Una vita capovolta nel giro di una ‘pubblicazione’. Tra le aule di giustizia e l’opinione pubblica: come la controversia su Viale mette in luce il delicato equilibrio tra informazione e diritto alla presunzione di innocenza.
Nell’agitato paesaggio mediatico torinese di questi giorni, dopo il caso del professore di filosofia dell’Università di Torino, sospeso per un mese perché accusato da alcune studentesse di molestie verbali, una nuova storia risuona con l’intensità. E’ il caso che coinvolge il dottor Silvio Viale. Stimato medico, consigliere comunale per la lista +Europa & Radicali italiani – lista civica per Torino, Viale si è ritrovato al centro di una controversia che rischia di offuscare quarant’anni di dedizione professionale e attivismo per i diritti delle donne.
Secondo quanto recentemente pubblicato dal quotidiano La Stampa, quattro denunce sono state presentate nei confronti di Silvio Viale. Queste segnalazioni sono confluite in un fascicolo giudiziario attualmente gestito dal procuratore aggiunto Cesare Parodi. Viale, la cui figura è stata da sempre associata all’avanguardia per la legalizzazione e l’implementazione della pillola RU-486 in Italia, affronta ora denunce gravissime. Tali denunce, incentrate su presunti “palpeggiamenti lascivi” e “commenti inappropriati” durante visite ginecologiche, hanno scosso la comunità che da sempre lo conosce come un pioniere nella lotta per l’autodeterminazione femminile nel campo della salute riproduttiva.
La sua difesa è gestita dall’avvocato Cosimo Palumbo, e l’attenzione si focalizza anche sul diritto alla privacy e alla presunzione di innocenza, soprattutto dopo la perquisizione del suo telefono da parte delle autorità. Inoltre, sembrerebbe che il consigliere si sia ritrovato nel centro del mirino di alcune sue colleghe. Di fatto, nell’ambito di un’assemblea della commissione pari opportunità, Viale ha dedicato 13 minuti a una difesa accorata, pur mantenendo un tono contenuto.
Senza affrontare direttamente le accuse di molestie, il consigliere comunale ha rigettato le altre critiche, enfatizzando lo storico delle sue assoluzioni in pregressi procedimenti legali. Valentina Sganga, che voleva essere sindaco, del Movimento 5 Stelle ha messo in luce la necessità di considerare tali accuse come questioni politiche di rilievo, per tutelare l’integrità istituzionale. Viale ha chiesto che le questioni fossero discusse privatamente, rifiutando l’idea di essere sottoposto a un processo mediatico.
L’eco della vicenda si è fatta sentire anche tra i militanti e i simpatizzanti del partito radicale. Sentito nel merito, Igor Boni, presidente uscente di Radicali italiani, ha commentato la vicenda con parole che evidenziano la tensione tra giustizia e rappresentazione mediatica.
Schierandosi in difesa del principio del garantismo, sottolineando l’importanza della presunzione di innocenza e criticando duramente il modo in cui i media hanno trattato il caso, Boni ha dichiarato: “Ogni volta che c’è una vicenda giudiziaria, per quanto mi riguarda il garantismo viene prima di tutto, semplicemente perché è la Costituzione a prevederlo. L’ho fatto pubblicamente per gli avversari politici più lontani da me; lo faccio oggi per Silvio Viale dal quale peraltro da qualche tempo mi separano analisi e metodi all’interno del mondo radicale”.
L’ex presidente di Radicali Italiani ha infine commentato: “Essere venuti a conoscenza della vicenda dai giornali, senza avere mai ricevuto alcun avviso ufficiale delle accuse a lui rivolte e delle eventuali indagini, non è un percorso corretto, non è accettabile. Al di là delle vicende denunciate, su cui certamente si farà luce, questo è un modo per distruggere l’immagine di una persona, non certo per arrivare alla verità”.
Nel suo intervento, Igor Boni ha enfatizzato la gravosa responsabilità dei media nell’influenzare l’opinione pubblica, specialmente in situazioni complesse come la vicenda che riguarda Viale. Quest’ultimo potrebbe di fatto simboleggiare il conflitto fra il diritto fondamentale all’informazione e la necessità imprescindibile di un processo giusto e imparziale. Boni ha poi messo in guardia contro i rischi di una narrazione mediatica anticipata, che potrebbe precipitare in un giudizio pubblico affrettato e ingiusto, compromettendo così l’integrità e la correttezza delle indagini legali in corso.
Tuttavia, un altro particolare della vicenda ha catturato l’attenzione. Di recente la Regione è scesa in campo con un impegno finanziario di un milione di euro, diretto a supportare le donne incinte che decidono di portare avanti la gravidanza e le neo-mamme. In pratica, mentre le associazioni pro-vita entrano guadagnando terreno negli ambulatori ospedalieri, grazie ai finanziamenti regionali, ecco che emerge la controversia che coinvolge Silvio Viale, medico e politico, le cui posizioni a favore della pillola del giorno dopo si contrappongono apertamente alle visioni anti-abortiste.
Allo stato attuale, la vicenda del dottor Viale potrebbe dunque trasformarsi in un capitolo significativo della battaglia per i diritti civili, un episodio che potrebbe delineare ulteriormente i principi cardine della nostra società davanti alla giustizia. Mentre Silvio Viale, che per ora ha scelto la via del riserbo mediatico, si accinge a tutelare la propria reputazione nelle aule di giustizia, l’auspicio comune è che la verità venga alla luce in un contesto di equità e di mutuo rispetto.
Lara Ballurio