Si potrebbe dire che all’amico Don Luca Peyron abbiano fatto un vero scherzo da preti. A subire l’amaro scherzo non è però il solo; con lui, ne patisce le conseguenze la città nel suo complesso.
L’atteso centro per l’intelligenza artificiale che aveva avuto Torino come sede designata, per cui si erano spesi con particolare lungimiranza oltre a Don Luca il Politecnico, il mondo industriale, ricercatori e cittadini che vi ravvisavano l’opportunità di un rilancio della città è sparito dal Piano nazionale di ripresa del governo Draghi.
Erano previsti ottanta milioni da investire e circa seicento assunzioni.
Tutto artificiale. Nel senso più deteriore. Tutto svanito. Nemmeno rubato dai milanesi. Semplicemente derubricato.
Il suo essere artificiale deve avere indotto il governo a considerarlo poco concreto, difficilmente intellegibile e forse persino pericoloso. Il vecchio sogno di ri-produrre l’uomo, la scienza che si fa coscienza e il destino implicito di giungere ad una eventuale consapevolezza. Il tema deve avere persuaso i politici piemontesi a una sorta di defezione o colpevole disattenzione. Non si hanno infatti riscontri di battaglie allo spasimo per difendere l’ipotetico istituto dedicato all’intelligenza artificiale.
Ora, probabilmente, ci toccherà fare ricorso alla vecchia intelligenza naturale. La stessa che ha concepito e prodotto la scienza, la mistica, l’astronomia, ha dato adito al conoscere e statuto al manifestarsi del mondo.
A Torino l’intelligenza non è mai venuta meno, le dimostrazioni sono infinite e sotto gli occhi di tutti. Ci verrà qualcosa in mente, possiamo starne certi.