A Venezia, in occasione dell’apertura della 57° Biennale d’Arte, in collaborazione con Galleria Continua, si è appena inaugurata nell’Abbazia di San Giorgio Maggiore la mostra personale di Michelangelo Pistoletto, One and one makes three (uno e uno fa tre), che offre una sintesi del percorso dell’artista dai primi Quadri Specchianti (1960) all’attività più recente dedicata al mito del Terzo Paradiso.
Nella suggestiva cornice dell’isola di San Giorgio incontriamo Michelangelo Pistoletto, uomo raffinato, modi gentili e grande disponibilità al dialogo.
Artista di fama internazionale e protagonista dell’Arte Povera, Pistoletto è oggi figura di riferimento nel processo di rinascita socio-culturale operato dall’arte. A lui abbiamo rivolto alcune domande.
- One and One makes three è il titolo del suo nuovo progetto espositivo pensato per l’Abbazia di San Giorgio Maggiore. Ci può spiegare il motivo per il quale è stata scelta questa location?
E’ stato il curatore della mostra, Lorenzo Fiaschi, uno dei tre soci fondatori di Galleria Continua, a selezionare questa location. Insieme abbiamo poi immaginato di installare all’inizio del percorso espositivo, al centro della Basilica di San Giorgio Maggiore, in corrispondenza della cupola, Suspended Perimeter – Love Difference (1975 – 2017), un’installazione costituita da 18 specchi sollevati da terra, che formano un infinito circolare. L’opera esorta, in lingue diverse, ad amare le differenze e si carica, qui, di una forza rinnovata.
Lorenzo ha poi pensato di ampliare il progetto espositivo includendo altri spazi adiacenti la Basilica, come la Sacrestia, il Coro Maggiore, la Sala del Capitolo e l’Officina dell’Arte Spirituale, in un excursus che a partire dai lavori più recenti ripercorresse la mia ricerca artistica fino ai lavori storici poco conosciuti o magari dimenticati.
Così, si è tentato di interagire non solo con la presenza architettonica, ma anche con lo spirito del luogo. Si consideri che la mostra è ospitata in un edificio religioso abitato dai monaci benedettini e frequentato dai fedeli! Inizialmente, in effetti, sono stato molto titubante rispetto alla presentazione della mostra negli spazi dell’Abbazia perché non avrei mai voluto si potesse incorrere in fraintendimenti o errate interpretazioni.
L’abate si è invece dimostrato un uomo di grande apertura, comprensivo e partecipe dell’intero progetto. Innanzitutto ha approvato l’installazione de Il Tempo del Giudizio (2009 – 2017), nella Sala del Capitolo, luogo in cui i monaci si incontrano per discutere e confrontarsi. L’opera si compone di oggetti-simbolo delle quattro religioni più diffuse nel mondo – Ebraismo, Cattolicesimo, Islamismo e Buddismo – che si riflettono in grandi specchi a formare una sorta di tempio. Il lavoro prevede di porre le religioni e gli uomini di fronte a se stessi per una consapevole riflessione sul proprio ruolo e impegno sociale.
Inoltre l’abate ha manifestato molto interesse per l’opera Con-tatto (2007), serigrafia su acciaio specchiante, di piccole dimensioni che rappresenta il contatto del dito di una mano umana con un altro, virtuale, prodotto dal riflesso nello specchio. Il lavoro, che evoca la Creazione di Adamo della Cappella Sistina, è stata collocata nel Coro Maggiore della Basilica: qui esprime il senso di una Creazione inedita, l’essenza della mia ricerca artistica. Questo significato ha trovato espressione piena nel desiderio dell’abate di essere fotografato insieme a me, davanti all’opera, nell’atto di compiere il medesimo gesto di contatto. La nostra unione – di consacrazione e originale missione dell’arte – ha dato vita ad una situazione nuova che rende esplicito il concetto insito nel titolo della mostra: uno e uno fa tre.
- Qual è il fil rouge sempre presente nella sua ricerca artistica dagli esordi fino ad oggi?
L’elemento essenziale della mia ricerca è la “dualità creatrice”. La creazione di una nuova entità avviene per contatto di due elementi distanti, differenti o anche contrapposti, collocati nella corretta capacità procreativa.
Il simbolo della Trinamica ovvero la dinamica del numero tre, trae ispirazione e forma da quello dell’infinito con l’inserimento di un terzo, ulteriore elemento, a creare tre spazi in connessione e dipendenza tra loro. Gli elementi esterni rappresentano le antinomie. Quello centrale è la fusione tra gli opposti e rappresenta la generazione della nuova umanità. E’ l’unione di natura e artificio, fasi opposte in cui l’uomo è vissuto, a produrre il terzo stadio evolutivo ovvero il Terzo Paradiso, in cui le prime due si congiungono in maniera equilibrata. Si tratta di un passaggio ad una realtà inedita della civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza.
- Nel 1998 a Biella Lei fonda Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, progetto di “trasformazione sociale responsabile” che colloca l’arte in relazione attiva con i diversi ambiti della società. Nel 2003 prende avvio la fase più recente del suo lavoro: Terzo Paradiso. Rispetto a Cittadellarte come si pone quest’ultimo intervento?
Il Terzo Paradiso incarna un processo che va sempre più verso una precisazione ed un ampliamento dell’operazione. L’arte è portatrice di simbologie che si riflettono sulla vita. Senza bandiere non esisterebbero nazioni. La bandiera è un simbolo e il Terzo Paradiso è la bandiera di un nuovo mondo!
