Nel 2025 nel centenario della morte sarà la canonizzazione
Piergiorgio Frassati, il ragazzo che amava portare i suoi amici in montagna per spingere il loro sguardo «verso l’Alto», sarà dichiarato santo nell’agosto del 2025 nel centenario della morte. Nato a Torino il 6 aprile 1901 la sua vita che si spense il 4 luglio 1925 è stata breve ma molto intensa. Morto a soli 24 anni, fu un «meraviglioso modello di vita cristiana», visse la sua giovinezza “tutta immersa nel mistero di Dio e dedita al costante servizio del prossimo” ancora Giovanni Paolo II.
Pier Giorgio il peso del padre è forte. Alfredo Frassati guida fino all’avvento del fascismo del quotidiano più importante della città, poi ambasciatore e autorevole esponente del mondo liberale sabaudo, allontanato da Torino dal nascente regime porta la famiglia a respirare altre culture e ambienti.
Pier Giorgio è un giovane come tanti ma animato da una forza interiore superiore e voglia di mettersi al servizio: terziario domenicano, frequenta i seguiti dell’Istituto Sociale, è membro della Conferenza di San Vincenzo, dell’Azione Cattolica e ama la montagna. Dentro le dinamiche e articolazioni dell’Italia liberale tra contraddizioni, povertà e impetuoso sviluppo industriale, anticipa e completa quella visione cristiana della carità avviata nel secolo precedente dai Santi sociali, a modo suo, da giovane e senza poter immaginare ciò che avrebbe rappresentato il suo esempio. Nella Torino di Antonio Granisci e Piero Gobetti, Frassati manifesta la concretezza di un attivismo cristiano non alieno dalla contemplazione.
Rappresenta la componente più rigidamente antifascista del Partito popolare. Nell’autunno del 1923 si dimette dal circolo fucino per protesta perché il «Balbo» ha esposto il tricolore per la visita di Benito Mussolini a Torino: non tollera che i cattolici rendano omaggio all’assassino di don Giovanni Minzoni di Giacomo Matteotti e al nemico della libertà e della democrazia. Nel Ppi condivide gli orientamenti più progressisti e socialmente aperti fino ad auspicare, con quarant’anni di anticipo, l’alleanza tra popolari e socialisti in chiave antifascista.
Nel 1922, anno della marcia fascista su Roma, anche il senatore Alfredo, propone la coalizione popolari-socialisti come diga alle Camicie nere. La fermissima opposizione nasce dalla sensibilità per la vita democratica. Antifascista per ispirazione religiosa, Pier Giorgio Frassati collabora a «Pensiero popolare», organo della sinistra Ppi.
È tra i promotori dell’agitazione per la riforma universitaria, che parte da Torino e si diffonde in Italia. Caldeggia le proteste contro la riforma di Giovanni Gentile e aderisce all’alleanza universitaria antifascista. Lotta contro il dispotismo mussoliniano con lo stesso sprezzo del pericolo, con cui nel settembre 1921, al congresso nazionale a Roma per il cinquantenario della Gioventù Cattolica, difende la bandiera del circolo contro la teppaglia fascista.
È presente al drammatico congresso del PPI di Torino dove si consuma la spaccatura tra coloro che volevano l’accordo con Mussolini e quelli, come lui, che si opponeva. E’ considerato uno dei “santi sociali” torinesi, proseguendo la traccia dei don Bosco, Cafasso, Cottolengo, Murialdo, Allamano e Giulia di Barolo, per la sua vita dedicata ai più fragili e agli emarginati. Vicino ai giovani di tutto il mondo per la sua autenticità e bellezza è presente nelle giornate mondiali della Gioventù da sempre. La sua famiglia in particolare la sorella Luciana ha dedicato la sua centenaria vita nel ricostruire le virtù umane e spirituali del fratello.
Luca Rolandi