Fred Buscaglione
E’ di qualche giorno fa la notizia che la commissione toponomastica di Torino ha deliberato di dedicare i Murazzi del Po, dove si svolge buona parte della vita notturna e culturale locale, a due artisti torinesi che hanno lasciato il segno nel mondo della canzone e dello spettacolo. Forse ai più giovani sono nomi che diranno poco, ma per molti torinesi, e non solo, sono un ricordo di giovinezza e di giri di ballo sotto le stelle, pur avendo avuto stili diversi e diversa eco tra il pubblico. Gipo Farassino presterà il suo nome al tratto tra la Chiesa della Gran Madre e il Ponte Vittorio Emanuele I, mentre Fred Buscaglione verrà ricordato nel percorso, frequentatissimo dai joggers e dai runners locali, che parte da via Po e conduce a Corso Regina, di fronte al parco Michelotti.

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Al contempo, il parco di Mirafiori Sud, che si è chiamato finora Fred Buscaglione, verrà intitolato a Pierpaolo Pasolini, indimenticabile figura del nostro panorama culturale, personaggio poliedrico e travagliato, la cui eredità non può e non deve essere dimenticata e le cui impietose lucide riflessioni dovrebbero essere fatte conoscere ad ogni generazione: non potrebbe esserci posto migliore di un giardino, dove la vita si rinnova ad ogni primavera e tanti bambini trascorrono ore serene, tra un calcio al pallone e una corsa in bicicletta. Ci auguriamo che le tante piccole testoline di passaggio alzino il naso da terra e si incuriosiscano di fronte al nome che presto leggeranno sul nuovo cartello.
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Chi erano Fred e Gipo?
Ferdinando “Fred” Buscaglione nacque a Torino nel 1921 e morì improvvisamente a Roma nel 1960 a causa di un incidente stradale, di ritorno da un’esibizione in un night, distruggendo la sua Thunderbird lilla “criminalmente bella”, come lui la definiva ricordando una sua canzone, che si scontrò con un camion. Non ancora quarantenne, lasciò un grande vuoto nell’ambito della musica swing e dell’Italia del boom economico, dove sorridere era più facile, respirare meno faticoso e i testi delle canzoni lontanissimi dai rap di denuncia e protesta a cui siamo abituati oggi. Il suo mito è arrivato fino ai giorni nostri, nel corso dei decenni numerosi artisti hanno continuato a promuovere iniziative in nome di Fred: tra le più famose, ricordiamo tra il 1991-92 il musical Fred, ispirato alla sua vita, interpretato da Umberto Smaila con la regia di Gino Landi su testi di Umberto Simonetta e Italo Terzoli e la nascita nel 1995 della Fred Forever Jumpin’ Orchestra, diventata in seguito Buscaja, una cover band dei grandi successi dell’artista.
Curiosando tra la sua discografia, si leggono i titoli dei suoi 78 giri (sì, avete capito bene, 78 giri… chi li ricorda?) più famosi: del 1955 sono ambedue i mitici Teresa non sparare e Che bambola, per poi trovare Carina, Eri piccola così…  Partecipò ad una decina di film, tra cui Noi duri uscito postumo poco dopo l’incidente, oltre a pubblicità e spettacoli televisivi. Chissà se il buon Fred ha in qualche modo influenzato la ben più recente pubblicità dell’uomo “che non deve chiedere mai”…
Di altro respiro fu la carriera di Giuseppe “Gipo” Farassino , nato nel 1934 e morto di recente, nel dicembre 2013. Figlio di un sassofonista e, in senso lato, del quartiere Barriera di Milano, Gipo cantò soprattutto (ma non solo) in dialetto piemontese la vita semplice, povera ma dignitosa del suo rione, a pochi passi dal mercato di Porta Pila e dalle tante sfumature che si leggevano tra le bancarelle… Un artista sensibile e ricettivo non avrebbe avuto difficoltà a tradurre in musica questo variegato mondo, e così fece il ragionier Gipo, dalle mura di quella via Cuneo numero 6 che celebrò anche nelle sue note. Portò altresì alla ribalta le poesie di Nino Costa e Angelo Brofferio e dal 1970 si dedicò al teatro, insieme con Massimo Scaglione. Nel 1970 venne censurato dal Festival di Sanremo, poiché la sua canzone contro la guerra in Vietnam non venne ritenuta adatta al pubblico del festival, dando esempio di quell’impegno sociale che sfociò negli anni ’80 con l’inizio della sua esperienza politica, a difesa delle tradizioni e del territorio piemontese. Tra il 1962 e 1963, i suoi primi 33 giri: La cansson ‘d Porta Pila e Me cit Turin. Ricordiamo un episodio che fu riportato da La Stampa il 12 gennaio 1999, quando Fabrizio De Andrè, di passaggio a Torino e ubriaco a notte fonda, fu accolto da Gipo che, come scrisse poi Faber, gli diede “un letto per dormire e un cesso per vomitare”, e vestiti puliti all’indomani, per poter salire sul treno. Il nostro Gipo era anche questo.
Ricordiamo che l’8 marzo, al Villaggio Leumann a Collegno, Cso Francia 349, la serata della Festa delle Donne sarà accompagnata dalla musica di Gipo Farassino, voce e chitarra di Massimo Tonti.

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