Mery Rigo è un’artista di Moncalieri, interessata alla pittura e alla fotografia. La sperimentazione incrociata di queste due arti dà forma al suo fare, alla sua formula espressiva. Con una cura intelligente e finissima delle dinamiche interne, dei colori, dei meccanismi segreti delle architetture costruisce i suoi quadri, riplasmando l’idea di spazio dedicato all’opera, al modo di guardarla e a un senso di intensità coloristica molto moderna.
Tra il 2004 e il 2005, elabora il Manifesto sull’Estrattismo, attraverso cui sente di percepire linguaggi comuni a molti artisti.
Con la mostra-manifesto “Estrattismo”, nel 2005, presso la galleria Alberto Vattiata, lancia un appello ad altri artisti accomunati dallo stesso pensiero, e aperti allo sviluppo, ciascuno con il proprio linguaggio personale, verso nuove possibilità espressive.
Nel 2006 ha riunito il nucleo di artisti che hanno aderito e firmato il primo manifesto del gruppo in occasione della mostra “Cutters, ArtEstratta in movimento”.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali, nel 2005, il 1° Premio Targa oro sezione pittura al Premio Arte Mondadori di Milano.
Mery ho saputo che alcune tue opere andranno a dare vita a un luogo nuovo, un co-working, ormai sedi deputate ai professionisti dell’innovazione e della creatività ?
Si, ho conosciuto l’architetto Ezio Gaude, tramite amici qualche anno fa, mi raccontò che stava ristrutturando uno stabile piuttosto grande, sede degli ex uffici di Buzzi Cementi, nella zona San Paolo, proprio di fronte alla Fondazione Sandretto. Lui ed altri colleghi architetti tra i quali Elvira Gennarelli stavano creando, all’interno di quest’edificio, uno spazio co-working nel quale avrebbero voluto realizzare un luogo non solo di lavoro ma anche di condivisione di idee con artisti e designers.
Da un’amicizia ad una collaborazione, e così è nata l’idea di esporre le tue opere in questo nuovo co-working ?
Ezio Gaude mi invito ad esporre presso il loro co-working ULTRASPAZIO in occasione del primo grande evento inaugurale. Andai a vedere lo stabile ristrutturato. Un grande parallelepipedo su due piani di color mattone. Struttura molto regolare e ordinata nelle linee e nella disposizione delle finestre. Internamente, come fuori, mi ha colpito il ritmo degli spazi, lunghi corridoi sui quali si affacciano porte laccate di rosso che invitano ad entrare negli offices.
Cosa ha catturato maggiormente la tua attenzione ?
Il pavimento ha attirato la mia attenzione grazie alla scacchiera colorata formata da piastrelle di moquette che attutisce il rumore dei passi e rende ogni spazio diverso per colori vivaci e contrastanti. Gli ambienti dedicati alle riunioni sono illuminati da grandi finestre. Gli spazi comuni del relax e pausa caffè colorati ed accoglienti. Ho visto un grande salone, probabilmente una sala riunioni, mi piacque la luce, il colore del pavimento azzurro ceruleo che contrastava con quelle porte rosse cadmio… è nata subito l’idea per un’opera ! Porte a parte… Un’istallazione di 150 x 100 di altezza. La prima installazione estratta ed installata, in quel luogo per il luogo stesso.
Estratta ed installata ? Cosa significa ?
ESRATTISMO allo stato puro, dove vedi soggetto e opera insieme. Ossia, una volta che l’opera sarà smontata e tolta dal contesto non avrà più senso di esistere, non sarà più riconoscibile, sarà un’opera astratta.
Può un ‘opera essere realistica in un luogo ed astratta in altro…?
Il divertimento maggiore per me nel momento in cui creo un’opera è proprio trovare quel filo sottile tra astrazione e figurazione, tra ciò che è realistico e ciò che non non lo è, ma che il cervello in qualche modo riconosce e cerca nell’esperienza precedentemente vissuta, un appiglio, un ricordo di quell’immagine….e quando la trova… crea qualcosa di nuovo. In questo senso Magritte precorreva i tempi, con la sua Ce-ci ne pas un pipe…Appunto , l’immagine di una pipa non è una pipa…ma solo la sua immagine. Il campo dell’estetica delle neuroscienze, studia proprio questo…ossia come il cervello reagisca nel momento in cui vede l’immagine di un oggetto e non l’oggetto stesso. La scoperta stupefacente è che il cervello crea qualcosa che non c’è, ossia nuove neuro-connesioni. Tutto ciò mi affascina e mi riempie di curiosità.
E una volta che le opere sono state scelte, installate, cosa è successo ? So che non eri sola in questa operazione.
Lo studio dell’architetto Gaude ha organizzato un’evento, una vernissage per far conoscere questi nuovi spazi e presentare con l’occasione i lavori di artisti che collaborano con lo studio. Ha invitato infatti diversi creativi torinesi ed artigiani a occupare stanze e saloni ed a personalizzarli per la durata di un mese. E’ nato un’interessante lavoro di interazione con gli artisti presenti durante l’evento e di collaborazione con lo studio di Architetti che sono stati bravi a dirigere e coordinare i vari eventi all’interno degli spazi. Grande successo di pubblico e di interesse per le opere che hanno saputo dialogare con la struttura creando un legame tra artista-spazio-fruitore. Mi affascina trovare in spazi comuni opere nascoste e portarle in luce. Anche in uno spazio apparentemente vuoto, come può essere un ufficio, si possono trovare opere che aspettano di nascere.