Devo abituarmi a pensare per numeri dispari. Uno e Tre.
Tre, la settimana in cui i miei figli sono da me. Uno, l’altra. Quando sono dalla madre. Eccomi: un padre single di secondo, direi anche terzo pelo. Come si dice: la realtà ha molta più fantasia dell’immaginazione. Quando pensi sono finalmente tranquillo, una seconda moglie, questa è quella giusta, ho fatto tesoro dei miei errori, lei mi sta insegnando tanto, sono forse finalmente uomo non solo anagraficamente e tutto questo un po’ ti spaventa – la coscienza e la volontà di non voler deludere, gli impegni che derivano dalle responsabilità ma anche la prevedibilità del tuo futuro – arriva la notizia.
“Non riesco più a gestire il nostro rapporto con due figli non miei così presenti tra noi”. Dice. Non miei sottolineato. Certo. Sono presenti. Tanto. Mezzo mese al mese.
Penso: e la sai una cosa? Vorrei che lo fossero di più. Ma non lo dico. C’erano state delle avvisaglie, fin da subito, all’inizio della convivenza, dieci anni fa: “Quando ci sono i tuoi figli tu cambi, sei diverso. Non hai attenzioni per me, ti occupi solo di loro, mi sento trascurata, non sto bene”. Un’altra forse si sarebbe fatta un amante half time, mezzo mese al mese. Lei no. Lei è integerrima leale corretta. E lo stesso pretende da chi ama. Pardon, amava.
Ci eravamo detti: col tempo troveremo un equilibrio. Infatti. Col tempo discussioni tensioni litigi riappacificazioni. Sforzi tentativi di modificarci impegno amore. Risultato: due anime che si trovavano molto vicine, procedono (abbastanza vicine) giorno dopo giorno (così-così vicine) mese dopo mese (mica tanto vicine) anno dopo anno (non ti trovo più, riesci a sentirmi?) fino a rendersi conto di essere rimaste isolate in dimensioni diverse. E’ questo Noi che vogliamo per quello che rimane della nostra vita? Non dovevamo diventare una cosa sola ed essere per sempre Felici & Contenti? No. Non dovevamo. Ha detto basta e se n’è andata, come nella canzone. Così sia. Non posso darle torto: se lei, moglie, si mette in competizione con i miei non nostri figli è destinata a perdere. E’ frustrante, lo capisco. Ma come si dice: sò piezz’e core, piume delle mie piume. Vengono prima di tutto. Solo chi ha un figlio può capirlo. Figuriamoci Due. Che non è nemmeno un numero dispari.
Roberto Di Palma
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