La Fiat 500, nata nel 1957 con l’intento di dare un’automobile a tutti, con il tempo è diventata una vera e propria icona. Ancora oggi nel cuore degli italiani, continua ad essere oggetto del desiderio anche per le nuove generazioni.
Vedere oggi, sulle strade che percorriamo ogni giorno, una vecchia 500 non è affatto un evento raro. Molti sono ancora coloro che, nonostante le assurde limitazioni sul traffico per le vetture d’epoca, la usano quotidianamente. Perché come la 500 non c’è nessuna altra vettura. In netta controtendenza con le moderne vetture che sembrano ormai dei furgoni, piccola e agile se la cava ancora egregiamente nel traffico odierno.
Certo, chi scrive forse ha una visione un po’ romantica e di parte sulla bicilindrica torinese, ma sull’aspetto estetico non si discute. La 500 piace trasversalmente, sia a chi l’ha posseduta e guidata in passato e sia a chi la sceglie oggi come vettura da collezione. Sembra incredibile, ma la gente per questa piccola automobile prova un vero e proprio affetto, tutti la vedono e ne identificano immediatamente le “forme”, proiettandola fra gli oggetti di design più riconosciuti a livello mondiale. Non per nulla, proprio i suoi sinuosi raccordi ottengono il prestigioso riconoscimento del “Compasso d’oro” con le seguenti motivazioni: “La vettura Fiat 500 a cui viene attribuito il Compasso d’oro 1959 costituisce un tipico esempio, nel campo dell’automobile. di una forma nata dalla stretta integrazione fra tecniche proprie della grande serie nell’industria meccanica e particolari esigenze di economia nella produzione di una macchina di ampia destinazione popolare. Il premio, sottolineando la coraggiosa rinuncia alla figuratività tradizionale dell’automobile attraverso un attento riesame del complesso dei suoi elementi fondamentali, intende portare in rilievo il fatto che tale concezione, oltre ad aver condotto il designer alla massima limitazione degli elementi superficiali del costume decorativo segna una importante tappa nella strada verso una nuova genuinità espressiva della tecnica.”.
Incredibilmente l’impatto sociale che ha avuto la 500 sulla popolazione, nonostante sia in ritardo rispetto alla più grande 600, è stato decisamente maggiore e indubbiamente più efficace. Analizzandolo con gli occhi di oggi, al di là dell’aspetto estetico a favore della 500, sembra quasi che la 600 faccia parte di un passato ormai remoto, di cui non avere particolare nostalgia, mentre invece la 500 è già parte di un mondo fatto di conquiste personali, di libertà e di maggior benessere.
Per intenderci, la 500 è un oggetto che volenti o nolenti è intergenerazionale, non relegato al semplice ruolo di “auto d’epoca” o, almeno, non solo a quello. La “simpatia” generata dall’utilitaria torinese, data dalle sue forme, dal suo bicilindrico scoppiettante, è incredibile, sia per chi ha la passione per i motori e sia per chi poco se ne intende. Del resto l’ingegner Dante Giacosa, “padre” della piccola vettura, era ben conscio che quello che oggi definiamo “design” è fondamentale per il successo verso il pubblico. Raccordare perfettamente le superfici, rendere la linea di un’automobile “completa” è un’opera che pochi possono dire di aver portato a termine con successo.
Guardare un’auto e pensare che qualunque modifica estatica sarebbe di troppo, esprime bene questo concetto. Ma non solo. Un piccolo ed insignificante particolare, in mezzo a questi tratti, ha fatto si che la 500 fosse sinonimo di libertà: il tetto apribile. Quel quadrato di tela nera, rende unica questa auto. Che sia il tamburellare della pioggia in inverno o il sole che scalda il viso d’estate, non importa, sono sensazioni che la piccola 500 ha dato a tanti e, se ancora oggi è sinonimo di libertà è anche grazie a questo. Provare per credere.
Matteo Comoglio