Stati “caporali” della cultura 2023.
Parte davvero male la kermesse ideata dal Sole 24 dedicata agli Stati generali della cultura nella giornata torinese, il giorno prima aveva inaugurato a Milano nella Sala Viscontea del Castello Sforzesco.
Una comunicazione poco lungimirante e mal indirizzata ha lasciato più che vuota l’Aula Magna della Cavallerizza Reale, i soliti quarantaquattro gatti in sala e l’atteso ministro della cultura che da forfait.
Tuttavia il parterre scelto dagli ideatori è di notevolissimo livello, come i temi che andranno a trattare.
Ad aprire il convegno il saluto dei Giano ad un fronte solo, il Presidente Cirio per la Regione e il Sindaco Lo Russo per la città coadiuvati dal Direttore del Sole Fabio Tamburini e la Prorettrice dell’Università di Torino Giulia Carluccio.
Come da copione parte la retorica d’iniziativa meritevole con una finestra dedicata alla categoria più fantasmatica: i giovani. Giovani che in sala come in quasi tutte le iniziative in cui si parla di loro non sono presenti, forse se fossero stati invitati sarebbero seduti ad ascoltare. Forse.
Mentre l’applauso saluta il rito discorsuale i tre fuggono come un Frecciarossa ad alta velocità lasciando interdetti tutti coloro che non rammentano che la cultura non porta voti.
Il clou della mattina si esplica nel momento in cui il Ministro San Giuliano si collega in video dal proprio ufficio. Dimentico di scusarsi per non essere presente, racconta l’estate museale, i buoni risultati, giubila per aver fatto cassa con un luogo che era gratuito e adesso non lo è più, il Pantheon, e cita l’impegno profuso per moltissimi musei, in ogni parte d’Italia, tranne il Piemonte e Torino. Conclude invitando tutti a uscire ed andare a vedere Brera e i musei milanesi. Peccato che siamo a Torino e qui Brera non c’è. Lo avranno informato male o qualche indisciplinato ha confuso il gobbo postogli da leggere.
Il proseguo vede un pubblico sempre più esiguo ascoltare interventi informati, interessanti, utili; purtroppo con rarissimi approdi.
Lo stato generale del bene primario di questo paese pare davvero in acque difficili. L’intervento di Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino costringe le iperboli ad un freddo bagno di realtà.
“Abbiamo un enorme patrimonio culturale ma quanto riusciamo davvero a produrre innovazione? Quanto riusciamo a essere “musei” e quanto siamo, invece, poco più che depositi?
La partecipazione culturale degli italiani è bassissima. Solo il 27 per cento dei nostri concittadini dichiara di andare in un museo una volta all’anno. E smettiamola con la deportazione delle scolaresche una volta all’anno in un museo.
Vinceremo la sfida se i musei italiani diventeranno davvero la casa degli italiani. Come? Un esempio: nei musei in Svezia non aprono ristoranti stellati, ma mettono a disposizione grandi sale in cui i cittadini si portano da mangiare da casa e vivono i musei come parte della propria quotidianità”