Un carnevalesco e libertino luogo di cui la città aveva un assoluto bisogno: il Kappa Futur Festival.
Si è tenuto a Parco Dora, nelle date del 30 giungo e 1-2 luglio, la decima edizione della manifestazione cittadina che promuove musica, tecnologia e libertà.
Parco Dora è un luogo decisamente particolare – e spettacolare – in una delle periferie torinesi. Post- industriale è un termine che gli calza a pennello, così come si addice alla nostra città: una terminologia spesso correlata a un tema che è essenziale in tutti i centri urbani occidentali, da quelli medio piccoli come la nostra capitale sabauda a metropoli decisamente più internazionali, e cioè quello della riqualificazione urbana.
Accade, spesse volte, che proprio la nostra “piccola” città si faccia grande con i suoi echi che la impongono come capitale della cultura a novembre e del clubbing a inizio luglio. Proprio il Parco Dora, con i suoi 456.000 metri quadri di estensione, si fa campo di libertà e innovazione ospitando quasi 100.000 ballerini per i tre giorni del Kappa Futur Festival. Una festa della musica che ha ospitato grandi nomi della scena internazionale come Carl Cox, Peggy Gou, Fat Boy Slim, Major Lazer, Swedish House Mafia e tanti altri, per un totale di 110 DJ suddivisi in 36 ore di musica.
Un parco che da luogo in disuso, colonizzato da writers di giorno e persone molto meno creative la notte si trasforma in un luogo di innovazione, tecnologia, riciclo, musica e arte contemporanea. Ci si chiede che impatto potrebbe avere se la zona fosse utilizzata in maniera continua e non sporadica come hub culturale cittadino, combattendo il degrado in cui per i restanti 362 giorni il luogo sprofonda o se, invece, il radicale trasformismo che il Futur Festival compie dal 2012 sia esso stesso parte integrante del suo fascino magnetico e della riuscita della manifestazione.
Le vicende che hanno visto storicamente protagonista il Parco Dora sono molteplici: la zona che lo ospita, la Spina 3, è stata caratterizzata da una forte industrializzazione fino agli anni Novanta, in cui storiche fabbriche come le Ferriere Fiat, la Michelin, la Savigliano e la Paracchi l’hanno utilizzata fino alla progressiva dismissione nell’ultimo decennio del Novecento. Nel 2004, tramite un concorso internazionale, l’architetto Buffi e il paesaggista Kipar hanno coordinato gli interventi che vediamo oggi nell’ultimata Spina Centrale. Attualmente dismessa, se non per gli interessati fenomeni di appropriazione cittadina spontanea di colorati murales e corsi sportivi autonomi, un polmone verde della città che, però, non riesce a combattere la sua pericolosa nomea notturna.
É proprio qui che il Kappa Futur Festival si inserisce, trasformando la zona in un carnevalesco mondo energico e vitalistico, un tripudio di colore, corpi danzanti, installazioni artistiche e scenografie iper tecnologiche che utilizzano 1km quadrato di schermi Led wall e oltre 1000 luci, tutto all’insegna del riciclo – il festival vanta il 90% degli allestimenti costituito da componenti usate e riutilizzabili all’80%. Maestose le istallazioni di Marinella Senatore a cura della galleria Mazzoleni: uno dei cinque palchi, il Kosmo, è stato realizzato dall’artista in maniera site specific, come un’opera partecipava che sembrava alimentarsi con l’energia dei partecipanti al festival.
“Dance First Think Later”, 2023, si inserisce nella ricerca sociale di Marinella Senatore come un monito alla libertà e al sano divertimento, un ritorno ancestrale a un rito collettivo che capeggiava sopra le teste dei festosi ballerini. L’opera, che come molte della sua produzione è citazione delle tradizionali luminarie del sud Italia, era qui collocata in maniera spettacolare, sia di giorno che di notte: un seme di pensiero poetico e magico, a cullare l’ipnosi di massa della possibilità di scordarci le nostre identità specifiche, come quelle del luogo stesso, divenendo parte di questo spazio di riunione collettiva.
Il Kosmo stage è stato ideato appositamente per la fruizione dell’arte, dedicato alla Senatore, ma soprattutto al potere simbolico della luce per individuare nuovi spazi di condivisione. Il KFF ha collaborato inoltre con fotografi di fama mondiale come Oliviero Toscani, Massimo Vitali, Marco Walker e Settimo Benedusi per creare immagini e progetti unici, che quest’anno hanno visto gli scatti di Toscani impiegati nella realizzazione di una campagna davvero singolare.
Le fotografie scattate al Kappa Futur Festival fanno parte di “Razza umana”, un progetto senza fine sulle diverse morfologie e condizioni umane per rappresentare tutte le espressioni, caratteristiche fisiche, somatiche, sociali e culturali dell’umanità. Un festival come luogo di incontro, possibilità, scambio ma soprattutto baluardo di libertà personale. Un manifesto da applicare ogni giorno alle nostre vite targato KFF nella maestosa e forse sottovalutata cornice di Spina 3.
Lucrezia Nardi