A pochi giorni dalla presentazione dell’ambizioso programma allestito dalla città per il periodo del’Expo, abbiamo raggiunto al telefono il Sindaco di Torino Piero Fassino, mentre viaggiava in treno.
Quali sono le sue previsioni per Torino durante il semestre dell’Esposizione Universale del 2015 ?
Per l’evento abbiamo profuso un grande impegno, è un evento mondiale, sono attesi migliaia di visitatori, una grande occasione: saranno presenti 140 paesi di tutto il mondo; per Torino che è vicino a Milano è una grande occasione, ci riguarda. Abbiamo messo in campo un programma molto vasto, eventi, manifestazioni, meeting congressi, e tutto questo può attrarre e dirigere i visitatori verso Torino, lo sforzo che stiamo facendo è notevole, e il commissario Unico delegato del Governo Giuseppe Sala ha definito Torino la città “più avanti” quella che sta facendo di più, su questo fronte. E quindi ci aspettiamo dei buoni risultati.
 Il ruolo del Sindaco oggi sembra essere divenuto più esteso, non si chiede solamente di essere un buon amministratore, ma qualcosa di più, come se dovesse essere in grado di tracciare un  destino per il futuro di una città, una grande responsabilità che richiede competenze nuove.
Il Sindaco è il naturale destinatario di ogni esigenza della comunità, è la figura istituzionale e politica più vicina ai cittadini, sanno chi è, dove trovarlo, c’è un rapporto particolare. In tempi difficili, di crisi, quelli che abbiamo vissuto e stiamo vivendo il carico di domande e bisogni viene rivolto a chi possa dare una mano. La crisi alimenta incertezze insicurezze, e si cerca qualcuno a cui rivolgersi. Da parte nostra, lo dobbiamo fare, lo stiamo facendo. Personalmente, come gli altri ottomila sindaci d’Italia, si cerca di essere all’altezza delle domande.
Non credo che sia un ruolo nuovo. Sempre, sui sindaci si è manifestata una grande domanda, delle aspettative, basta ricordare la ricostruzioni post- bellica, o negli anni ’60 e ’70 l’enorme aumento della città dovuta ai flussi di immigrazione, e poi la deindustrializzazione che ha caratterizzato gli anni ’80. In ciascuna di queste fasi, chi ha fatto il sindaco in questa come in altre città ha dovuto farsi carico delle difficoltà.
Il Sindaco non è mai solo un amministratore, il Sindaco viene percepito come il capo della comunità, ed a un capo si chiedono molte cose.  
Nelle moltissime iniziative culturali messe in campo in questo ultimo periodo non si rileva più Fiat, o la nuova cacofonica FCA, tra gli sponsor. E così ? 
Noi stiamo facendo degli sforzi straordinari sulla cultura, e questo sta portando dei ritorni nel turismo e per le attività commerciali, Torino è diventata indubbiamente più appetibile, più interessante. Nel fare questo ci avvaliamo di finanziamenti privati, voglio ricordare che la città ha investito 100 milioni di euro per la cultura, cosa che nessun’altra città è riuscita a mettere in campo.
Fino a pochi anni fa, i contributi provenivano da pochi soggetti, come le Fondazioni bancarie; oggi vi partecipano molti più attori, abbiamo coinvolto Lavazza, Poste Italiane, Iren e molti altri; Fiat naturalmente sceglie cosa sponsorizzare ma rimane presente tra i finanziatori delle nostre attività.
Se dovessimo scegliere gli aggettivi per descrivere la Torino odierna, quali utilizzerebbe ?
Per un secolo Torino è stata una città industriale, manifatturiera, come si dice una factory town, una città fabbrica, da cui ha tratto la sua forza economica, sociale, demografica, poi tutto questo è cambiato. La città è mutata e così la sua natura, ma ha saputo metabolizzare il cambiamento malgrado le difficoltà, non bisogna avere nostalgia; ha saputo e cominciato a percorrere strade nuove, e la  trasformazione che ci ha portato fino qui. E’ divenuta una città plurale, non più con una vocazione sola; naturalmente continua ad essere una città industriale, ma in modo diverso. I centri di eccellenza delle tecnologie, di ricerca, l’Università, il Politecnico, una capitale di cultura, il suo profilo si è allargato, se vogliamo trovare una formula: l’incrocio tra una storia dal profilo industriale e tutto ciò che è sorto intorno al sapere e alla conoscenza.
Una città “plurale”, all’avanguardia.  
 
L’adesione alle cose concrete, l’aderenza tra discorso e biografia, è questo a rendere il pensiero di Piero Fassino intimamente politico. L’aplomb sabaudo unito ad una solo apparente fragilità per la sua figura che può ricordare l’homme qui marche, la nota scultura di Giacometti, raccontano, insieme al particolarissimo tono di voce, armonioso ma perentorio, da primo violino, qualcosa della storia di un uomo che è stato ed è tutt’ora sul ponte di comando nella storia del nostro paese e della città.
 
 
 

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