59,3% si, 40,7% no “matrimonia debent esse libera
Diciannove milioni di persone, cinquant’anni fa, il 12 e 13 maggio del 1974, difesero il diritto al divorzio, ottenuto quattro anni prima, nel primo referendum abrogativo della storia repubblicana.
I primi firmatari furono il socialista Loris Fortuna e il liberale Antonio Baslini rappresentanti delle forze laiche che sostenevano il diritto a divorziare in contrapposizione con il mondo cattolico fortemente schierato per il Sì, dunque per l’abrogazione. Esattamente 50 anni fa gli italiani andarono alle urne per votare il referendum abrogativo della legge sul divorzio entrata in vigore il primo dicembre 1970 alla consultazione popolare, la prima del genere indetta in Italia parteciparono l’ 87,7% dei cittadini aventi diritto.
Il fronte antidivorzista era guidato ovviamente dalla Chiesa e conseguentemente dalla Democrazia Cristiana di Amintore Fanfani e poi dal Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante. Dall’altra parte la sinistra e il mondo liberale, ma anche una parte del mondo cattolico.
La prima proposta di legge sul divorzio, risale però a moltissimo tempo prima, la fece un deputato salentino, Salvatore Morelli, presentandola al Parlamento italiano nel 1878. Morelli da sempre sensibile ai problemi sociali ed in particolare a quelli riguardanti la famiglia ripresentò la sua proposta due anni dopo, nel 1880, ottenendo però, un risultato parimenti negativo.
Abbiamo chiesto un commento a Marco Taradash uno di coloro che la questione del divorzio l’ha affrontata mille volte nelle tante battaglie radicali di cui è stato protagonista
“Fu una festa infinita quel giorno della vittoria nel referendum sul divorzio. Il 12 maggio del 1974 fu un secondo 25 aprile, la festa della liberazione della società italiana, dopo la liberazione del suo territorio nel 1945. Furono tutti i cittadini a partecipare al voto, e una maggioranza schiacciante di elettori di destra, sinistra e centro decise che la libertà personale contava più della pretese clericali della Stato.
Trascinati dalla Lega Italiana per il Divorzio e dal Partito Radicale di Marco Pannella milioni di donne e uomini scrissero col loro NO che la società era cambiata e che le istituzioni dovevano prenderne atto. Fu una spinta imponente per la stagione della grandi riforme civili e sociali. Ancora oggi lo Stato pretende di impedire la libertà di scelta su troppi temi che riguardano la sessualità, la sanità, le abitudini, le indoli, insomma le scelte di ciascuno di noi sulla su come vivere e su come lasciare la vita. Questa in Italia è una stagione di regresso politico e di oscurantismo etico, lo sappiamo, ma la forza della libertà non cederà di fronte alla prepotenza di chi intende rimetterla in ceppi”.