Sarebbe bello si fossero incontrati il Barone e l’artista, avessero chiacchierato in qualche ristorante e magari avessero scritto con una biro i reciproci indirizzo su qualche foglio volante.
Il Barone di origine torinese Marcel Bich e l’artista Alighiero Boetti, torinese anch’egli; il primo nato nel 1914, fondò nel 1945 a Clichy in Francia l’azienda che produsse la penna a sfera più famosa del mondo: la mitica Bic, che per marketing cedette l’h del cognome. Boetti nacque nel 1940 e quella penna la usò e la fece usare parecchio, al punto che molte sue opere sono sature di quel particolare e uniforme tono di blu.
In fondo sarebbe potuto anche accadere, entrambi morirono nelle stesso fatidico anno, il 1994.
L’appuntamento, postumo, lo ritroviamo oggi nella città di Asti, nelle sale fastose di Palazzo Mazzetti. Qui La Fondazione Palazzo Mazzetti e la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, promuovono una mostra personale di Alighiero Boetti, dal titolo suggestivo PERFILOEPERSEGNO, con la cura di Laura Cherubini e Maria Federica Chiola.
Tema del percorso espositivo è una frase dello storico dell’arte Jean Christophe Amman , “Quel che la biro rappresenta per un occidentale, per un Afgano è il ricamo, che come una memoria sovra individuale reca in sé parti della biografia collettiva”, in ambizioso obiettivo di indagare il rapporto tra Oriente ed Occidente attraverso le opere a Biro ed i Ricami.
Boetti pensava che la cosa più importante che aveva fatto nell’arte era scardinare il meccanismo opera unica/multiplo (uno dei meccanismi alla base del sistema del mercato dell’arte). Un arazzetto è un multiplo perché può ripetere sempre uguale la frase “quadrata” scelta dall’artista ma è anche un’opera unica, perché è eseguita da mani differenti, con fili differenti e colori differenti.
In Boetti c’è una forte critica al concetto di autorialità in contrapposizione ad un forte desiderio di coralità. La biro è lo strumento più anonimo in Occidente. Il ricamo è pratica diffusa e anonima in Oriente, non per nulla delegava l’esecuzione ad altre mani, si per la parte con le biro sia per la filatura.
Il percorso espositivo consta di 65 opere che comprendono arazzi, mappe, arazzetti, ricami e cartoncini a biro. Riscoprire la lunga indagine che ha condotto l’artista ad analizzare l’eterno e conflittuale rapporto tra la cultura occidentale e quella orientale. L’esposizione pone in dialogo quindi le opere a penna biro – cartoncini realizzati in Italia sotto precise indicazioni dell’artista con l’utilizzo di penne colorate – e i ricami, una raccolta di frasi e pensieri riferite al tempo, ricamati all’interno di quadrati come formule matematiche in Afghanistan.
Asti vanta un immenso patrimonio legato alla tradizione dell’Arazzeria Scassa, fondata nel 1957 da Ugo Scassa, maestro della lavorazione e produzione di arazzi e, in particolare, all’usanza di tradurre in tessuto le opere di famosi pittori del ‘900 come Capogrossi, Corpora e Santomaso”
Alighiero Boetti, che ha esordito nell’Arte Povera nel 1967, è stato presente più volte alla Biennale di Venezia, nella cui edizione del 1990 ha ottenuto la menzione d’onore della giuria.
PERFILOEPERSEGNO sarà visitabile fino a domenica 15 luglio.
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