Nel 1989 cadeva un muro storico, contemporaneamente saliva, nel cielo della notorietà, il libro che fece di Ken Follet uno degli scrittori più acclamati.Sulla mobile terra dell’editoria si ergevano “I pilastri della terra”, romanzo fiume ambientato nell’Inghilterra dell’anno mille che raccontava la nascita di una cattedrale dove un giorno, un sovrano in ginocchio, fu obbligato a chiedere perdono e ad accettare una fustigazione collettiva da parte della comunità.
Un romanzo, per l’appunto.
Lo stresso titolo è stato scelto da un’artista per il manifesto che dal 25 luglio correda e apre una finestra di 6 metri per 3 in piazza Bottesini per l’edizione 2018 di Opera Viva Barriera di Milano.
L’opera di Virginia Zanetti, è la seconda delle tre opere vincitrici della open call, selezionate dalla giuria composta da Umberto Allemandi, Pietro Gaglianò, Luigi Ratclif, Roxy in the Box e da Christian Caliandro e Alessandro Bulgini, rispettivamente curatore e ideatore del progetto.
Nell’opera, una grande fotografia a colori, un gruppo di persone sono con i piedi appoggiati all’azzurro compatto del cielo, sorreggono una porzione di mondo. Atlanti del presente intenti a ribaltare il punto di vista. L’individuo regge il mondo, insieme ad altri, sfumatura determinante tra l’assumere un ruolo attivo o passivo nella società. Un singolo individuo può concorrere alla trasformazione ed al cambiamento del destino delle cose.
Capovolgere il punto di vista, condividendone l’esperienza con gli altri, creare una comunità eterogenea, errante, alla ricerca di una nuova etica o spiritualità questo l’intento dell’artista nata a Fiesole nel 1981. “Le persone che fanno la verticale stanno sorreggendo il mondo diventando I pilastri della terra ed innescano un processo di costruzione collettiva di nuovi concetti da utilizzate per trasformare il presente e disegnare nuove vie”, queste le sue parole per sintetizzare il suo pensiero.
I pilastri della terra ci ricorda il ruolo e la funzione dell’arte contemporanea: spingerci fuori dalla nostra area ‘solita’ e confortevole, verso una zona scomoda e inedita, per affrontare e attraversare quel nocciolo duro e disagevole. L’arte è uno strumento adatto, per uscire, per dire. Per non fare finta di niente.
Compito arduo, come sostenere il mondo e costruire cattedrali di bellezza.