[Il titolo è rubato al grande Nabokov]
Il Re è morto lunga vita al Re.
Porsche 356 D. Così titolava, la rivista “Christophorus”, all’uscita della nuovissima Porsche 356 D, l’evoluzione della mitica Speedster, che tanto successo aveva avuto all’epoca
Ci sono momenti in cui, un prodotto industriale, qualunque esso sia, raggiunge l’apice del suo successo, vuoi per la forma perfetta, vuoi per la sua usabilità ma le ragioni sono quasi sempre molteplici. Questo è ciò che successe alla Porsche negli anni ’50 con la 356 Speedster.
Un modello nato quasi per caso, fortemente voluto per il mercato americano e, seppur considerato “cheap”, dal pubblico di allora, forte di un successo incredibile. La sua linea armoniosa è semplicemente perfetta, qualunque riserva si possa avere sulle curve della 356 con la Speedster sparisce, è uno di quei rari “oggetti” disegnati bene, da paraurti a paraurti.
Però, c’è sempre un però, a un certo punto, ci si rende conto che, anche ciò che si crede completo, ha dei margini di miglioramento e accade che si debba rimettere mano a quelle linee. Ed è così, che da una costola della mitica roadster nasce un’altra roadster che, come dice una canzone è “come prima, più di prima”. Ma per capire qualcosa di questa nuova 356, è necessario fare qualche passo indietro e ripercorrere brevemente la storia e la nascita della “Speedster” che, come dicevamo, è strettamente legata agli Stati Uniti.
Fin da subito, infatti, la piccola sportiva tedesca ha un ottimo successo in America, grazie alle dimensioni contenute, alla linea piacevole e alle sue doti sportive. L’importatore Max Hoffmann però non è ancora del tutto soddisfatto, intuendo che la 356 ha un potenziale decisamente maggiore, a cui sarebbe bastata una ulteriore “spinta”. Perché, quindi, non creare un modello pensato appositamente per il mercato statunitense e in particolare per la mitica West Coast? Così, in poco tempo, nel 1954, viene approntato un modello di 356, denominata “Speedster”, appositamente modificata, alleggerita e decisamente semplificata nell’allestimento. Il parabrezza è molto basso, i sedili essenziali e praticamente privi di imbottitura, motore di 1,5 litri con soli 55 CV (a richiesta con 70 CV). Il prezzo è decisamente concorrenziale: 3000 dollari (12.650 marchi tedeschi).
La lista degli optional è naturalmente molto lunga e, in molti, non rinunciano ad arricchire la Speedster pur di renderla unica. Il successo di questa 356 è veramente incredibile, tutti la vogliono e, nonostante sia decisamente spartana emana un fascino incredibile. Anche sui campi di gara si fa valere, in molte occasioni, piazzandosi con ottimi risultati, grazie soprattutto all’affidabile propulsore.
Ma ogni vettura, seppur di successo, ha pur sempre qualche difetto che, se inizialmente si perdona, successivamente inizia a diventare sempre più evidente. Un esempio, fra tutti: i sedili. Per quanto bellissimi e sportivi, non risultano certo comodi per i lunghi viaggi, così come molti altri particolari decisamente “monastici” dell’abitacolo.
Inoltre, il piccolo parabrezza, per quanto basso e filante, a vettura aperta non garantisce una grande protezione e, a vettura chiusa, limita notevolmente la visibilità. Naturalmente sono difetti visti con gli occhi del pubblico di allora, sempre più esigente, oggi la rendono solo più bella ai nostri occhi. Per questo, nonostante le piccole migliorie apportate negli anni, la Speedster necessita di un rinnovamento più sostanziale. Così, in Porsche, si cerca un carrozziere ai livelli di Reutter, che possa costruire questa 356 rinnovata e la scelta ricade su Drauz, nella citta di Heilbronn. Molto conosciuto per altri lavori, questo carrozziere può rispettare i rigorosi standard imposti dalla Casa e gli viene affidata questa commessa.
Ogni auto è comunque costruita praticamente a mano, curata nel dettaglio e, una volta finita, un ispettore effettua tutte le opportune verifiche e se qualche vettura non è del tutto in regola, viene rimandata indietro e risistemata. Quindi, nell’agosto del 1958 inizia la produzione della 356 D “Convertibile” (la D sta proprio per Drauz), sostituendo a tutti gli effetti la “vecchia” Speedster.
Le sostanziali differenze rispetto alla progenitrice sono molteplici. Prima fra tutte e più evidente, è il parabrezza: più alto e ridisegnato, con montanti laterali in ottone cromato e telaio in generale più resistente. Il tutto rendeva più gradevole l’abbinamento con la capote, ora decisamente meno goffo, quando quest’ultima è chiusa. Contestualmente, anche il lunotto posteriore è ampliato, a beneficio della visibilità e si aggiungono due piccole gronde sui vetri discendenti laterali per la pioggia. Anche il cofano posteriore subisce piccole modifiche di dettaglio.
Le porte laterali sono identiche a prima, ma si modifica il meccanismo del vetro discendente, ora finalmente con la manovella. Al pannello porta sono aggiunte delle tasche e una di queste ha la patta richiudibile. I sedili sono ora decisamente più simili a quelli della Coupè e non sono reclinabili di serie, ma ottenibili a richiesta. Scompaiono le scritte Speedster dai parafanghi anteriori, anche se nel primo prototipo sono comparse come “Speedster D”, resta la targhetta in basso a destra sul parafango del costruttore, in questo caso appunto Drauz e non più Reutter.
Le modanature laterali in alluminio, a richiesta sulle Speedster diventano di serie sulla D, anche se si può richiedere senza. Riguardo invece alla parte meccanica, la D è disponibile con i due tipi di 1600 (già presentati sulle ultime Speedster): il normale “Damen” (Tipo 616/1 con 60 CV) o “Super” (Tipo 616/2 con 75 CV). Si sa che solo due Convertibili D sono state equipaggiate con motori “Carrera” sulle 1330 costruite. Altri piccoli dettagli che mutano, sono i bracci dei tergicristalli, lo specchio retrovisore leggermente più grande e predisposizione per il montaggio della radio sotto al cruscotto.
Tutte queste modifiche, rendono sicuramente la 356 D un ottimo compromesso fra sportività e prezzo, anche se, nel 1958, qualche irriducibile duro e puro appassionato Porsche, si lamenta comunque per la scomparsa della nuda e cruda Speedster. La 356 D Convertibile viene prodotta praticamente per un solo anno (fino a settembre 1959) e resta una bellissima e rara meteora nel panorama delle 4 cilindri Porsche. Fa sorridere pensare che questi modelli, 356 Speedster e Convertibile D, considerate all’epoca le più “cheap” o economiche del marchio, oggi siano fra le più rare e ricercate dai collezionisti, con valori da capogiro. Una bella rivincita.
Matteo Comoglio