Regina tra le “Regine del Neogotico” è l’artista torinese Titti Garelli. Sue infatti sono le opere esposte a Mondovì a partire da sabato 12 aprile fino a all’11 maggio nella mostra “Regine del Neogotico, inserita nel progetto culturale ed espositivo Cuneo Gotico, che la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo ha lanciato per il triennio 2014 – 2016.
Dedicato al tema del Neogotico storico e contemporaneo nelle arti, riconosciuto a livello internazionale e molto radicato nella tradizione locale del cuneese, basti pensare agli esempi delle architetture ottocentesche di Pelagio Pelagi, di Giovanni Battista Schellino, unito alle presenze delle “masche” o ai segni del passaggio dei Catari nel folklore delle Langhe, per avvertire quanto queste atmosfere siano famigliari, ironicamente suggestive e affascinanti.
Scrive l’ideatore e curatore della mostra Enzo Biffi Gentili, “Titti Garelli, tra Le Regine Neogotiche raccolte in Santo Stefano a Mondovì, ne esibisce una intitolata Monregaleisa, concepita durante il famoso Carnevale locale. Festa che sempre e ovunque era ed è un’occasione di sovvertimento dell’ordine costituito, di scambio e inversione dei ruoli sociali. Quindi, non stupisca troppo vedere che questa Regina è divenuta una Prostituta, ma anch’essa di aristocratiche origini, almeno artistiche, locali. È stato infatti un giovane acuto studioso, Lorenzo Barberis, che è anche il curatore di un notevole blog “esoterico” monregalese a suggerire come fonte di ispirazione a Titti Garelli gli straordinari affreschi gotici in San Fiorenzo a Bastia di Mondovì, ancor oggi perturbanti.
Colpita in particolare da quello denominato La cavalcata dei Vizi, l’artista ne ha tratto un modello, la figura della Lussuria, incuriosita dal suo abbigliamento. Che poi si rivelò quello di una prostituta: non troppi hanno ben approfondito questo aspetto dell’affresco, risalendo con qualche lettura al fatto che la meretrice doveva avere come motivi distintivi nell’abbigliamento “tunica corta, parrucca bionda, mitria, toga aperta sul davanti e rossi calzari” (G. Greco, Lo scienziato e la prostituta. Due secoli di prostituzione, Edizioni Dedalo, Bari 1987). E guardando solo alla mitria, è interessantissimo capire come a Mondovì nel XV secolo resistesse ancora una iconografia derivata da “segni” imposti dalle autorità almeno a partire da due secoli prima: a esempio a Mantova le prostitute dovevano obbligatoriamente portare quel tipo cappello appuntito. Infatti negli Statuti della Signoria dei Bonacolsi di Mantova (1273-1328) era scritto che la prostituta doveva venire “In mitriata cum corone dipinte de disonestade et de diavolli, perché la se haveva facto coprire disonestamente”.
Titti Garelli lo ha scoperto, affascinata da quella cavalcata, nel caso della Lussuria di un Caprone, che rimanda anche a figure e tradizioni presenti nell’Apocalisse e nel Mitraismo, e tutto ciò in una frazione di Mondovì (di cui nel quadro di Titti compare lo stemma). Così, questa Monregaleisa segna anche una svolta nel suo lavoro: è infatti la prima Regina Neogotica molto truccata, rappresentata di tre quarti, non frontalmente, e che tra i suoi attributi ha sia quelli relati sia all’Eros (una Ball gag) che alla Morte (una farfalla Acherontia atropos). Ma tranquilli: porta anche come gioiello pendente un Moro: un simbolo del Carnevale locale, durante il quale ogni scherzo vale…”
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