dall’altro) e l’utilizzo di diverse superfici (tela, corteccia e video-wall).
La tensione produttiva viene generata dall’uso di approcci radicalmente differenti adottati da questi artisti: dai quadri più “tradizionali” di Michael Armitage dipinti su lubugo (una superficie alquanto grezza realizzata con una corteccia dell’Uganda, bene protetto del Paese), attraverso gli “scanner-paintings” di Paul Kneale, fino alle installazioni video di Tabor Robak.
Michael Armitage è nato in Kenya (1984) oggi vive e lavora a Londra. Il materiale estremamente particolare e ricercato (lubugo) che richiede fino a sei mesi di lavoro e le narrative dei suoi quadri hanno profonde radici nella cultura dell’Africa Orientale – i suoi ricordi d’infanzia, iconografia tradizionale, miti, notizie locali. Mostre recenti includono La vie moderne alla 13ª Lyon Biennale curate da Ralph Rugoff (2015), e la personale presso White Cube Bermondsey (2015).
Paul Kneale è nato in Canada (1986), vive e lavora a Londra. Sperimenta con l’immagine digitale a la perdita e recupero di informazioni che avviene online; il paesaggio digitale è un punto cardinale del suo lavoro: Kneale esplora i modi in cui esso può manifestarsi ed essere re-immaginato nella corporalità di un oggetto fisico. Tabor Robak è nato a Portland, Oregon (1986) e oggi vive e lavora a New York. Ha iniziato la sua carriera come graphic designer: questo lo ha provvisto di una profonda conoscenza delle strategie di marketing, e anche dell’uso di tecnologia digitale per creare immagini progettate per vendere. Attraverso la costruzione di realtà parallele che si rispecchiano all’infinito, Robak sottolinea la relazione simbolica fra reale, immaginario e il mondo trans-umano che abbiamo iniziato ad abitare. Tra le sue ultime mostre Open Source: Art at the Eclipse of Capitalism, Galerie Max Hetzler (2015).
La mostra sarà anche un curioso incontro tra le scelte di una nuova forma di gestione dell’arte contemporanea e ambientazioni “reali”, episodi peraltro non estranei alla museografia sabauda, Museo di Rivoli in primis: l’esito dell’incontro, siamo certi, sarà motivo di ulteriore riflessione sulla capacità dell’espressione artistica più contemporanea di essere non solo multidisciplinare e adatta ai nuovi canali di comunicazione, ma di sostenere la prova di una fruizione non-virtuale e, persino, classica.
Paola Stroppiana/ Elena Inchingolo