Quante volte ci è capitato di apprendere una notizia semplicemente guardando la fotografia affiancata ad un articolo che ci è comparso sulla nostra bacheca di Facebook, oppure che è in primo piano su una pagina del giornale?
Accanto un titolo, forse arriviamo a leggere il sottotitolo e così , a nostro modo, abbiamo recepito l’informazione. Quello scatto ha creato in noi delle emozioni, ci ha trasferito quel qualcosa che provocherà dolore, rabbia, felicità, compassione. Così, oggi, la maggior parte della comunicazione è concentrata sull’immagine e le fotografie giocano un ruolo fondamentale non solo nel marketing ma anche nella comunicazione di ogni notizia che sia di cronaca, di politica o di cultura.
L’avvento dei social ha portato la comunicazione attraverso fotografie e video ad essere molto più diretta e performante rispetto a quella scritta. Se facessimo un sondaggio, in particolare tra i giovanissimi. la maggioranza degli intervistati ci direbbe che sono pochissime le volte che si è soffermata a leggere un articolo dal titolo fino all’ultima parola. Il più delle volte la il messaggio è stato trasmesso dalla fotografia. Ecco che comprendiamo l’importanza degli scatti che accompagnano le notizie.
Ma ci siamo mai chiesti da dove arrivano quelle fotografie?
“Non è il web che ha originato le foto ma c’è qualcuno che ci ha messo del suo, della creatività” ci dice Paolo Ranzani, noto fotografo torinese che sostiene con convinzione la campagna “IoLavoroConLaFotografia“, lanciata dal Coordinamento delle Associazioni di Fotografi Professionisti. In questo contesto si inserisce il tema del diritto d’autore sulle fotografie, un problema che, in particolar modo in Italia, mette a dura prova tutto il settore. Paolo Ranzani, martedì sera, 21 luglio, in oltre 20 città italiane si è svolto il flashmob #IoLavoroConLaFotografia, a Torino eravate quasi 100 persone.
Quale messaggio avete voluto lanciare?
Gli obiettivi della nostra mobilitazione sono principalmente due: accentrare l’attenzione del pubblico e dei media sulla professione della fotografia e ottenere una modifica legislativa affinché si tutelino gli autori di tutte le fotografie. La nostra è una professione e il lavoro di chi produce le immagini deve essere sempre riconosciuto.
La legislazione italiana oggi non tutela il diritto d’autore sulla fotografia?
L’Italia è forse uno dei Paesi in Europa con minore tutela. Infatti si sta lavorando alla modifica della legge sul diritto d’autore in fotografia. Oggi in sede di processo un giudice è chiamato a decidere se una fotografia è semplice o è creativa. Una distinzione anacronistica.
Mi spieghi meglio…
Non può esistere questa distinzione. Chiediamo che la fotografia sia giudicata sempre con pari dignità: nella musica non c’è un brano “inferiore” ad un altro, tutti i brani sono protetti allo stesso modo. Così deve essere anche per le fotografie. Questa distinzione impone anche un tema temporale: le opere creative e artistiche restano protette per 70 anni dopo la morte dell’autore, mentre le “semplici fotografie” solo per 20 anni dopo la realizzazione.
Porto l’esempio della famosa fotografia di Falcone e Borsellino di Tony Gentile che oggi, trascorsi 20 anni dallo scatto, è famosa e utilizzata ma non è più coperta dal diritto d’autore. E’ stato lo stesso Gentile che giusto qualche giorno fa come gesto dimostrativo di denuncia con pennellate di vernice bianca ha cancellato la sua fotografia più conosciuta.
Ma le immagini trovate sul web di chi sono?
Tutte le fotografie sono state scattate da qualcuno e ognuna di esse racconta l’impegno e la creatività di chi l’ha scattata. Dobbiamo lavorare perché passi questo concetto. Non è il web che ha originato uno scatto. Spesso anche i giornali utilizzano per i propri articoli fotografie prese dal web. Non è corretto.
Come ha vissuto il lockdown e la ripartenza il vostro settore?
Alcuni di noi hanno sofferto e stanno soffrendo molto, pensi ai fotografi di matrimoni che ancora oggi non sono riusciti a ripartire con il lavoro. Chi come me lavora in studio è riuscito a ripartire con tutte le precauzioni del caso ma non è ripartito il lavoro con le grandi aziende.
Prossimi step?
Non abbiamo alcuna intenzione di fermarci, nei prossimi mesi seguiranno molte iniziative tra cui spot virali. Dobbiamo portare l’attenzione di molti su questo argomento.
Tommaso Varaldo