La galleria di Riccardo Costantini insieme a Carlo Galfione concedono tempo fino all’11 settembre per condurvi dentro alla personale “Le vite degli altri”. Titolo reso famoso dal film di Florian Henckel von Donnersmarck uscito nel 2006 e vincitore di un Oscar.

Il segreto di una vicinanza.

Holiday

Nei dipinti di Galfione si ritrova una qualità simile all’innocenza, qualcosa che ha a che fare con la timidezza, la gentilezza e l’esitazione. Una gioventù di stampo antico.

Leggere e raffinate carte da tappezeria accolgono in sottostrato immagini sottratte dal quel nuovo pianeta che abbiamo inventato: il web; queste immagini riviste e ripensate, appartenenti però a qualcuno, divengono attraverso la pittura un elemento nuovo, intonso. Un clin d’œil alle vite degli altri, visti più che ascoltati, a cui viene sottratta una porzione del loro visibile.

La tappezzeria, invenzione francese attribuita Jean Papillon, detto il Giovane, per distinguerlo da suo padre, Jean Papillon detto il Vecchio, per rendere le cose semplici, apprese l’arte di incisore su legno, e iniziò a disegnare stoffe per tappezzieri e per tintori nella seconda metà del 1600.

Papier peint conosciuta anche come carta di Francia, divenuta comunemente la carta da parati, un pò parade, ideale per decorare le pareti degli appartamenti della borghesia sempre così attenta a far bella figura contenendo le spese. Paesaggi, mazzi di fiori, disegni geometrici, motivi floreali, tutti i disegni erano pensati in modo tale che, un volta applicate le strisce di carta sul muro, risultasse un decoro completo e senza interruzioni di continuità.

L’interno delle case, et summo loco, è la tavolozza ideale su cui Galfione ha deciso di lavorare, uno stratagemma d’intimità circolare, che esce al mondo senza aprire veramente la porta, un girotondo panottico e lieve che sa prendersi gioco del decoro delle case di quella borghesia prima citata.

Il segreto di una vicinanza.

Porcelain

I suoi paesaggi creano un dentro nel fuori, che è la cifra dell’intimità, portano a connessione le cose che non si riescono a collocare, che mancano o sfuggono a un sistema definito. Si intuisce una possibile via d’accesso a una realtà che finge di avere confini netti, precisi, definiti una volta per tutte.

Come scrive la curatrice Federica Maria Giallombardo, “Il fascino nella poetica di Galfione risiede proprio nell’amalgamazione dei contrasti (sociali, economici, ambientali, estetici) grazie a un sapiente tratto pittorico che invece è un punto di incontro coerente e nobilitante; i soggetti umani vengono offuscati od obliati come un residuo di memoria che si intreccia con la trama delle decorazioni; il paesaggio invece assimila le textures lasciandole trasparire in controluce come un ordito sotteso tra artificio e natura”.

Forse, i dipinti di Carlo Galfione, senza formule precostituite, senza prescrizioni particolari, ci indicano, per un lunghissimo istante, il segreto di una vicinanza.