OPEN HOUSE TORINO 2023

Si è appena conclusa la sesta edizione di Open House, manifestazione che nella sua data torinese apre le porte di oltre centotrenta location tra dimore private, uffici e spazi cittadini. Nel weekend del 10 – 11 giugno è stato possibile visitare luoghi unici, oltre ad alcuni musei, aree archeologiche e hub culturali.

Interessante il coinvolgimento di enti pubblici, ristoratori e proprietari di palazzi le cui dimore sono state convertite in musei; Open House ha il merito di aver messo l’accento su questi ultimi come a riscattarne l’identità invitandoci a visitarle in maniera del tutto gratuita. Riqualifica e coinvolgimento pubblico hanno fatto da contraltare a qualcos’altro che rende la manifestazione davvero interessante e unica: la grandissima adesione dei privati che hanno aperto le porte delle loro case, uffici e spazi creativi. Avere la possibilità di vedere luoghi del tutto inaccessibili ha reso la caccia al tesoro insita nella manifestazione interessante e addizionale: molte le case private che hanno lasciato fruire opere, appese alle loro pareti, che compongono le loro collezioni private.

Una manifestazione che viene seguita da amanti del design e delle architetture sia storiche che di nuova progettazione ma che, a guardar bene, ha soddisfatto in tantissime location i più attenti all’arte, soprattutto quella contemporanea. Da sottolineare l’impegno nella spiegazione da parte dei volontari, preparati ed efficienti.

In tal senso, davvero singolare è “Tra il Po e la Mole” casa privata in cui l’iconico divano a bocca Gufram è la prima cosa che si impone in un ambiente caldo e accogliente fatto di marmo nero marquina e noce canaletto del parquet a spina ungherese. Quadri e sculture che annoverano i nomi di Man Ray, Ettore Sottsass, Fornasetti, Ingo Maurer, Gaetano Pesce e Tobia Scarpa in un gusto modernista che negli ambienti iper contemporanei ma accoglienti della maison si sposano creando un gioiello di collezione privata. Una grande libreria ricolma di testi specialistici fa venir voglia di sedersi a contemplare e meditare, tra una splendida doppia aria che da un lato si affaccia sul fiume e dall’altro lato sulla Mole. Terrazza Cuniberti è un meraviglioso stabile all’ultimo piano di un edificio terrazzato che si affaccia su piazza CLN e sullo skyline del centro città. Lo studio di gestione finanziaria ha ospitato la mostra fotografica di Daniele Ratti in dialogo con le opere permanenti all’interno dello spazio, tra cui due progetti di Christo per la Kunsthalle di Berna, un tappeto-natura di Piero Gilardi, due “Marmiferi” dell’artista Valeria Vaccaro e una installazione parietale fatta da dollari (veri) di Gianni Colosimo.

Ideale per scattarsi un selfie d’artista e, perché no, riflettere sul vortice del desiderio e inflazione a cui siamo quotidianamente sottoposti. Palazzina Federici è un’incantevole villa costruita nel 1901 dall’omonimo marchese. Dopo una serie di tragiche vicende familiari è stata acquistata all’asta dal notaio Ganelli nel 2012.

La ristrutturazione, fedele all’originale progetto in stile liberty e neo classico, l’ha oggi trasformata in uffici in cui ogni stanza è testimone della grande passione del proprietario per il collezionismo, tra tutti quello di arte contemporanea. Il primo e il secondo piano sono oggi uffici notarili e legali, ma dalla reception, a ogni angolo, la palazzina raccoglie una innumerevole serie di lavori in armonia con il design minimalista degli ambienti. Una serie di artisti emergenti come Pao con i suoi pinguini che richiamano la graffiti art, Daniele Accossato con un interessantissima rielaborazione jeffkooniana dell’icona “Rabbit”, qui inserito in una cassa da imballaggio e divenuto floscio, come una scultura dimenticata che sta perdendo il suo mordente di eternità; Edward Splitz, con più di uno dei suoi quadri illustrazioni vintage di fumetti d’epoca sulle quali fa parlare i suoi personaggi da Topolino a Paperone che ci guardano ammiccando. La collezione di Ganelli, ampia, differenziata e di spiccato gusto pop, accosta poi artisti più affermati come Fabio Bix con “Typhoon” che svetta nella reception, Angelo Accardi, l’albese Valerio Berruti con le sue immagini essenziali ispirate al mondo dell’infanzia, i meravigliosi dipinti di Giovanna Picciau che evocano una Hollywood di baci sotto le stelle e personaggi dello star system in chiave figurativa morbida e compatta.

Parecchia pittura, come quella di Monica Ternavasio che omaggia Dalì ma anche la coppia dei suoi committenti come in epoche lontane. Ritroviamo anche in questa visita Valeria Vaccaro con le sue sculture in marmo che ingrandiscono oggetti comuni, qui una matita elegantemente appoggiata ad un tavolo di lavoro. Di grande valore le teche disseminate nello spazio a opera di Antonio Cugnetto, come “The Candy Strangers” che fa da anfitrione al vecchio ingresso della casa. All’ultimo piano le stanze, oltre alcuni dei nomi già trattati, ospitano vere e proprie pagine della storia dell’arte: da De Chirico a Mimmo Rotella, passando per Mario Schifano e Fabio Lodola.