- Dal 2003 Cittadellarte e Michelangelo Pistoletto portano il simbolo del Terzo Paradiso a “reincarnarsi” in centinaia di installazioni realizzate da comunità in tutto il mondo. Ci può citare qualche esempio che ha ritenuto particolarmente significativo?
Non si tratta di un’opera personalizzata, ma condivisa, nata dalla cooperazione. Il simbolo del Terzo Paradiso viene reinterpretato con materiali, installazioni e performances sempre diverse: in questo modo ognuno se ne appropria per sviluppare la propria attitudine, seguendo le linee guida di Cittadellarte.
Ricordo in particolare due episodi rilevanti. Il 16 dicembre del 2014 alcune barche di pescatori, coordinate dall’artista Alexis Leiva Kcho e dalla Galleria Continua, formano sul mare di fronte all’Avana il simbolo del Terzo Paradiso. Il giorno successivo viene annunciata ufficialmente l’intesa tra Cuba e Stati Uniti per una ripresa delle relazioni tra i due paesi.
Il dialogo tra arte e politica promosso dal Terzo Paradiso prende forma anche in due interventi esemplari: l’installazione del simbolo del Terzo Paradiso presso il Palazzo del Consiglio Europeo a Bruxelles in occasione del Semestre di Presidenza Italiana nel 2014 e la realizzazione nel 2015 di Rebirth, opera permanente collocata nel Parco del Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra. Quest’ultimo intervento si compone di 193 pietre, ciascuna proveniente da ogni paese membro delle Nazioni Unite, che, accostate, formano il simbolo del Terzo Paradiso. Un evento eccezionale realizzato in occasione del 70° anniversario dall’istituzione dell’ONU, che ne rappresenta la rinascita stessa come il titolo dell’opera pone in evidenza.
Inaugurato a Cuba nell’ottobre 2015, il modello FORUM-Cantiere di 365 giorni all’anno, è diventato un format, dedicato ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, che viene sviluppato in luoghi diversi a livello mondiale. In ciascuna occasione, il format prevede momenti di condivisione di strategie tra soggetti pubblici e privati, individui e istituzioni che si impegnano in una quotidiana pratica della sostenibilità in ambiti differenti: dall’energia al cibo, dalla produzione al dialogo interculturale, dal design all’agricoltura, dalla cultura alla politica…
Si crea così una rete partecipativa capillare che diventa suggerimento politico a partire dall’atto artistico.
- Si è parlato di rinascita a più livelli. Quando ha pensato di attivare la pratica del Rebirth Day?
Il 21 dicembre del 2012, secondo il calendario Maya, si sarebbe verificata la fine del mondo.
Io ho considerato che la fine del mondo non sarebbe avvenuta in quel momento esatto, ma quella data poteva essere il giorno di una rinascita di cui l’intera umanità aveva bisogno come ri-forma consapevole dei principi e dei comportamenti etici che guidano la vita sociale, politica, ecologica a livello internazionale. Il 21 dicembre 2012, giorno del solstizio d’inverno, è stato il primo Rebirth Day, una festa che celebra attraverso l’arte nuovi modi per proteggere e curare il pianeta e la società che lo abita.
Gli esiti di questo primo intervento sono stati raccolti in un video e presentati per la prima volta al Louvre nell’ambito del mio progetto espositivo del 2013, Année 1, le Paradis sur Terre.
- Quali saranno i prossimi appuntamenti dopo Venezia?
Il 24 maggio prossimo inaugurerà a Milano presso la Galleria Christian Stein un progetto di mostra personale che ripercorrerà attraverso le opere il mio rapporto con la galleria nel tempo, a partire dalle prime mostre. In esposizione ci saranno lavori storici e più recenti, tra cui una serie inedita di circa 20 specchi con serigrafie di scaffali, che saranno poi esposti a New York da Luhring Augustine e a Londra da Simon Lee.
Per quanto riguarda invece le attività condotte da Cittadellarte nell’ambito dei Forum Rebirth fino alla fine del 2017 si svolgeranno i seguenti 5 interventi: a Milano – Educazione, Food e Governance (5° Forum Rebirth: 17 – 19 Maggio); Tirana – Arte e Sostenibilità (6° Forum Rebirth: 26 – 28 Maggio); Giakarta – Comunità, Lavoro e Partecipazione (7° Forum Rebirth: 14 – 20 Settembre); New York – Diritti Umani (8° Forum Rebirth: 5 – 8 novembre, in collaborazione con UN-United Nations Headquarters e Queens Museum); L’Avana – Food, agricoltura ed economia sostenibile (9° Forum Rebirth: 14 – 20 Novembre).
Grazie all’attuale indagine artistica di Pistoletto, il fruitore è invitato ad una riflessione sul destino dell’uomo e sull’urgenza di una trasformazione sociale attraverso l’arte, il confronto e l’apertura verso le differenze.
Già nel 1968 così recitava il suo Manifesto Collaborazione: “Con questo manifesto invito le persone che lo desiderano a collaborare con me alla XXXIV Biennale di Venezia.
Io per collaborazione intendo un rapporto umano non competitivo ma di intesa sensibile e percettiva. Cedere una parte di me stesso a chi desidera cedere una parte di se stesso è l’opera che mi interessa”.