La mostra Giorgio de Chirico. Capolavori dalla Collezione di Francesco Federico Cerruti a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria presenta per la prima volta al Castello di Rivoli un selezionato nucleo di capolavori.
Contraddizione: parola più che appropriata per descrivere un pittore ambiguo e controverso, una poetica metafisica fortemente malinconica e disillusa. Vedere per guadare oltre i confini fisici dell’essere e della parola. E’ possibile? Forse. Ma è necessaria una profonda analisi del senso della vita ed una buona e sana autocritica.
Un’opportunità appena accennata la mostra allestita al Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli. Poche opere del grande maestro appartenenti alla Collezione di Francesco Federico Cerruti, incasellati in un ambiente vario e artisticamente variopinto, accanto ad altre opere apparentemente sconosciute e poco valorizzate. Un evento espressivo e circoscritto, rilevante ma metaforicamente limitato. Perché la vera rivoluzione del soggetto che Giorgio de Chirico ha voluto operare con il suo pensiero sfiora l’enigma, temuto, cercato, accennato nell’accostamento incongruente delle soluzioni spaziali, del colore, del vuoto, dell’ombra, del nulla inattingibile.
I quadri di Giorgio de Chirico presenti al Castello di Rivoli non esauriscono la curiosità dei visitatori. Pochi, per spiegare le molte sfaccettature della sua arte metafisica, per valorizzare le scelte equivoche della sua innovazione figurativa, per trasmettere le atmosferiche magiche di profonda poesia. Un leggero assaggio della sua arte, un’occasione per colorare l’assenza di vita e di silenzio assoluto delle forme e delle realtà quotidiane, immerse in una luce irreale e in colori e tinte innaturali.
I suoi quadri parlano di non-senso, di dubbio, di sospensione del mistero, sulla scia dei suoi maestri Schopenhauer e Nietzsche. Di sostanziale enigma espressivo.
Abile pittore e fine pensatore Giorgio de Chirico produce nel colore un’arguta ironia che si concretizza nelle sagome classicheggianti, nei pieni asettici delle figure geometriche e nei vuoti storici della prospettiva.
L’enigma. Et quid amabo nisi quod aenigma est? [che cosa amerò se non l’enigma delle cose] Tutta la pittura metafisica di Giorgio de Chirico ruota attorno a quest’idea fondante, per significare il bisogno di raccontare per immagini, l’invisibile e il senso della vita, il valore inesauribile della propria storia esclusiva, eterna come il mito che richiama spesso e che spesso rifugge. Nella ricerca spasmodica di verità e nelle associazioni sorprendenti di idee e di sensi.
Le tele pittoriche della collezione Francesco Cerruti introducono le percezione sensoriali dechirichiane, ma risultano insufficienti per apprezzare pienamente l’intima insensatezza della visione onirica dell’artista.
Maria Giovanna Iannizzi