In conversazione con la Presidente Beatrice Merz.
La Fondazione Merz nasce a Torino nel 2005, in onore di Mario Merz, come centro d’arte contemporanea, nel quale ospitare mostre, eventi, attività educative e condurre interventi di ricerca e approfondimento sull’arte.
E’ presieduta da Beatrice Merz, che si avvale della collaborazione di un comitato scientifico internazionale composto da Frances Morris (Direttore della Tate Modern, Londra), Vicente Todolí (Direttore artistico dell’Hangar Bicocca, Milano), Richard Flood (Director of Special Project & Curator at Large, New Museum of Contemporary Art, New York) e Mariano Boggia (Responsabile della Collezione Merz).
In Fondazione si alternano mostre dedicate a Mario e Marisa Merz a confronto con progetti site-specific di artisti nazionali e internazionali, invitati a confrontarsi con l’affascinante spazio architettonico della Fondazione – si tratta di un’ex-centrale termica delle Officine Lancia risalente agli anni Trenta – e con il suo contenuto. Particolare attenzione è anche dedicata alle espressioni dell’arte più “giovane”.
L’assetto museale della Fondazione contempla un Dipartimento Educazione, che promuove la conoscenza dell’arte contemporanea attraverso visite guidate, laboratori e seminari di approfondimento, una Biblioteca specializzata in storia e critica d’arte moderna e contemporanea e l’Archivio Mario Merz, in cui è custodita tutta la documentazione relativa all’artista ed alla sua opera.
Siamo stati nella sede della Fondazione Merz in Via Limone a Torino e abbiamo rivolto qualche domanda alla Presidente, Beatrice Merz.
Il programma 2017 della Fondazione Merz ha inaugurato il 24 gennaio scorso con la mostra personale di Marisa Merz, The sky is a great space al Metropolitan Museum di New York. Si prevede un anno ricco di proposte espositive ed eventi culturali interessanti che avranno sedi differenti in Italia e all’estero. Come nasce questa progettualità e di quali partner si avvale?
Dopo dieci anni di attività culturale La Fondazione Merz riconosce e interpreta oggi l’urgenza dell’uscita oltreconfine, dell’incontro e della partecipazione, con l’intenzione di trasformarsi, da semplice luogo espositivo a complessa piattaforma creativa.
Quest’idea s’ispira e dà seguito alla modalità di lavoro di Mario Merz, che seppur radicato a Torino, ha sempre avuto un approccio nomade, esperendo nel viaggio nuove occasioni d’incontro e confronto. Tale intenzione è stata avviata nel 2015 con l’istituzione del Mario Merz Prize e con la presentazione del film Al Araba Al Madfuna III dell’artista egiziano Wael Shawky, vincitore della prima edizione del premio a Zurigo, nel giugno del 2016, in occasione di Manifesta 11.
Ed è proprio a Zurigo, in Svizzera (ndr. città di origine della famiglia), che la Fondazione sta cercando una seconda sede museale per poter ampliare i propri spazi espositivi e relazionali verso nuovi interlocutori. In riferimento al programma 2017 la retrospettiva di Marisa Merz The sky is a great space è il risultato di una collaborazione scientifica e di ricerca, durata quattro anni, con i musei americani, il Metropolitan Museum di New York e l’Hammer Museum di Los Angeles, che hanno la paternità del progetto. Lavazza, azienda torinese leader nel mercato del caffè e con un’estrema sensibilità per le istanze dell’arte contemporanea, ha sostenuto questo progetto espositivo e sarà partner e sponsor d’eccellenza delle ulteriori iniziative della Fondazione, che nel prossimo triennio, includano opere di Mario e Marisa Merz in ambito internazionale.
Tutta la programmazione del 2017 nasce quindi all’insegna del dialogo e della collaborazione con realtà e partner diversi nella direzione di un confronto allargato su più territori.
