Nello scorso Dicembre, dopo cinque anni di lavori e circa 70 milioni di euro di investimenti, è stato inaugurato il nuovo Africa Museum, ex Musée Royal de l’Afrique Centrale. Costruito per l’Esposizione Universale di Bruxelles del 1897 nel parco di Tervuren, alla periferia di Bruxelles, da Charles Girault, è diventato “Museo del Congo” nel 1910.
Voluto da Leopoldo II per esaltare il ruolo della monarchia nella colonizzazione di Congo, Ruanda e Burundi, è allestito nella splendida cornice di un elegante edificio belle époque. Nelle intenzioni dell’attuale Direzione vi è la volontà di presentare una “contemporanea e decolonizzata visione dell’Africa”.
L’accesso al Museo avviene attraverso un edificio moderno, dotato di ticket office, shop e ristorante, messo in comunicazione con il vecchio palazzo da un tunnel sotterraneo. L’Africa Museum è il piu’ grande museo del mondo dedicato all’Africa Centrale: centotrentamila oggetti, dieci milioni di opere zoologiche, sessantamila campioni di vegetazione tropicale, quindicimila tipi di minerali. Le sale, allestite tutte al piano terreno, comprendono una sezione linguistica e musicale, documenti di memoria storica degli orrori della colonizzazione, sculture di arte africana tradizionale, paesaggi e biodiversità, minerali, storie dell’indipendenza, riti e cerimonie. Tutto questo con grande profusione di mezzi tecnologici.
Attualmente è in corso la Mostra temporanea “Art sans pareil. Objects merveilleux” che presenta 77 capolavori di arte tradizionale di Congo, Gabon e Angola, appartenenti alla collezione del Museo e risalenti al XIX-XX secolo. La mostra è curata da Julien Volper ed è corredata da un interessante catalogo alla cui stesura hanno partecipato i massimi esperti sull’arte dell’Africa Centrale. L’allestimento della Mostra non consente, tuttavia, la massima valorizzazione degli oggetti in quanto essi sono confinati in spazi troppo angusti, in grandi vetrine collettive male illuminate.
Grande merito va a questa istituzione museale per aver conservato e valorizzato attraverso esposizioni memorabili le arti dell’Africa Centrale e per aver promosso studi antropologici e culturali fondamentali. Il nuovo allestimento , però, tenta con fatica di affrontare e risolvere il problema della “decolonizzazione” del Museo. Volendo dare voce alle diverse anime del mondo culturale e volendo al tempo stesso affrontare in modo trasversale i contenuti antichi e moderni della vita dell’Africa Centrale, la visita al Museo rischia di rivelarsi caotica e dispersiva per la mescolanza di troppi e disparati contenuti.
Quanto allo spinoso problema della restituzione delle opere ai paesi d’origine non possiamo che lasciare ai posteri l’ardua sentenza. Nonostante le migliori intenzioni, la storia non potrà essere cancellata. Tutto passa tranne il passato.
Testo e foto di
Bruno Albertino
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