Qui non c’è tensione.
E’ un luogo accogliente che ti tiene a galla.
Vivendo qui, ti dimentichi che se hai smesso di affondare non vuol dire che non sei più sott’acqua.
A.H.
A. H.
Li avremmo voluti sentire, intervenire, pronunciarsi.
Erano i preposti, i deputati a farlo. I mandarini.
Perché ?
Semplice, perché rappresentano coloro che hanno le competenze per aprire una discussione tematica. Sono gli unici che organizzano quegli incontri che culminano, ogni due anni, in cinque giorni di appuntamenti pubblici: lezioni, dibattiti, letture, forum, seminari di approfondimento e momenti diversi di coinvolgimento attivo della cittadinanza.
Avrebbero trovato, se lo avessero desiderato, il prezioso spazio degli editoriali sulle pagine dei quotidiani, nelle riviste d’opinione, in radio e persino in televisione.
Invece niente. Silenzio.
Eppure si erano posti a baluardo della salvaguardia della dignitosa convivenza civile che abbiamo imparato a chiamare Democrazia.
Potevano e forse avrebbero dovuto farlo perché possono contare sulla presenza dei più autorevoli protagonisti della cultura nazionale e internazionale, hanno dalla loro parte la collaborazione di oltre 70 tra istituzioni tra enti e associazioni, e questo rende possibile una ricca circolazione di idee, suggestioni, proposte.
Stiamo parlando delle donne e degli uomini che ogni biennio con inappuntabile competenza affrontano sia il complesso tema della cultura che la diffusione della democrazia: il mondo della kermesse Biennale Democrazia.
Una manifestazione unica nel suo genere nata e realizzata a Torino con un eco nazionale. Raccoglie tra le sue fila docenti universitari, intellettuali, giuristi, giornalisti, costituzionalisti tutti di chiara fama.
Quel mondo che con lingua raffinata sa offrire orazioni civili, confeziona splendidi principi, esplica una liturgia di conoscenze approfondite elargite con impeccabile limpidezza a chi li ascolta, legge i loro libri e trae insegnamento da quelle occasioni.
Nondimeno questa cerchia di fini cultori di quella strana materia che è la democrazia nel momento più difficile, nei giorni dell’isolamento, hanno taciuto, lo fanno tutt’ora.
L’occasione era durante il confinamento causato dal Covid 19. Mentre le leggi e l’impianto costituzionale veniva messo sotto stress, i decreti torcevano alcune norme fino al limite e alcuni provvedimenti facevano fatica a trovare una legittimità.
Tutt’intorno cresceva una tale mole di disposizioni, così complesse e stratificate, da causare incertezza, sgomento, fino a generare difficoltà nel recepirle non solo ai normali cittadini ma anche presso i cosiddetti “operatori del diritto”.
Ora che le cose stanno ritornando lentamente ad una presunta normalità sarebbe interesse collettivo ascoltare le loro opinioni, quella competenza rara che sa mettere a fuoco i dettagli.
Per comprendere meglio all’interno di una Repubblica Parlamentare come si colloca il concetto di democrazia, come lo si legge in chiave contemporanea, per aiutarci a decifrare l’accaduto, il darsi dei fatti e le conseguenze che ne derivano.
Ci si augura che non si debba attendere il prossimo anno per vederli riemergere sulla ribalta del pensiero argomentato, fedeli alla scadenza programmata, quando probabilmente saremo emancipati dal dramma e gli eventi cominceranno a sfocare e perdere la precisione dei contorni.
Urge intervenire subito, partecipi dell’attualità. Adesso che il corpo della democrazia è caldo e ancora segnato dalle linee di febbre della pandemia, per curarlo con le parole e i pensieri adeguati.
D’altra parte come si fa a stare zitti, con tutto quello che accaduto ?