La storia degli usi e costumi sociali permette di approfondire la conoscenza delle persone vissute in tempi diversi da quelli che viviamo oggi, così da immedesimarsi nei panni e nei fatti riguardanti il comportamento e le intenzioni di uomini illustri del passato.

Ministri del Primo Senato d’Italia
Quando, nella primavera del 2019, il direttore del Museo di Palazzo Madama, Guido Curto, ha
presentato il progetto – “L’aula del Primo Senato italiano, un racconto per immagini, musiche e
voci”- ho pensato che la collaborazione con il Liceo Artistico Passoni di Torino potesse offrire un
importante contributo stilistico, per quanto riguarda il disegno dell’abbigliamento dei Ministri del
Regno d’Italia, quei funzionari dello Stato che per primi hanno governato il nostro paese da Torino,
allora città Capitale.

Ministri del Primo Senato d’Italia

Ieri come oggi l’abbigliamento di un Ministro ha una valenza identitaria rappresentativa di una
funzione; nell’Ottocento questo valore esaltava lo spirito nazionale in un epoca in cui la nobiltà
aveva anche il diritto dovere di distinguersi.
Il re galantuomo Vittorio Emanuele II è ricordato come il sovrano unificatore di un paese allora
diviso in contee e ducati, sotto il dominio di altri Stati, che per volontà del popolo, si riunisce in una
unica Nazione governata dagli esponenti del Ministero del Presidente Bettino Ricasoli.

Dal mese di giugno del 1861 fino alla primavera dell’anno successivo, nell’aula parlamentare di
Torino, i cui arredi sono ancora oggi conservati al Museo del Risorgimento, i senatori del Ministero Ricasoli discutevano, delle politiche di governo di un’ Italia ancora ai suoi esordi.
Dal 1861 al 1864 i quattro Ministeri di Bettino Ricasoli, Urbano Rattazzi, Luigi Carlo Farini e per
ultimo il Ministero di Marco Minghetti lottarono per la centralizzazione del potere nella città
pedemontana. Nonostante una forte opposizione del popolo, sceso in piazza nel settembre del 1864
contro la decisione di allora che imponeva lo spostamento della Capitale da Torino a Firenze, la
città fu messa a ferro e fuoco per domare la rivolta dei piemontesi.

Alla riscoperta dei Ministri del Primo Senato d’Italia

Nel mondo contemporaneo, i nostri cari Presidenti del Ministero del Primo Regno d’Italia sono
rimasti dimenticati dalla collettività e dalla storia infatti i loro busti marmorei, sia pure in ottimo
stato di conservazione, sono accantonati in una sala del Museo del Risorgimento di Torino.
Gli allievi della classe 5C del Liceo Artistico Passoni hanno pensato di ridisegnare l’abbigliamento
dei senatori di allora creando delle vere e proprie caricature stilistiche, partendo dai documenti
testuali riferiti ai singoli esponenti dello Stato sovrano ed alle loro funzioni governative. Il corredo
dell’abbigliamento indossato dai 21 ministri dei quattro governi Ricasoli Rattazzi, Farini e
Minghetti è pronto per un’ esposizione museale commemorativa che vede l’uomo italiano
dell’epoca vestito in abiti eleganti confezionati dalle sapienti mani dei sarti di scuola inglese del
tempo. L’unificazione dell’Italia imponeva un rigore morale e stilistico molto poco gradito ai
cittadini delle regioni del Sud che vedevano celarsi, dietro il governo nazionale, una certa alterigia
sabauda.

Ministri del Primo Senato d’Italia
Un argomento scottante di quel tempo era la costruzione del traforo del Fejus e l’imponente
impegno economico che quell’impresa significava faceva molto discutere i piemontesi che
vedevano in questa grande opera i presupposti di nuove imposte onerose.
Manchester era un modello di economia virtuosa che piaceva molto agli illustri uomini del Regno
d’Italia in quanto le grandi industrie stavano modernizzando i loro impianti di produzione che
diventavano sempre più all’avanguardia.

Il Piemonte aveva a cuore il progresso e lo sviluppo territoriale nazionale di un paese appena nato anche se non ancora pronto ai grandi cambiamenti portati dall’unificazione.
Oggi come allora abbiamo da qualche anno un’ alternanza governativa spiazzante che sembra
riportare indietro le lancette del tempo.

Dal 2014 ad oggi i Presidenti del Consiglio Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giseppe Conte sembrano susseguirsi al Governo con la stessa ricorrenza dei Presidenti Bettino Ricasoli, Urbano Rattazzi, Luigi Carlo Farini, Marco Minghetti a preludio di qualche cambiamento storico epocale.

I nostri galantuomini Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella di regale conservano il garbo ma senza
scettro ne corona stentano a tenere unita l’Italia in un’Europa centralista e capitalista che sembra
pronta a spostare la Capitale e gli interessi nazionali da Roma direttamente a Bruxelles.
Sarebbe forse il caso di risvegliare il nostro amor patrio sopito, magari anche solo ricordando chi si
è speso per avviare il processo di sviluppo di un paese che si chiama Italia e che speriamo ancora
conservi le sue peculiarità nel tempo.

Monica Pontet