Uno spazio culturale che si apre alla città, un sincero ed entusiasta desiderio di condivisione, l’amore per il bello senza classificazioni -se non il discrimine della qualità- come onestà intellettuale: le premesse per Privateview Gallery per diventare un indirizzo da non perdere tra le gallerie di arte contemporanea torinesi (e nelle intenzioni dei fondatori, tra gli indirizzi d’arte tout-court) ci sono tutte.
Il nuovo spazio, nato dall’entusiasmo di una giovane coppia di collezionisti torinesi, Silvia Borella e Mauro Piredda, inaugura oggi in Via Goito 16 con una personale dell’artista greco Antonis Donef, con la prestigiosa firma di Flaminio Gualdoni, e sarà visitabile sino al prossimo 30 luglio.
Privateview, spazi bianchi che si integrano con grazia con la struttura ottocentesca dei mattoni a vista, è distribuita su due piani per una superficie che supera 250 metri quadri. Per la sua personale l’artista greco Antoni Donef, le cui opere sono presenti in prestigiosi collezioni pubbliche e private internazionali, presenta 25 opere su tela, due serie di lavori che ripropongono alcuni dei principali nuclei della sua ricerca: raffinatissimi e vorticosi disegni ad inchiostro su stratificazioni di pagine di libri antichi a costituire un’immaginifica tela, e il collage di mappe differenti che restituiscono visivamente nuovi mondi complessi e immaginari.
Abbiamo incontrato Silvia Borella per farci raccontare la genesi di questa nuova avventura.
Come è nata in voi la decisione di aprire una galleria?
Quest’avventura è nata non più di 12 mesi fa: è stata una scelta d’istinto. L’idea di aprire uno spazio tutto nostro nasce in realtà da una passione che ci accomuna da diversi anni, una passione per l’arte che coinvolgeva tutto il nostro tempo libero, dal visitare una mostra a frequentare le fiere d’arte in Italia e all’estero. Ci siamo resi conto che ci poteva essere spazio (o meglio, ne sentivamo la necessità) dove sviluppare idee nuove, fresche, direi “prospettiche”. Abbiamo iniziato con le visita agli studi degli artisti che a noi piacevano e che abbiamo collezionato nel tempo: giovani già molto affermati sulla scena internazionale e mai presentati in Italia, così come artisti affermati e non più giovanissimi che in Italia non avevano ancora esposto per diverse ragioni.
Qual è la vostra formazione?
Io provengo dal mondo industriale, Mauro invece da un ambiente gastronomico, dove ha lavorato ad altissimi livelli. Devo dire che siamo molto equilibrati: io ho accumulato esperienze lavorative con le case automobilistiche tedesche e ho un’impostazione rigorosa, Mauro invece è l’anima estrosa della coppia: un mix che funziona, siamo concreti e sognatori allo stesso tempo e vorremmo avvicinare con la stesso spirito un pubblico vasto, non solo chi è già inserito nel contesto arte.
Ci siamo resi conto che ultimamente nel sistema arte nazionale, non solo a Torino, si sta perdendo l’aspetto di accompagnamento e formazione dell’artista, prediligendo una mera commercializzazione dell’arte, tanto è vero che oggi è certamente più facile incontrare un mercante che un gallerista. Quella del gallerista è una professione molto complessa e indubbiamente impegnativa: si parte dall’acquisizione dell’artista, un’acquisizione fatta di empatia, amicizia, investimento umano, economico, morale che non può esaurirsi nell’arco di una mostra.
Per esempio noi crediamo molto nello strumento-catalogo, infatti vogliamo investire, e sarà così già dalla nostra prima mostra inaugurale, in una vera e propria linea editoriale: cataloghi molto curati, spesso antologici, in grado di offrire un panorama il più possibile completo al pubblico, per il quale vogliamo avvalerci di critici che sostengano seriamente il lavoro dell’artista.
Che cosa ti piacerebbe che rimanesse negli anni del lavoro di Privateview?
Aver portato in Italia (non solo a Torino) artisti di grande qualità, rendendoli protagonisti di mostre nelle più importanti istituzioni museali nazionali, penso a Roma, Venezia, Firenze…con il quale riuscire a creare delle collaborazioni vere su progetti concreti e studiati. Allo stesso tempo l’aver saputo internazionalizzare giovani artisti italiani all’estero, seguendoli, investendo concretamente su di loro con sinergie importanti con gallerie all’estero. Pensiamo per esempio alle fiere dove però vogliamo andare solo con progetti monografici e non con il pout pourri che trasmette sempre una certa ansia di vendere a scapito dell’approfondimento: vogliamo selezionare le fiere studiando il mercato di riferimento, il territorio dove sono nate e dove vivono per offrire un progetto molto pensato: un azzardo commerciale, certo, ma anche un modo per costruire progetti seri sui singoli artisti.
Bene le fiere, ma cosa fare per riportare gente in galleria, il vero problema di questi tempi?
Quando abbiamo pensato allo spazio in questo quartiere, che ha risposto benissimo alla nostra presenza, il nostro intento era proprio quello di far tornare la gente in galleria. Abbiamo intenzione di seguire una programmazione vivace, non banale, allungando gli orari della galleria anche di sera per offrire un’alternativa di uscita serale, rendendo lo spazio vivo e vitale. Non a caso inauguriamo con un’arte contemporanea non banale ma più vicina al pubblico, anche in termini di comprensione, un grande artista internazionale, che ci ha dato fiducia fin da subito, Antonis Donef che è prima di tutto un grandissimo disegnatore. Un artista che noi crediamo valga il “viaggio” a livello nazionale, inserendo il nostro spazio nel circuito degli eventi d’arte in città da non perdere anche per il viaggiatore non per forza esperto di arte contemporanea. L’attenzione alla qualità è però per noi sempre primaria e supera i sensazionalismi dei progetti di facile attrattiva: la curatela della mostra in questo caso è affidata a Flaminio Gualdoni, firma di prestigio nel mondo della critica d’arte che noi abbiamo sempre stimato, e che ha accettato da subito il compito di scrivere su Donef: il suo entusiasmo ci ha onorato, e certamente contribuirà al giusto posizionamento critico anche in Italia per un artista così raffinato e già affermato a livello internazionale.
Da settembre abbiamo in programma una personale di Laura Giardino, artista milanese in cui noi crediamo molto, che realizzerà un progetto site specific per i nostri spazi e che intendiamo proporre molto all’estero. Dopo Laura presenteremo Ted Larsen, uno dei grandi maestri del minimalismo americano già presente nelle più importanti collezioni internazionali, mai esposto in una personale in Italia, che vorremo portare in contemporanea ad Artissima con uno stand monografico.