I super bonus edilizi possono essere una manna dal cielo o uno tsunami di letame. Passare dall’una all’altro può essere molto più facile di quanto si pensi e visto che a un anno e mezzo dal varo del Superbonus 110% e del bonus facciate, molti nodi stanno venendo al pettine, ieri ho telefonato a Stefano Vanzini, che si occupa di edilizia da due generazioni ed è stato anche presidente, nella Confartigianato torinese, della ANAEPA, Associazione Nazionale Artigiani dell’Edilizia, dei Decoratori, dei Pittori e Attività Affini.
Conosco Stefano da quarant’anni, l’ho sempre visto sgobbare tra latte di vernice e ponteggi; gli riconosco franchezza e onestà intellettuale.
“Partiamo da un elemento di base. Il Superbonus 110% non doveva essere spalmato su 3 anni, ma su 30. Se devi rimettere mano alla quasi totalità del patrimonio immobiliare nazionale e efficientarlo a livello energetico, in un triennio non risolvi di certo il problema. – esordisce – Poi c’è davvero chi ha pensato che con il superbonus ristrutturarsi casa non solo fosse senza costi, ma che addirittura ti arrivasse qualche soldino in tasca. Ovviamente non è così.”
Vanzini lo definisce “orgasmo 110%”, ed ha scatenato il putiferio.
“Dopo oltre un decennio di crisi nera, i bonus edilizi (nel 2021 soprattutto il bonus facciate) hanno riacceso il comparto, è innegabile. Per quello che mi concerne, sto fatturando, rispetto al 2019 il 60% in più. Ovviamente il 2020 non lo considero.”
Però ci sono tante, troppe controindicazioni. Andiamo con ordine: il primo problema è stata la proliferazione di cantieri e di nuove imprese edili, sulla cui affidabilità c’è di che dubitare. “Tra qualche anno un bel po’ di interventi fatti con il superbonus saranno da rifare. Se a fare il piastrellista o il posatore di cappotto isolante arriva uno che fino alla settimana prima faceva il magazziniere, non ci si può aspettare granché.”
Sull’altare del Superbonus 110%
In pratica, se io domani decidessi di fare il muratore (Dio non voglia, non sono in grado di mettere un tassello a muro senza fare danni), mi basterebbe andare alla Camera di Commercio, aprire la Partita IVA con il codice Ateco generico edile e presentarmi in uno dei tanti cantieri alla disperata ricerca di manodopera per finire i lavori entro le date fissate dalla legge.
“C’è un problema enorme di accesso alla professione edile. Se per gli elettricisti e gli impiantisti termico-idraulici servono requisiti chiari, per le altre figure presenti in cantiere non serve alcun attestato. È anche vero che in questi mesi sono rientrati in cantiere operai edili licenziati negli anni scorsi, ma gli operai improvvisati sono davvero tanti.”
Ne consegue che oggi, sul mercato, esistono molte imprese edili che lavorano a pieno regime, ma che non sono sane. Ne consegue anche che la domanda supera l’offerta e ha fatto esplodere i prezzi delle materie prime.
“Non solo quelle. Un bagno chimico o una baracca da cantiere costa almeno il 15% in più rispetto a gennaio. Per non parlare dei ponteggi, il cui noleggio sulla piazza torinese è quasi impossibile. Arrivano ponteggi e squadre di montaggio dalla Polonia e dalla Romania. I ponteggi naturalmente, non sono certificati. Considera anche che molti cantieri restano fermi mesi in attesa del permesso di occupazione del suolo pubblico rilasciato dal Comune. Tra di loro, tanti non aspettano e tirano su comunque i ponteggi. Gli uffici comunali sanno di essere in ritardo e abbozzano, ma ci immaginiamo, con queste premesse, quali conseguenze potrebbe avere un incidente?”
Torna con forza il tema della sicurezza sul lavoro. “Sì, però sia chiaro che il problema vero in questi casi è il tempo che manca, non le norme di sicurezza da far rispettare. Se, per poter avere accesso al Superbonus devo muovermi in tempi serrati, in cantiere si correrà. E correre in un cantiere non è un’idea geniale. Ho visto ponteggi montati in nove giorni e smontati in uno.”
Si è parlato molto di preventivi gonfiati oltre ogni ragionevolezza, è vero? “Sì, perchè i bonus hanno creato i superfurbi. Ho verificato facciate che potevano essere rimesse a nuovo con 100 mila euro, gonfiate fino a 300 mila. Tanto, sostengono i superfurbi, paga lo Stato.”
E la cessione del credito? “È il nocciolo del problema. Quando chiedo di acquistare il mio credito ad una banca o ad intermediario finanziario, questa stessa immediatamente cede il credito a un’altra banca, traendone beneficio. E le intermediazioni fino a gennaio potevano sessere illimitate. Oggi con il decreto Sostegni-ter dal Ministero dell’Economia, con qualche ragione, chiedono di interrompere questa catena, ma se lo fanno nessuna banca accetterebbe più di acquistare i miei crediti . Il meccanismo della cessione del credito si fermerebbe del tutto e crollerebbe tutto l’impianto dei bonus edilizi.”
Alla fine, quindi, le inchieste e le denunce arrivate in questi giorni da Milena Gabanelli e Roberto Saviano colpiscono nel segno. “Sì, ma loro individuano un pezzo del problema. Le aziende edili normali, che lavorano senza facili scappatoie e nel rispetto delle regole, ci sono e sono tante, non possiamo dimenticarle o immolarle sull’altare del Superbonus 110%.”
Sante Altizio