La partnership con la Città di Palermo, la Fondazione Sicilia, il Museo Archeologico Regionale A. Salinas e BAM – Biennale Arcipelago Mediterraneo ha dato vita a Punte brillanti di lance, un progetto di mostre, incontri e performances, che, inauguratosi con la mostra di Wael Shawky il 10 febbraio scorso, proseguirà fino a dicembre 2018, includendo anche Manifesta 12 di cui Palermo sarà ospite.
Altro partner sarà Biennale Democrazia, manifestazione culturale torinese, nell’ambito della quale la Fondazione Merz ospiterà per un mese il progetto interdisciplinare Corpi attraverso i confini: memorie dell’Europa di oggi, con l’allestimento di Melina Mulas e il coordinamento espositivo di Luisa Passerini, che inaugurerà il 29 marzo proprio nel quadro delle iniziative di Biennale Democrazia.
E ancora, con piacere, segnalo la partnership con la Fondazione Musei Civici Veneziani (MUVE), che prevede l’installazione di un progetto site-specific di Marzia Migliora – artista torinese nel cui lavoro la Fondazione Merz ha creduto fin dagli esordi – presso la sede di Cà Rezzonico, che inaugurerà il 10 maggio in occasione della 57° Biennale d’Arte di Venezia.
Inoltre, nell’autunno 2017, la Fondazione Merz realizzerà una mostra personale dell’attivista culturale libanese Zena El Khalil, in collaborazione con l’Associazione Liban Art e la città di Beirut, in un edificio storico della città bombardato durante la guerra, che sarà riaperto al pubblico, dopo il restauro conservativo, proprio in occasione dell’inaugurazione della mostra.
Mi preme sottolineare come ogni progetto pensato nell’ambito della programmazione della Fondazione instauri un dialogo non solo con le istituzioni partner, ma anche con il territorio di riferimento proprio per attuare interventi di confronto e di crescita culturale.
“Punte brillanti di lance” è il titolo del progetto di iniziative culturali, nato in collaborazione con la città di Palermo, da poco nominata Capitale Italiana della Cultura 2018. Come si articola? Perché, in Italia, avete scelto Palermo come uno degli interlocutori di questo dialogo culturale allargato?
Nell’estate del 2014 la Fondazione Merz aveva già avuto una collaborazione con il Museo RISO di Palermo, che ospitò alcuni interventi della rassegna Meteorite in Giardino (iniziativa, a cura di Maria Centonze e Willy Merz, prevista anche quest’anno nel programma della Fondazione ed alla sua decima edizione).
Questa esperienza palermitana deve aver lasciato un segno, dal momento che l’anno scorso in occasione della presentazione del film Al Araba Al Madfuna III di Wael Shawky a Zurigo, le istituzioni palermitane hanno voluto il confronto e insieme ci siamo accordati per allestire a Palermo un evento sull’opera dell’artista.
Nello specifico il progetto espositivo, inaugurato il 10 febbraio scorso, nell’ambito dell’ampia iniziativa Punte brillanti di lance, propone la proiezione dei film Cabaret Crusades: The Path to Cairo a Palazzo Branciforte, sede della Fondazione Sicilia, e Al Araba Al Madfuna III negli spazi della chiesa dei SS. Euno e Giuliano. I prossimi appuntamenti si svolgeranno a partire da aprile 2017 con la presentazione dell’opera Pittore in Africa di Mario Merz, presso la sede del Museo Archeologico Regionale A. Salinas e l’avvio del progetto a scala urbana La Via di Merz, luogo d’incontro tra antico e contemporaneo, lungo la via che collega il Museo Salinas a Palazzo Branciforte.
Tra la Fondazione Merz e le istituzioni palermitane si è creata una vera sintonia favorita dal dialogo e da intenti comuni. Palermo è una città meravigliosa, che con entusiasmo ha deciso di cogliere l’occasione di una possibile rinascita culturale in seguito all’assegnazione del titolo di Capitale italiana della Cultura 2018 ed all’ospitalità di Manifesta 12. Mi fa piacere poter partecipare a questo progetto di sviluppo e di crescita attraverso la cultura: penso a Torino e ai risultati ottenuti e mi auspico che anche Palermo possa fare lo stesso.
