Per la nuova mostra che apre la stagione autunnale PRIVATEVIEW sceglie la raffinata pittura di Laura Giardino, artista milanese con all’attivo un importante percorso di mostre e partecipazioni in collettive in ambito internazionale. La mostra, visitabile negli spazi di via Goito sino al 22 ottobre, è a cura di Elena Pontiggia, che ben descrive nel catalogo i caratteri peculiari della ricerca di Laura: in prima battuta la capacità di controllo per quanta riguarda colore e disegno, a cui si unisce la stratificazione consapevole di linguaggi e tecniche, una pittura che è fotografica e impressionista allo stesso tempo, il passaggio dalla bidimensionalità delle immagini alla tridimensionalità della composizione, e persino l’utilizzo sapiente dello sgocciolamento materico e dello scontorno che attinge alla graphic novel.
Ma è indubbio che sia proprio il rapporto con il colore il fulcro, l’elemento nodale che rende i suoi dipinti ipnotici e con uno stile totalmente riconoscibile “[… ] parlando della pittura di Laura Giardino, vorremmo iniziare da quell’aspetto apparentemente marginale del suo lavoro, che è il colore: un colore che non sempre si può riprodurre e che va proprio visto da vicino.[…]Eppure, anche se il suo lavoro nasce dal disegno, non meno decisivo è il modularsi del colore. Laura gioca sulle sfumature, sui cangiantismi, sull’improvviso venir meno di un tono, come se la luce giungesse inaspettatamente a imporre le sue gerarchie”.
Continua Elena Pontiggia […] Quella atmosfera, ci si potrebbe chiedere, sarebbe così intensa se non nascesse anche da uno scarto, da un’eresia, da una crisi di nervi (educata e sommessa, ma pur sempre crisi) del colore? Forse sì. Forse è sufficiente cercare di penetrare nei luoghi deserti dell’artista per avvertire una sottile emozione. Quello che però bisogna aggiungere, in apertura di partita, è che il lavoro di Laura Giardino non è neoconcettuale e nemmeno neopop, anche se può attingere ai linguaggi dell’uno e dell’altro.
Questa sua capacità di gestire il cromatismo con sicurezza e padronanza tecnica, (costruita su un lavoro di ore, settimane, anni di intenso lavoro su se stessa per migliorarsi) non diventa mai, tuttavia, un virtuosismo fine a se stesso, ma è sempre messo a servizio di un fine ultimo, che è quello di restituire una visione, frame preciso e cristallizzato di una storia di cui, al visitatore, è lasciata la possibilità di immaginare una consequenzialità, esattamente come nel cinema, altra grande passione di Laura.
Intervistata da chi scrive sulle strette connessioni al linguaggio cinematografico Laura conferma questa lettura: […] Un quadro rappresenta solo un momento: evidentemente c’è un “prima”, un “dopo” e un “fuori”, non esattamente una narrazione. Vorrei che ognuno si sentisse libero di cercare la propria interpretazione, non c’è un solo modo di leggere il quadro. Io ho la mia personale interpretazione, magari ne ho più d’una, magari cambia nel tempo. Più che altro ho una sensazione riguardo ad un soggetto, ad un’atmosfera: è quella che vorrei trasmettere e credo che venga recepita.
I dipinti di Laura presentati in mostra, tutti inediti e appositamente realizzati per gli spazi di PRIVATEVIEW, creano, accostati uno all’altro, uno stato sospeso, magnetico, silenzioso, scosso da improvvisi lampi di luce che paiono scaturire dall’interno degli stessi. Un’atmosfera che consegna allo spettatore la sottile inquietudine che abbiano una vita propria, portatori di un’esperienza in continuo divenire a cui ognuno di noi può aggiungere qualcosa della propria storia personale, arricchendone il senso e cambiandone la prospettiva emozionale.
Che è poi quello che si chiede alla pittura, quella vera.