Se la politica nella sua accezione migliore resta “l’arte del possibile e la scienza del relativo”, come la definì il tedesco Otto Von Bismark, noto come il Cancelliere di Ferro, può al tempo stesso immiserirsi fino allo scadere nel “disastroso e lo sgradevole” secondo l’economista e diplomatico John Kenneth Galbraith.
Fatta la debita premessa, ciò che sta accadendo in città, riguardo alla decisione probabilmente un po’ improvvida da parte del Comune di decapitare, con una certa disinvoltura, l’alberata di Corso Belgio, ha tutte le prerogative di divenire un caso studio, un argomento da tesi o di materiale per un film, un documentario, un saggio politico o sociologico o di semplice storia cittadina.
I contendenti in campo sono particolarmente motivati e agguerriti. Il Sindaco, afferma con una politichese contraddizione nei termini che “Occorre riprendere il filo del dialogo e abbassare i toni: mi sembra fuori scala questa protesta” aggiungendo successivamente che in ogni caso l’intervento “va fatto”, forse in cattiva reminiscenza manzoniana; il famigerato matrimonio tra Renzo e Lucia alla fine si fece malgrado l’ingiunzione del “non s’ha da fare”.
Per dialogare occorre venirsi incontro, ossia essere disposti a modificare le posizioni di partenza e il “va fatto” taglia le gambe oltre agli aceri, ad un possibile accordo.
Dall’altra parte i cittadini riunitisi in un comitato spontaneo protestano come possono, creando qualche disagio al traffico, facendo un po’ di rumore e cercando di mettere un freno ad un progetto già approvato e finanziato in modo regolare, anche se dalla giunta precedente.
Comprensibile e corretta la preoccupazione dell’amministrazione di non perdere i circa seicentomila euro messi a disposizione per questa tipologia di interventi, come è difficile non considerare le ragioni, sempre più autorevolmente documentate da esperti del settore ambientale chiamati in causa dai residenti, per valutare un altro tipo di progetto.
Il risultato di questo pacifico conflitto verrà affidato a due stelle polari del vivere insieme: diplomazia e buon senso.
Chi esercita un mestiere politico è sicuramente più avvezzo nel loro uso, anche se talvolta l’istinto porta ad un perentorio innalzamento di cresta, che se paga sull’immediato ha poi conseguenze sul lungo periodo. Mentre per chi desidera qualcosa senza concessioni diviene più complicato accettare una mediazione qualsivoglia sia.
Volendo fare gli osservatori distaccati siamo di fronte ad un esperimento. Il busillis, il difficile è in gioco e, a seconda di come si concluderà si avrà la percezione del tipo di rapporto che vige tra istituzione e cittadini, se la Città è e resta a tutti gli effetti l’espressione di chi la abita, la vive e ne è parte, o se un retaggio antico, obliando alla nozione di polis, preferisce considerare i cittadini ancora un po’ sudditi, o peggio ragazzini da educare alla vita adulta.
Quello che senza ingenuità alcuna, si auspica per risolvere la situazione, è un colpo di fantasia, uno scatto di ingegno, di imprevedibilità visionaria e infine di coraggio e di agognato rispetto reciproco per opinioni e posizioni in campo.
Ci si lamenta della distanza tra individui e politica, c’è il rammarico per la scarsa partecipazione, si mette all’indice l’indifferenza per la cosa pubblica e per ciò che si considera a diverso titolo bene pubblico. Ebbene questa volta si sono capovolti tutti gli assunti.
Saranno mai capaci i contendenti di rendere un problema un’opportunità? come anche l’ultimo dei coach ci propina inutilmente da anni.
La sensibilità per il verde, per l’ambiente, per la cura e la manutenzione delle zone arboree è diventata a ragione una delle peculiarità delle preoccupazioni del presente, mai come oggi è arrivata a toccare la sensibilità degli individui. Forse occorrerà tenerla in considerazione quando si dovranno definire gli interventi, come farli e secondo quali criteri.
Ps. L’opera in copertina è del pittore Salvo.