Quest’anno assisteremo alla seconda edizione del Mario Merz Prize. Può raccontarci in che modo e con quali finalità è stato istituito dalla Fondazione?
Il Mario Merz Prize nasce nel 2013 da un’idea di Marisa Merz che desiderava attivare un’iniziativa istituzionale in onore di Mario, in occasione del decennale della sua scomparsa. Il premio, a cadenza biennale, si configura come una piattaforma del contemporaneo con due anime: una dedicata all’arte, a mia cura, e l’altra alla musica, a cura di Willy Merz.
A partire da una call pubblica, il premio raccoglie le candidature di artisti internazionali proposte e motivate da direttori di musei, galleristi, critici, curatori, giornalisti e altri artisti. In seguito alla prima selezione operata da una giuria composta da Nicholas Cullinan (Direttore National Portrait Gallery di Londra), Claudia Gioia (curatrice indipendente) e Marisa Merz è stata fornita la short list dei cinque finalisti.
Francesco Arena (Torre Santa Susanna, Brindisi, 1978), Petrit Halilaj (Kostërrc, Skenderaj-Kosovo, 1986, Gili Lavy (Gerusalemme, 1987), Shahryar Nashat (Ginevra, 1975) e Suha Traboulsi (Freetown, Sierra Leone, 1969) sono gli artisti scelti, che esporranno a Torino in Fondazione dall’8 marzo al 21 maggio 2017.
Al termine della mostra ci sarà il responso di una seconda giuria formata da Manuel Borja-Villel (Direttore Museo Nacional Manuel Borja-Villel (Direttore Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid), Massimiliano Gioni (Direttore artistico New Museum, New York – Direttore artistico Fondazione Trussardi, Milano), Lawrence Weiner (artista) e Beatrice Merz. A questa valutazione si aggiungerà la preferenza del pubblico, espressa attraverso la visita alla mostra o compilando l’apposito form sul sito web mariomerzprize.org. Al vincitore verrà data la possibilità di produrre una mostra personale itinerante tra Torino e la Svizzera.
L’esito del premio rappresenta oggi una sorta di mappatura dell’arte contemporanea internazionale mid-career: siamo molto contenti di aver avviato un tale processo.
Un percorso analogo avviene in ambito musicale. La presentazione dei cinque finalisti della seconda edizione del Mario Merz Prize – Gabriele Cosmi, Elvira Garifzyanova, Geoffrey Gordon, Pierre Mariétan e Catherine Milliken – verrà effettuata l’8 marzo con un concerto diretto da Willy Merz, presso la Biblioteca Musicale Andrea Della Corte, sita nella Villa La Tesoriera di Torino. Anche in questo caso, alla selezione del vincitore, oltre alla giuria composta da Dieter Ammann (compositore), Thomas Demenga (violoncellista e compositore), Alexander Lonquich (pianista) e Willy Merz, concorrerà il pubblico, compilando la cartolina in distribuzione o offrendo la propria preferenza sul sito del premio.
Cosa può dirci dell’inedito progetto di Lina Fucà e Daniele Gaglianone dal titolo “Non bastano un milione di passi”, che la Fondazione promuove per la prossima primavera?
Questo progetto, come la joint-venture con Palermo o l’avventura con Zena a Beirut, non è studiato a tavolino, ma si tratta di uno straordinario work in progress, nato nell’ambito di un programma d’interscambio culturale Italia-Cuba, promosso dall’associazione Brigada Donè, in occasione del Carnevale di Santiago. La Fondazione, invitata a proporre un artista che potesse partecipare all’iniziativa, ha scelto una coppia di artisti e compagni di vita, Lina Fucà, artista visiva, e Daniele Gaglianone, regista cinematografico, che si sono trasferiti a Cuba, con i figli, per un mese, relazionandosi con le persone ed entrando nelle loro case. Si tratta di un’esperienza intensa, ricca di suggestioni che verrà restituita in forma di doppia installazione in uno spazio non museale, un intero edificio abbandonato, in Via Vanchiglia 4, a Torino, che il caso ha voluto fosse il luogo in cui Lina Fucà visse da bambina. La scelta di uno spazio esterno alla Fondazione riflette l’intento del progetto che interroga il tessuto sociale e urbano cubano come quello torinese.
