Al teatro Erba brillante interpretazione del testo scritto da Anat Gov. OH DIO MIO! Quando Dio bussa alla porta di una psicologa perché ha bisogno di terapia.
Una commedia vivace e profonda, giocata in un dialogo serrato e ironico tra i due protagonisti di Oh Dio mio, una delle opere più celebri della drammaturga israeliana Anat Gov e messo in scena da Torino Spettacoli al Teatro Erba di Torino, il 9 e 10 luglio.
Dopo i mesi di chiusura forzata del teatro per l’emergenza sanitaria, l’emozione è di tutti: attori e pubblico si ritrovano finalmente a condividere la bellezza dell’arte dal vivo.
Il testo teatrale si presta a più piani di lettura e ad interessanti attualizzazioni. Miriam Mesturino recita la parte di Ella, psicanalista nonché madre di un bambino autistico, Piero Nuti interpreta Dio.
Quando alla porta di Ella bussa un anziano distinto signore che si presenta come “Io sono colui che sono” la donna pensa dapprima a un caso di grave patologia, poi, sentitasi analizzata in profondità dallo strano soggetto, sbotta in un Oh Dio mio! e accetta con riserva di offrirgli la sua consulenza professionale.
Incredibile: Dio ha bisogno di parlare con qualcuno, si sente depresso, deluso dal suo migliore amico, l’uomo.
L’analisi di Ella segue i criteri freudiani, a partire dai ricordi più antichi… e Dio rammenta il vuoto primordiale, poi l’entusiasmo della creazione, fino alla creazione di Adamo ed Eva. Perché creò l’uomo in quello che era un magnifico paradiso? E Dio ammette: “Perché mi mancava un amico che crescesse con me, ma ora che ho miliardi di amici sono solo”.
In un botta e risposta divertente la psicanalista e Dio si provocano a vicenda e cercano di cogliere le ragioni profonde della grande delusione che sente Dio. E lui denuncia: l’uomo ha distrutto il creato e combatte in nome di un dio che neppure conosce. Eppure Ella non risparmia domande pungenti a Dio che, nella storia e nel racconto biblico, sembra aver preferito essere temuto più che amato: gli ricorda le vicende del popolo da lui eletto… i tormenti di Giobbe… le grandi maledizioni bibliche.
E Dio incassa le critiche: è in scena un Dio fragile, un Dio che piange.
L’energia e la vivacità di Miriam Mesturino ben si accordano alla pacatezza a volte grave a volte sconsolata di Piero Nuti, che regala al pubblico espressioni profondamente sentite. Un duetto coinvolgente, un umorismo arguto tipico della migliore tradizione ebraica, un retroterra culturale che attinge a Freud, alla Bibbia, al Talmud e alla storia attuale.
Avrà successo questa terapia per Dio attraverso un’unica lunga seduta? Il finale riserva un esito inaspettato. Dopo che Dio scopre di non essere capace ad aggiustare un lettore di dvd, ammette di aver perso i suoi poteri e decide di togliere il disturbo, mentre proprio allora la donna che lo aveva negato e criticato scopre di non voler vivere in un mondo senza Dio.
Questa la sintesi della terapeuta: “Lei è guarito nel momento in cui si è privato del potere. Siamo noi a dover guarire perché abbiamo preso il potere e ci roviniamo”.
Il potere: questo il male che rovina.
Dio abbandona la scena in punta di piedi e lascia il posto al bambino autistico figlio di Ella. Scoppia un temporale, arriva la pioggia tanto attesa per il giardino, il ragazzo scopre la “magia” dell’acqua, e riesce a dire la sua prima parola… L’ultima battura è la sua: “Mamma”.
Il sipario si chiude su una nuova creazione e lascia nel pubblico domande aperte sulla fede, sulla storia, sulla disagio e sulle possibilità di guarigione.
Un testo ricchissimo e una interpretazione scenica appassionata e autentica. Ottima premessa per una ripresa di vita anche oggi, in particolare nel mondo del teatro, dopo tanto silenzio.
Chiara Tamagno