Tailor Made Home è la casa di un collezionista torinese in via Principe Amedeo. L’appartamento è stato studiato dal progettista Shinobu Hashimoto e dal proprietario Marco Bonomi: ogni singolo dettaglio, dai materiali con texture da sperimentare con il tatto delle pareti e del pavimento, è ragionato per creare un luogo dove abitare con le opere d’arte della collezione privata.

Le finiture, i dettagli e la piacevole aria che da su di un meraviglioso terrazzo, è un tripudio di palette marine rilassanti e accoglienti. Il design iper contemporaneo fa dell’appartamento più di una Home Gallery, quasi un’opera costituita dalle parti. Nell’ampia sala c’è un tessuto parietale di Eva Marisaldi “Deep Blue”, “Sole” di Alice Ronchi e “When the Ocean sounds” di David Horvitz, tutte di recente produzione. Piero Ruggeri come un abisso rosso svetta dal soppalco, con una tela, “Anna 2”, 1962, esposta alla XXXI Biennale di Venezia, vicino ad un sensazionale collage di venti polaroid di Mario Schifano. Jacopo Benassi fa capolino dal bagno degli ospiti. Appare anche in camera da letto con “Flags”, 2020 insieme a Enrico Smerilli. Incantevole l’installazione a neon di Giuliana Storino in sala da pranzo: un esempio ineccepibile di giusti contraccolpi visivi. In terrazza “Beam 1” di Sam Falls indaga l’essenza delle piante esattamente dove chiunque avrebbe messo una pianta vera.

 

La vera sorpresa di questa edizione, se si parla di arte contemporanea in spazi domestici, è stata Coppiano Maison, in zona San Salvario. La casa privata e l’atelier delle due sorelle che abitano e lavorano negli spazi è un romantico luogo fuori dal tempo dalle finiture delicate che nascondono una miriade di tesori. I colori sono la cifra stilistica di ogni ambiente, in cui la memoria familiare si miscela con quella di amici artisti ed esperienze lavorative: Marisa e Franca sono progettiste per allestimenti museali e di mostre, oltre che di interni e di installazioni artistiche. Franca si dedica alla textile art con una delicatezza romanica e persuasiva, che invade sia il suo atelier, visitabile su appuntamento, che le stanza della casa al piano superiore. Marisa è artista e designer, tra erbari illuminati, carte da parati fantasiose raffiguranti mappe e tondi ripetuti ma mai ripetitivi. Molte le opere di Eugenio Guglielminetti, scenografo, costumista e pittore dell’astigiano. Due intensi bronzi di Andrew Turner, ma anche Felice Casorati, Rudy D’Agostino, le illustrazioni metafisiche di Paolo Galletto e le pitture di Franco G. Un uccellino di Franco Cenci rappresenta Franca, vicino a Mauro Chessa e alcuni Marcello Boglione. Una serie di arredi indiani si inseriscono accanto a pezzi iconici di design italiano come quelli di Franco Ferrero, Edra e le sedie di Gio Ponti. Moltissime le donne nella collezione, come Daniela Monaci, Anna Regge, Sveva Bellucci e la fotografa Elisabetta Valentini. Impossibili citarli tutti, poiché in ogni piccolo dettaglio è nascosta una storia e un’opera delicata: in bagno un Hokusai in salotto un Piero Gilardi. La Maison Coppiano è la storia di due anime antiche e gentili, in cui ogni singolo dettaglio racchiude un frammento di commovente poesia, di coerenza e di studio.

Il ricordo di un the a fine settembre, in un balcone pieno di rose con una melodia e pregno di un profumo di gelso è ciò che più assomiglia a una tale esperienza visiva e emotiva. Ultime note, seppur non per importanza: Villa San Quirico, una palazzina tardo-ottocentesca che ospita due mostre temporanee nei suoi spazi, così come Studio 515, agenzia di comunicazione e design con uno spazio espositivo curato, per l’occasione da Marcella Pralormo.

Da segnalare inoltre la presenza di alcune gallerie come Otto Finestre, chiamato anche Downtown Loft, in cui un ambiente commerciale è stato convertito in un eclettico spazio espositivo tra casa domestica e galleria-vetrina. Presenti anche la Galleria Giorgio Persano con sede nel Palazzo Scaglia di Verrua e Crag Gallery, spazio di condivisione e sperimentazione con interessanti mostre temporanee in zona Aurora. Tutte visitabili – su appuntamento o liberamente – in qualsiasi momento: indice di una presenza nella manifestazione Open House che è volontà di dialogo tra le discipline . Decisamente “contemporary”.

Lucrezia Nardi