5. Come già accennato anche a Venezia si sentirà la vostra presenza con un progetto di Marzia Migliora, poi si tornerà a Torino con lo svedese Henrik Håkansson (solo show a cura di Maria Centonze), passando per Beirut con l’artista libanese Zena El Khalil e concludendo con il cubano Carlos Garaicoa, invitato (da Claudia Gioia) a realizzare un progetto site-specific negli spazi della Fondazione.
Può raccontarci brevemente qualche curiosità relativa alla gestazione di ciascuna di queste iniziative?
E’ molto difficile in questo momento rilevare qualche aneddoto, anche perché alcuni lavori come quelli di Henrik Håkansson e Carlos Garaicoa sono veramente in fase embrionale. Garaicoa, cubano, con una formazione da architetto, si confronterà con Torino, riflettendo sul senso di città inteso come luogo di partecipazione e confronto di storie e prospettive in essa radicate, Håkansson, affascinato dalla natura, ha un approccio molto intimo al lavoro e si trova ancora in fase di studio del progetto per la Fondazione, che dialogherà con alcune opere di Mario Merz custodite in collezione.
Marzia Migliora si è documentata moltissimo sulla storia di Venezia e di Cà Rezzonico, la sede espositiva del suo lavoro, in linea con il processo di ricerca artistica che la caratterizza, ovvero studiare la storia del luogo e le stratificazioni della sua memoria. Sarà un progetto site-specific legato al mondo del lavoro nell’ambito delle suggestioni che Cà Rezzonico, sede del Museo del Settecento Veneziano, può suggerire, in dialogo con opere di Tiepolo e di Longhi. Ha avuto a disposizione quasi un anno di tempo per ideare e realizzare la mostra: sarà una bella sorpresa, anche piuttosto ardita (ndr. sorride compiaciuta!)
Zena El Khalil è un’attivista culturale – scrittrice, blogger, artista – vive a Beirut, città dai forti contrasti socio-culturali. All’interno di un vecchio edificio bombardato, ubicato sulla Green Line della città, oggetto di un restauro conservativo che manterrà evidenti le tracce della guerra, Zena allestirà uno spazio espositivo -in cui presenterà pitture realizzate in luoghi significativi per la sua formazione personale – sede di dibattito e di confronto, in cui ci sarà un programma di eventi, conferenze, letture e performances. Uno spazio-simbolo della città, ormai abbandonato, verrà reso super-attivo dal fermento culturale per circa quaranta giorni con l’intento di fungere da cura per l’intera città.
Veniamo ora al metodo di lavoro e alla gestione di un programma eventi così articolato. Qual è il team di cui la Fondazione si avvale? E in che modo essa si sostiene?
Il gruppo di lavoro della Fondazione è torinese, molto affiatato e collaudato negli anni, e seguirà tutti gli eventi, se e quando necessario, anche trasferendosi fisicamente nei luoghi esterni alla Fondazione, nei quali si svolgeranno i diversi progetti nazionali e internazionali citati.
Tutte le attività sono finanziate da risorse proprie, coadiuvate da concessioni di donatori privati, da contributi della Regione Piemonte e in parte della Fondazione CRT. La Fondazione si avvale inoltre, come già anticipato, della partnership della Lavazza.
Energica e intraprendente, Beatrice Merz è anche uno dei tre soci fondatori, insieme a Chiara Caroppo e Mario Petriccione, di FLAT la nuova fiera del libro d’arte torinese che inaugurerà nel novembre 2017 durante la Torino Art Week…
L’appuntamento è alla prossima conversazione con il team di FLAT