In cima al suo ristorante, una palazzina dipinta di verde acceso con gli scuri delle finestre in rosso carminio, campeggiava una enorme scritta in bianco bordata in rosso con il suo nome. Paul Bocuse. Monsieur Paul, per tutti.
A Torino festeggiamo e rendiamo merito al grandissimo chef francese con la manifestazione Bocuse d’Or, e la ricchissima sezione Off. Per dare il giusto risalto alla sua cucina lo si è portato molto in alto. Nel ristorante più alto d’Italia. L’incantevole Piano 35. Qui un grande chef italiano, Marco Sacco, che ha conquistato e porta con invidiabile disinvoltura due stelle Michelin sulle spalline, e Due Forchette del Gambero Rosso, ha dato vita ad una serata in onore di Bocuse “interpretando i suoi piatti” come fosse una traduzione, un traghettare un mondo di qua delle Alpi.
Per chi ama le cose belle della vita, era il luogo e il momento da non farsi scappare per nessuna ragione al mondo. Ambiente rilassato e allegro, le luci del giorno che cedono alla sera attraverso le grandi vetrate per avvolgere la sala dentro un flou luminoso e discreto; personale gentilissimo, camerieri competenti, servizio raffinato e una serie di piatti che hanno qualcosa di proibito, di incantevole e che, accompagnati da champagne e vini ben accordati, aprono discorsi e pensieri di coinvolgente convivialità.
Diviene quasi indelicato offrire sul piatto bianco della lettura, il ricco menù pensato dallo chef che arriva da Verbania. Ma nella tradizione letteraria francese, l’invidia è un ingrediente che ha insaporito mille romanzi.
Quindi eccolo:
L’aperitivo ha le bollicine bionde dello Champagne Bauget-Jouette Extra Brut per stuzzicare, prima che in tavola arrivino le uova in camicia alla Beaujolaise, improvvisamente l’espressione essere nati con la camicia prende la consistenza della seta purissima, in abbinamento un Vette di San Leonardo 2017.
Ora le cose si fanno serie, l’aspettativa sale finché i passi sicuri di un cameriere porgono sulla tavola i Gratin di Maccheroni con nel calice un Riesling 2015 in grado di sconfiggere ogni cattivo pensiero.
La consistenza e il sapore del pollo della Bresse in fricassea con spugnole, che sono funghi piccoli e saporiti, è come se desse il via ad un “maestoso” per orchestra. Forse il piatto più complesso, più avventuroso che immaginiamo avrebbe regalato un sorriso soddisfatto a Monsieur Paul. In abbinamento c’era un San Leonardo 2011 di grande pienezza.
Frastornati come dopo un lungo bacio inatteso alla Tarte Tatin con gelato non si è riusciti ad attribuire il giusto valore, anche se è stata in tavola giusto il tempo di una battuta salace, di una risata, di un piccolo racconto sulla leggendaria vita di Bocuse. La Stravecchia di San Leonardo invecchiata 5 anni avrebbe sciolto contegno e riservatezza anche ad un ufficiale di cavalleria inglese.
Invitato dall’organizzatore della serata Guido Barosio lo chef Marco Sacco ha preso posto, ha poggiato lievemente i gomiti sul tavolo e con pazienza e voce da clarino basso ha elargito qualche aneddoto di quando ragazzo bussò, senza preavviso, alla porta di Bocuse.
Ma per sapere di più avreste dovuto esserci; gustare quei piatti, esagerare un po’ con i vini, per arrivare poi ai racconti, ai ricordi di Marco Sacco e finire a bagno in quell’atmosfera da Romanza per violino e orchestra Beethoveniana che solo l’ottimo cibo e la compagnia, persino se son giornalisti, può regalare.
Alla morte di Bocuse, avvenuta nel gennaio di quest’anno, il ministro dell’Interno francese disse queste parole.
“Monsieur Paul era la Francia. Semplicità e generosità, eccellenza e arte nel vivere. Possano i nostri chef, a Lione come in ogni angolo del mondo, coltivare a lungo i frutti della sua passione“.
à la santé Monsieur Paul, Torino ha fatto proprio il messaggio.
Credit fotografico Franco Borrelli