Made in Italy – mostra personale di Luca Razzano è il paradosso della situazione attuale: l’orientalizzazione del mondo del lavoro, figlia dell’avidità che negli anni ha trasferito gran parte del made in Italy. Costo del lavoro e di produzione inferiori, tutele e controlli quasi inesistenti costringono i paesi ospitanti a sfruttare le proprie risorse umane con l’unico scopo di massimizzare il profitto.
Oggi la Cina è qui a Torino Galleria Internocortile Via Villa Glori, 6 (zona piazza Zara) – Torino
Inaugurazione giovedì 20 febbraio 2014, dale ore 18,30 con la presenza dell’artista e performance.
L’installazione in galleria prevede, per l’inaugurazione, la presenza di una donna cinese che cuce a macchina le bambole della mostra, aggiungendone man mano alla composizione già presente. Questo per spezzare il velo d’ipocrisia e omertà sul lavoro cinese in Italia e per rendere l’idea di ripetitività con cui nasce molto del made in italy.
Chi visita la mostra ha la percezione che le sculture continueranno a crescere di ora in ora, fino a stipare la galleria, come i personaggi che riempiono le 20 teche in plexiglas appese alle pareti.
Luca Razzano
nasce nel 1977 a Torino, dove vive e lavora.
Si divide fra il lavoro di chirurgo oculista e la passione per la creazione artistica.
Dotato di una spiccata abilità manuale, inizia la sua ricerca artistica con la pittura ad olio ma ben presto orienta la sua sperimentazione sui materiali poveri come il ferro, la tela grezza, la iuta, lo spago, il silicone e i pigmenti, percorso che lo porta nel 2003 a concepire Human resources. Human resources è un progetto nato dall’analisi del rapporto tra massa e singolo individuo; migliaia di bamboline di iuta uguali rappresentano la massa in senso lato, un numero imprecisato, smisurato di identiche figure impersonali, unità di una serie infinita, o quasi.
Il quasi sono i singoli, le identità particolari, esseri speciali che meritano di portare un cuore sotto la propria pelle di iuta.
Luca Razzano ha collaborato con importanti gallerie quali Ermanno Tedeschi e WUNDERKAMMER.
Cinesi di noi stessi (Dal testo in catalogo)
Quando, nel 2003 ho visto per la prima volta il progetto H.R.- Human Resources di Luca Razzano ho pensato si trattasse del ritratto del mondo del lavoro, che come me migliaia di giovani stavano subendo: un contesto di speranza soffocato dall’avanzata della crisi economica, annunciata ancora prima che vissuta.
Le bambole in iuta, volutamente anonime e ripetitive, rappresentavano la graduale disumanizzazione che lentamente impoveriva l’ambiente lavorativo italiano.
L’individuo come numero perfettamente rimpiazzabile, senza specializzazione né identità propria, privo di storia e curriculum, ingranaggio indispensabile al raggiungimento del profitto, usato e scaricato ad obiettivo realizzato.
Human Resources anticipava ciò che oggi siamo costretti a vivere come aberrante normalità:incarichi a chiamata, impieghi in affitto, una finta flessibilità più simile al caporalato che non alla libera circolazione delle risorse.
Luca Razzano attraverso il progetto Human Resources vuole riportare l’attenzione su concetti quali, risorsa in termini di bene prezioso e umano, valore identitario e personale, che collide completamente con l’indifferenziazione progressiva del lavoro fino al punto zero attuale, l’asticella sotto cui non si può scendere.
Chi si avvicina al mondo del lavoro oggi, si piega a regole di mercato inimmaginabili fino a qualche decennio fa, frutto di un liberismo economico applicato, anzi distorto, da governi guidati unicamente dalla logica del profitto. A posizioni dirigenziali e manageriali corrispondono offerte di stage, raramente retribuiti, per le quali sono richieste competenze e responsabilità elevatissime. L’head hunter attuale è più simile al cacciatore di schiavi di coloniale memoria che al responsabile preposto al collocamento di profili altamente qualificati.
Human resources poteva sembrare una forte provocazione, in pochi anni si è rivelata una profezia avverata.
意大利制造 – made in Italy è la consecutio temporum di Human Resources evidenziando il paradosso della situazione attuale: l’orientalizzazione del mondo del lavoro, figlia dell’avidità che negli anni ha trasferito gran parte del made in Italy, vanto del nostro Paese, a essere prodotto nel sud est asiatico. Costo del lavoro e di produzione inferiori, tutele e controlli quasi inesistenti spingono gli imprenditori italiani verso una delocalizzazione selvaggia che compromette irrimediabilmente il settore manufatturiero, costringendo i paesi ospitanti a sfruttare le proprie risorse umane con l’unico scopo di massimizzare il profitto. Per lungo tempo la Cina ha rappresentato nell’immaginario collettivo il luogo dove la mano d’opera era l’icona del lavoro spinto al di là di orari, salari e fatica, un’infinita offerta di lavoratori che progressivamente si ricambiavano, sostituivano, in maniera quasi impercettibile, perdendo l’identità individuale.
Ora made in Italy lo vogliamo scrivere in cinese proprio perché la spirale attuale ha portato noi italiani a diventare i ‘cinesi di noi stessi’.
意大利制造 – Made in Italy raccoglie l’ultima produzione di Luca Razzano, oltre duemila bambole cucite in iuta, che invadono lo spazio della galleria. Un tappeto umano indistinto, risorse umane calpestate, sopra le quali svetta la scritta made in Italy, volutamente in cinese. Inversione della scritta made in China che per molti anni abbiamo avversato come simbolo di bassa qualità, dimenticando ingenuamente o falsamente che la malattia partisse proprio dal nostro Paese.
Altre risorse umane sono intrappolate in teche di plexiglas, composte in movimento o stipate senza respiro. Stanze in cui lo spettatore ritrova personaggi cuciti ed incollati, uniti per immortalare un istante di vita, che voyeuristicamente ci si ferma ad osservare.
Quadri di confusione, amore, lotta, claustrofobia. Quadri di vita quotidiana e standardizzata. Il palesemente ripetitivo si rivela poi continuamente reinventato nella fase di composizione dell’installazione. Le serie di teche diventano fotogrammi sulla parete della galleria.
Nella ripetizione delle teche, il visitatore riscopre il cuore in iuta: un elemento ricorrente nelle opere precedenti, reinventato appositamente per made in Italy . Il cuore è seriale come le bambole a cui appartiene e, provocazione nella provocazione, personaggi indistinguibili e anonimi hanno anch’essi un cuore, sempre identico.
Il percorso di Luca Razzano è sempre stato legato alla scelta del materiale e al sapere artigianale.
L’incontro con la iuta ha segnato la svolta, da un lato, l’irregolarità della materia, la realizzazione manuale delle singole bambole, ritagliate a mano e cucite a macchina una ad una, rivelano il concetto di massa informe e indistinguibile di risorse umane, dall’altro, la casualità delle scritte serigrafate sui sacchi da caffè, permettono all’ostentata ripetitività di esprimere un’impercettibile e fondamentale differenza. Tale diversità rappresenta il punto di partenza, che made in Italy vuole suggerire, per ragionare sul valore che vogliamo attribuire al lavoro e all’individuo per non diventare i cinesi di noi stessi.
意大利制造 – made in Italy
a cura di Diego Bionda
20 febbraio – 9 marzo 2014
orari: da martedì a venerdì 11-13 / 15.30-19
sabato 11-13 / 16-19.30
altri orari su appuntamento
ingresso gratuito
Galleria Internocortile
Via Villa Glori, 6 (zona piazza Zara) – Torino
011.6618841
www.lucarazzano.com