Cosa può esserci alle origini della decisione di tuffarsi nell’acqua gelata, in pieno inverno e nei “giorni della merla”, senza alcuna tuta termica ma con un semplice costume che ricorda nostalgicamente l’estate appena passata? In molti, avvolti nel loro caldo cappotto di spettatori sul ponte Umberto I, se lo devono essere chiesti domenica 26 gennaio, osservando Orsi Polari di ogni età, travestiti da umani, anzi, svestiti da umani, tuffarsi uno dopo l’altro nelle acque del fiume Po dal Molo Canottieri Caprera.
Partendo da molto lontano, scopriamo che tra le ordalie medievali si annoverava quella, riservata solitamente alle classi più povere, che consisteva nel testare l’innocenza dell’accusato gettandolo nell’acqua gelata e benedetta con la mano destra legata al piede sinistro e la mano sinistra legata al piede destro; l’innocente risultava tale non se restava a galla bensì se affondava, perché significava che l’acqua benedetta rigettava il peccatore, lasciandolo galleggiare… pertanto, saranno i lettori a decidere se fosse meglio essere colpevoli o innocenti…
Tornando ai giorni nostri, nelle più diverse parti del mondo, sono davvero migliaia le persone che scelgono di immergersi nelle acque gelide del fiume o del lago a disposizione.
La stagione mondiale dei tuffi invernali comincia di solito qualche giorno prima di Natale, e in questi giorni tra i tuffatori spesso si annovera qualche Babbo Natale particolarmente vigoroso che, in attesa delle fatiche imminenti, sfida se stesso con un bagno assolutamente rinfrescante che, probabilmente, influisce positivamente anche sui pensieri e sulla concentrazione, necessaria più che mai in quel periodo che è per lui di viaggi senza confini e presumiamo senza navigatore. Ed è così che nel Dicembre 2013 Babbo Natale si è fatto immortalare nelle acque gelide del lago Obersee, vicino a Lanke, che dista da Berlino circa 50 km. Notizie di tuffi natalizi ci giungono anche da Dublino e Barcellona, e continuano seguendo il calendario.
A Capodanno, le immersioni degli impavidi continuano un po’ ovunque, con l’intento di salutare l’arrivo del nuovo anno alleggeriti da ogni zavorra possibile, perpetrando una tradizione che vuole la sua origine in Canada, nel 1920. Le acque, e soprattutto proprio perché gelate, restituirebbero una sorta di leggerezza in grado di far affrontare meglio i successivi 365 giorni: e dunque, anche il primo dell’anno, preferibilmente senza residui di spumante addosso, se coraggiosamente ci si leva il berrettino di lana o di pile, si possono udire numerosi splash qui e là per tutta Italia, ma non solo. In Olanda, a Scheveningen, circa diecimila persone protette da una cuffia arancione si gettano più volte nell’acqua fredda col sorriso sulle labbra e l’inevitabile armatura di coraggio richiesta dalle temperature del momento.
Altri cultori del “tuffo gelato” sono i Finlandesi, che si immergono spessissimo nel ghiaccio dei loro territori accolti da un’acqua che si propone vicina a zero gradi. La loro motivazione è salutistica e questi tuffi sono un toccasana per numerosi disturbi: sembra che migliorino la circolazione sanguigna, i dolori alla schiena, al collo e alle spalle, abbiano proprietà antistress, antidepressive e permettano di riposare meglio.
Sapore di mistico e di religioso, invece, intorno alll’immersione nell’acqua fredda compiuta in Russia dai cristiani ortodossi, che ricordano il battesimo di Gesù tra il 18 e il 19 gennaio tuffandosi nei fiumi gelati o in semplici buchi nella superficie ghiacciata, creati appositamente con metodologica organizzazione. File molto lunghe di persone in costume e asciugamano aspettano anche un’ora il loro turno e subito dopo, essendo la temperatura circostante talvolta di venti gradi sotto zero, si rifugiano nelle tende riscaldate che li attendono per accoglierli. In questi casi, con temperature di questo tipo, il tuffo in un’acqua di due/tre gradi risulta addirittura confortante. Anche qui, comunque, la motivazione religiosa viene affiancata da chi lo fa semplicemente per mettersi alla prova e sfidare se stesso.
Spostandoci ancora una volta geograficamente, arriviamo a Mostar, capoluogo dell’Erzegovina, dove un vecchio ponte del 1566, ricostruito nel 1993 dopo la distruzione bellica, è diventato una vera e propria attrazione turistica nonché sede di lavoro di una cinquantina di ragazzi del posto. Il ponte è sul fiume Neretva, che taglia in due la città, e i tuffatori si guadagnano da vivere esibendosi per i turisti, guadagnando fino a 300 euro in due giorni, vale a dire lo stipendio medio mensile di un lavoratore locale. Cominciano da ragazzini con salti non troppo alti, e via via arrivano a lanciarsi anche da 25 metri in un fiume la cui acqua è sempre intorno ai 13-14 gradi.
E i nostri concittadini? Cosa si nasconde dietro alla loro scelta di sirenetti e sirenette del ghiaccio?
L’idea venne nel 1899 al colonnello Nino Vaudano, fondatore della Rari Nantes Torino e promotore del nuoto italiano, che si buttò la prima volta nelle acque del fiume gelato, a fine gennaio, per dimostrare il grande amore e rispetto che aveva per il nostro bel fiume, con l’intenzione di trasmettere questi nobili sentimenti ai suoi concittadini e a chiunque avesse voluto avvicinarvisi, nel pieno rispetto di un equilibrio ecologico che, forse, cominciava ad incrinarsi. Inoltre, la sua intenzione era di dimostrare che fosse possibile effettuare un salvamento in acqua con qualsiasi condizione meteo e indossando un semplice costume.
Quello del 26 gennaio 2014 è stato pertanto il 115° Cimento Invernale sul Po e ha visto tuffarsi 44 Orsi Polari, tra uomini e donne, fra i 12 e gli 88 anni, chiamati ordinatamente dallo speaker e accolti da un’acqua di 4 gradi intorno alle ore 10,00 del mattino, dopo l’innalzarsi del tricolore e il canto dell’inno di Mameli. Il tuffo, qualche bracciata, gli applausi, poi qualche parola delle autorità presenti e la premiazione individuale di ogni Orso con la medaglia di Torino 2015, capitale europea dello sport. E poi, il rinfresco, il té caldo ma, soprattutto, l’insostituibile vin brulé, che può ripagare di sforzi e sofferenze anche l’atleta più astemio del mondo.
Per chi volesse approfondire e, perché no, sfidare se stesso, i Cimenti invernali sono organizzati in tutta Italia e in diversi giorni dell’inverno; tra i più celebri e vicini a noi, quello dei Navigli in Lombardia e quello di Alassio in Liguria, che è un vero e proprio intrattenimento turistico (l’ultima esibizione ha vantato anche la presenza e lo spettacolo di un elicottero dei carabinieri) e che il 5 maggio 2014 si gemellerà con dei cimentisti tedeschi con un viaggio in Germania. Non si può improvvisare; tutti possono provare ma è necessario informarsi bene perché viene richiesto un certificato medico sportivo o un elettrocardiogramma.
Appuntamento al prossimo anno, allora, sulle rive del Po torinese. E, per chi vuole, in costume.
Ivetta Bono
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