Dividere con spericolata non curanza un paese con la stessa ipotesi geometrica di quando le nazioni tracciavano confini con il righello di paesi africani mai visitati pare essere la propensione dell’attuale governo.
La divisione in questo caso esula dalla geografia ma entra con la stessa inqualificabile alterigia da colonialista nel momento in cui decide di tracciare una linea che demarca chi salvare e chi sommergere, ricordando Primo Levi e il suo ultimo saggio scritto.
L’Italia ha scelto con scontata sciatteria di mandare in malora tutto il mondo dei lavoratori del sistema culturale. Senza rimorsi, ripensamenti, rincrescimenti di sorta. Come fosse un corpo estraneo, un intruso da sempre tollerato con faticosa condiscendenza salvo quando può rivelarsi utile. A quel punto strumentalizzato, imbarcato per una iniziativa o per una facciata di decenza.
A voler vedere un feroce e forzato parallelo ci si può trasferire al video in cui, un poliziotto americano dopo aver arrestato e immobilizzato un uomo forse colpevole, lo soffoca con il ginocchio malgrado questi cerchi di far sentire la propria voce per dire che non riesce più a respirare. L’uomo in questione è George Floyd e la città in cui è avvenuta la tragedia è Minneapolis.
Ora l’Italia non userebbe mai le ginocchia, non è mai così spietatamente intenzionale. Semplicemente al settore cultura ci si è seduta sopra. Con tutto il peso della propria proverbiale indifferenza, per citare De Andrè, “ lo Stato che fa. Si costerna, s’indigna, s’impegna. Poi getta la spugna con gran dignità”.
Ecco, questo lo stato dell’arte. Se il gioco di parole risulta amaro, dovrebbero provare quanto è agra la vita di chi di progetti, spettacoli, opere d’arte, curatele, concerti, e quant’altro vive o cerca di sopravvivere.
Il comparto culturale ha certamente le sue colpe. Mai stato unito, mai saputo farsi rappresentanza, mai stato capace di rispettare davvero i colleghi. Preso e perso in mille beghe da retrobottega oggi si ritrova solo, espulso dalla categoria di lavoratore e in attesa di una mancetta che gli permetta di pagare le bollette.
Invece, ogni piccola media azienda che produca qualsiasi oggetto, non si sa in che modi, se rispetti e applichi le regole, è considerata, per sua fortuna da salvare e preservare.
In fondo la scienza applicata di chi elargisce DCPM come mele del giorno che non si sa dove possano cadere, valuta che ci si contagi solo seduti davanti ad un violino, ad un danzatore o peggio un attore che declama o peggio nell’affollatissimo luogo da cui, a debita distanza si contempla un dipinto.
“Ma viva l’Italia, paese d’arte
Viva i suoi artisti tenuti in disparte
Fuori dal mondo per settimane
Schiavi del cuore e di un pezzo di pane”. Cammariere.