La nuova “esperienza espositiva” a cura di Treti Galaxie.
“Esiste una consacrazione temporanea per le giovani donne o ragazze che soffrono dell’attacco di vapori isterici (…). Si crede che queste ragazze siano state toccate da un serpente che, avendo concepito una propensione per loro, ha ispirato questa sorta di furore” (Charles de Brosses, “On the Worship of Fetish Gods”, da “The Returns of Fetichism: Charles de Brosses and the Afterlives of an Idea”, University of Chicago, 2017).
Questa citazione di Charles de Brosses (Digione, 1709 – Parigi, 1777) filosofo, politico e linguista francese, che coniò il termine “feticismo” accoglie il lettore nell’atmosfera trasognata del progetto espositivo sept préludes di Clémence de la Tour du Pin.
Si tratta di un viaggio onirico e immaginifico, quello che l’artista francese Clémence de La Tour du Pin (Roanne, 1986), per la prima volta in Italia, e Treti Galaxie – in collaborazione con il Museo Pietro Micca e l’Associazione Amici del Museo Pietro Micca – invitano a compiere, a 13 metri di profondità, all’interno dei suggestivi cunicoli del PASTISS torinese, fortezza sotterranea, costruita nel XVI Secolo per volontà del Duca Emanuele Filiberto di Savoia e da allora mai più concessa al pubblico.
Utilizzato nel secondo dopo guerra come rifugio antiaereo, il luogo racchiude segreti e stratificazioni di storie e memorie che sembrano materializzarsi nella mente del fruitore, rievocate dalla voce del curatore Matteo Mottin, instancabile guida della spedizione sotterranea.
L’artista, da sempre affascinata dall’idea e dal significato di labirinto come luogo caratterizzato da un involuto percorso senza via d’uscita, facilmente assimilabile ai dedali cerebrali o alle architetture intrauterine, propone qui un iter sinestetico d’eccezionale seduzione.
La prima delle due installazioni di Clémence è collocata in un’ansa del muro e rappresenta un castello stilizzato, sospeso come le stalattiti che sporgono dal soffitto ribassato del passaggio sotterraneo, buio e soggetto a ignote presenze notturne. Si tratta della metafora della mente dell’artista: un mix di immaginazione e ricordi di bambina vengono presentati ai visitatori in un gioco di sorpresa e immedesimazione.
Ed è proprio con l’intento di ripercorrere gli ambienti e le gallerie già esplorate nel 1740 dal prozio Charles de Brosses, Clémence installa, negli spazi più profondi della fortezza, la seconda opera, composta da alambicchi e sistemi filtranti per catturare campioni di ombre, impurità, odori conservati nell’atmosfera del luogo: un’avventura mnestica, evocata da una struttura metallica con sette ampolle, come note su un pentagramma (sept préludes) che alludono alla melodia della memoria.
Sept préludes è il nuovo evento espositivo ad opera di Treti Galaxie, il progetto artistico e curatoriale fondato a Torino nel 2016 da Matteo Mottin, Ramona Ponzini e Sandro Mori.
Si tratta di un trio composto da figure molto diverse tra loro – Ramona è esperta di giapponese e musica noise, Matteo è specializzato in ingegneria meccanica, Sandro è responsabile dell’aspetto finanziario ed economico della società – accomunate, però, dalla passione per l’arte, che – come affermano – “ha il potere di migliorare la vita di chi ne fa esperienza”.
Treti Galaxie, attraverso un sapiente lavoro di ricerca e di dialogo con gli artisti e nell’intento di scoprire luoghi inaccessibili e darne nuova visibilità, sorprende lo spettatore e lo invita ad esplorare la “terza galassia” dell’arte contemporanea.
La mostra sarà visitabile, su appuntamento, fino a mercoledì 29 novembre!
www.tretigalaxie.com