Viviamo in un’epoca in cui nelle società occidentali la famiglia sta affrontando una profonda crisi, di cui è indice eloquente il crollo della natalità. In Italia, purtroppo, da anni la questione è ben lungi dall’entrare nell’agenda politica governativa. Nel frattempo, nell’ultimo anno, la pandemia ha aggravato la condizione sociale ed economica di moltissimi nuclei familiari, a cominciare da quelli che già si trovavano in situazioni svantaggiate.
Dietro gli effetti più visibili della pandemia, infatti, si nasconde un’altra emergenza che non può essere sottovalutata soprattutto perché coinvolge i componenti vulnerabili della famiglia che rappresentano il futuro del Paese: i minori. Ansia, depressione e sindrome post-traumatica da stress sono solo alcuni dei disturbi correlati al Covid e alle restrizioni adottate per limitare il contagio. Secondo uno studio dell’Istituto pediatrico Gaslini, dall’analisi dei dati relativi alle famiglie con figli minori di 18 anni emerge che nel 65% di bambini di età minore di 6 anni e nel 71% di quelli di età maggiore di 6 anni (fino a 18) sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione.
Oltre a questi dati allarmanti ci sono poi quelli relativi all’abbandono scolastico: lo studio Ipsos e Save the Children stimano che almeno 34 mila studenti delle superiori abbiano interrotto il percorso di studi. I motivi sono certamente riconducibili soprattutto alla Dad, che rende più difficile la concentrazione e il seguire le lezioni, cosa che porta i giovani a carenze nell’apprendimento.
A questo si aggiungono i dati relativi agli studenti con disabilità, che stimano che almeno uno studente disabile su quattro sia stato almeno in qualche periodo tagliato fuori dalla didattica a distanza. Si registra, inoltre, un aumento considerevole della violenza domestica (nel 2020 + 113% di chiamate al numero di emergenza antiviolenza rispetto al 2019) ed un maggior rischio di suicidi/tentativi di suicidio negli adolescenti.
Secondo i dati della Neuropsichiatria infantile dell’ospedale Regina Margherita di Torino i ricoveri per tentativi di suicidio tra giovanissimi sono quintuplicati dal 2009 al 2020 e nello stesso periodo (2009-2020), nel day hospital psichiatrico, l’ideazione suicidaria è passata dal 10% all’80% dei pazienti in carico. A tutto ciò va aggiunto il contorno sociale, con l’azzeramento della socialità e della convivialità.
Per l’infanzia e l’adolescenza urge un’attenzione particolare
Tutti questi dati così allarmanti impongono una seria riflessione su come la società e soprattutto gli enti preposti debbano intervenire nella salvaguardia e nella tutela dell’infanzia e dell’adolescenza. Se inseriamo tutto quanto sopra esposto nel contesto già critico che molti nuclei familiari vivevano prima della pandemia, allora il tutto diventa ancora più drammatico: di fatto già nel 2017 in Piemonte (dati IRES) il 9% della popolazione minorile (60 mila minori) era in carico ai servizi sociali, con quasi 3 mila minori allontanati dalle proprie famiglie e di questi poco meno della metà posti in comunità per minori o in comunità terapeutiche.
E’ pronto il sistema degli enti preposti a dare risposte concrete ed efficaci a questa situazione drammatica che si presenterà sempre più pesantemente nei prossimi mesi? Ciò che è ancora più allarmante è che emergevano già nel contesto sociale pre pandemia una serie di gravi criticità nelle politiche di sostegno alle famiglie in difficoltà e nella protezione dei minori e dei genitori stessi (nella gran parte madri) vittime di violenza.
L’opinione pubblica si è allarmata per vicende, clamorosamente salite alla ribalta mediatica, che hanno evidenziato problemi di notevole gravità riguardanti il sistema che regola gli allontanamenti dei minori dal proprio nucleo familiare e la loro collocazione in comunità.
Si allontanano i minori dalle proprie famiglie troppo facilmente e su considerazioni molto spesso superficiali? Si interviene quasi sempre tardivamente e non si punta sulla prevenzione? Le numerose storie raccolte da inchieste giornalistiche o raccontate da giovani cresciuti nelle comunità impongono che non si possa più negare l’evidenza delle gravi criticità delle condizioni strutturali, organizzative e gestionali di molte comunità per minori, in particolare quelle terapeutiche.
Le autorità sono certe che molti dei luoghi deputati al recupero e all’aiuto dei minori e del loro armonico sviluppo fisico, psichico e relazionale siano in grado di svolgere tale funzione? Purtroppo le incontestabili criticità emerse dalle testimonianze e dai fatti non rischiano che aggravarsi ulteriormente nel drammatico contesto sociale ed economico che questa pandemia ha causato. Quale sarà la risposta degli enti preposti a fornire tutele ai minori e alle famiglie? Non si può pensare che risposte efficaci vengano date dallo stesso sistema che si è dimostrato, in molti casi, inadeguato o inefficiente.
Proprio sulle criticità relative al sistema che regola gli allontanamenti dei minori del nucleo familiare e sulle condizioni organizzative e gestionali delle comunità, intervengono undici associazioni piemontesi che si uniscono nel costituire un tavolo di lavoro “per i minori dai diritti negati”, pubblicando un manifesto che racchiude impegno e finalità del nuovo coordinamento interassociativo proposto dall’Associazione Infanzia e Famiglia AIEF e dall’Associazione Interdependence.
“Occorre imprimere una svolta profonda, che davvero tuteli i diritti dei soggetti vulnerabili che rappresentano il futuro del Paese: cioè i bambini e gli adolescenti. Il che può avvenire in un’unica direzione: puntando sulla prevenzione e su interventi di sostegno alle famiglie basati sulla multidisciplinarietà, affinchè l’allontanamento dal nucleo familiare d’origine sia davvero una extrema ratio, sempre nel superiore interesse del minore e garantendo il suo diritto all’ascolto. Si tratta di un impegno etico e di civiltà. Solleciteremo le istituzioni e gli operatori del settore a una revisione completa del sistema delle comunità e del loro funzionamento” riporta il manifesto, sottoscritto dall’Associazione Infanzia e Famiglia AIEF, Interdependence, Comitato dei cittadini per i diritti Umani CCDU, l’Associazione U.D.I.R.E., l’Osservatorio Giuridico Italiano OGI, l’Associazione Genitori Separati e Figli GESEFI, l’Associazione papà e mamme separati, l’Associazione Donne Italiane Volontarie Associate DIVA, l’Associazione ANCORE e l’Associazione Italiana Genitori AGE con l’Istituto di ricerca IRSEF.
E’, quindi, necessario che le Istituzioni ad ogni livello si interroghino e diano delle risposte concrete sulla necessità di mettere la tutela e la salvaguardia dell’infanzia, dell’adolescenza e della genitorialità al primo posto.
Tommaso Varaldo
Presidente Associazione Infanzia e Famiglia AIEF