L’indipendenza creativa delle sartine e caterintte torinesi, un cammino di giustizia sociale sempre di grande attualità. Qualcosa si muove nella città delle caterinette proprio nella settimana in cui ricorre la festa della santa omonima.
Una fatale coincidenza perché il 25 novembre è anche la giornata dedicata alla violenza contro le donne, due commemorazioni legate insieme dall’ antropologa Vanessa Maher, autrice nel saggio “Tenere le fila – Sarte, sartine e cambiamento sociale 1860-1960”ed Rosemberg & Sellier.
Alla Fondazione Circolo dei lettori, nella Sala Gioco gremita di persone di ogni età, il 21 novembre alle ore 21:00 è ricominciato il dibattito culturale sull’importanza dell’imprenditoria artigianale di proustiana memoria per cui tardivamente si cerca di recuperare il tempo perduto e ceduto alle multinazionali del settore tessile abbigliamento.
Vanessa Maher è una scrittrice ricercatrice del valore della libertà e dell’ indipendenza delle donne, imprigionate nel ruolo di madri e lavoratrici, donne che, per la sola forza di volontà di essere imprenditrici autonome, subiscono i condizionamenti dei loro padri, padroni e mariti. Donne in una fuga continua dal sopruso manifesto in tutte le sue forme come il pregiudizio delle proprie simili.
Se non sei sartina sei “madamin” spiega nel suo saggio Elena Loewenthal, direttrice della Fondazione Circolo dei lettori. Sarte torinesi ribelli protagoniste emblematiche di novità radicali nei rapporti di classe sociale che per questa loro dedizione al sacrificio ideologico rivendicano il diritto alle pari opportunità; eppure le caterinette vengono etichettate come donne“frivole”, lavoratrici sfruttate dall’industria dell’abbigliamento che non si sono mai arrese all’evidenza, facendo della loro insistenza intellettuale l’unica arma di combattimento. Alcune sono riuscite ad affermarsi sposando facoltosi mariti, altre sono diventate vittime sacrificali nel nome della giustizia, portate al patibolo dai loro padroni. La distinzione delle classi sociali si manifesta attraverso gli abiti che rimarcano l’opulenza dei tessuti e la manifattura operata da mani esperte nel cucito, pronte ad esaltare la bellezza del corpo di altre donne, raffinate e acculturate.
Il primo Meeting sulla sartoria torinese, patrocinato dal Consolato di Romania e dal Comune di Torino, promosso da CNA Federmoda, vuole segnare un nuovo inizio, una pagina bianca su cui scrivere il cambiamento della realtà economica territoriale intercorsa dal 1860 ad oggi. Porgono i loro saluti esponenti autorevoli come Mioara Verman, Presidente CNA Federmoda Torino insieme a Nicola Scarlatelli, Gianna Pentenero, Assessore alle Attività Produttive della Città di Torino e Guido Bolatto Segretario generale della Camera di Commercio. Guido Bolatto quantifica, in percentuale, il numero degli stranieri integrati nelle attività produttive che hanno rilevato i settori trainanti dell’economia piemontese ovvero le comunità di albanesi e rumeni, per la moda e quella di arabi ed egiziani, per la ristorazione.
Al dibattito, moderato dal giornalista Vitaliano Alessio Stefanoni, è presente la storica del costume Anna Bondi che illustra la prima raccolta di più di 3000 costumi d’epoca e accessori di abbigliamento conservati al Liceo Passoni di Torino, dall’anno del suo insediamento e il sarto dalle “forbici d’oro”, Michele Mescia, che lavora da oltre cinquant’anni in un atelier di Via Bertola. Alla fine della serata, Gianna Pentenero premia, con una targa di riconoscimento della città di Torino, nove sarte contemporanee, tra le quali si distinguono la stilista Dan To Nga, con una collezione d’abiti ricamati con il punto Lanzo e Barbara Ebbli, raffinata interprete delle culture del mondo, con un abito ispirato ai colori dell’Africa.
Barbara Borsotti, Direttrice e Relazioni pubbliche Daphne Sanremo, racconta come l’imprenditoria familiare possa essere strategica per far crescere il fatturato di un’ impresa; di fatto i numeri indicano che in Piemonte, diversamente dalla Liguria, sono le sarte e i sarti di altre nazionalità a riprendere le fila di un artigianato settoriale, trascurato dalle politiche locali.
I Dirigenti scolastici, Luciano Rignanese dell’Istituto Zerboni e Antonella Accardi Benedettini del Liceo Passoni, con la loro presenza in sala, ricordano che solo in sinergia si può fare sistema per preparare le nuove generazioni ad un cambiamento epocale di riqualifica del territorio come per esempio fare nascere un Polo museale della Moda proprio a Torino. Tante idee al femminile che aspettano di essere ascoltate, tante donne che vorrebbero vedere scritto, nei diciassette obiettivi dell’Agenda 2030, un punto non sotto inteso bensì chiaramente esplicitato ovvero“uguaglianza dei diritti del lavoro e difesa contro il crimine dei femminicidi”.
Monica Pontet